In Canada e negli Stati Uniti è in atto da decenni quello che è stato dichiarato "genocidio basato sulla razza" ai danni delle ragazze, donne e trans indigene. E se finora non ne sapevate assolutamente nulla, è perché se ne è sempre parlato troppo poco e in modo circostanziale alle comunità direttamente interessate. La realtà, invece, è che i numeri che raccontano questa strage fanno spavento e le storie dietro ad essi sono agghiaccianti. La realtà, di nuovo, è che il pattern che si ripete, ai poli opposti del mondo, è quello che vede un accanimento brutale e radicato contro le minoranze più marginalizzate ed in particolare sulle sue componenti (guarda un po') femminili, come le wahine Maori della Nuova Zelanda che vivono ancora oggi i pesanti effetti di secoli di ingiustizie sociali, fisiche, spirituali, economiche, politiche e culturali. Dicevamo dei numeri: ebbene, secondo un rapporto del 2016 dell'Istituto nazionale di giustizia, l'84% delle donne indigene ha subito violenze nel corso della vita e più della metà ha subito violenze sessuali. Sempre nel 2016, il National Crime Information Center ha segnalato quasi 6.000 casi di donne e ragazze indigene dichiarate scomparse, ma il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha registrato solo 100 casi. Un rapporti del 2019 dell'Urban Indian Health Institute ha identificato 506 casi di donne indigene scomparse e uccise in 71 città americane.

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La spirale di violenza è ancora così fuori controllo che il 5 maggio, la Giornata nazionale della memoria delle donne indigene scomparse e assassinate (MMIW), il procuratore generale dello stato di Washington Bob Ferguson ha annunciato che il suo ufficio guiderà una task force di 21 membri per valutare le cause sistemiche alla base di questo altissimo tasso di sparizioni e omicidi. La task force includerà membri delle tribù e organizzazioni tribali. "Per troppo tempo, le comunità tribali hanno subito violenze contro le donne indigene - ha detto Ferguson -"Questa task force è un passo importante verso il raggiungimento della giustizia per le vittime e le famiglie e per riportare a casa queste donne". Anche la Casa Bianca ha pubblicato il 4 maggio un lungo comunicato nel quale il Presidente Biden si impegna a "rafforzare il sostegno e la collaborazione con le comunità tribali. La mia amministrazione - si legge nel proclama - è pienamente impegnata a lavorare con le nazioni tribali per affrontare il numero sproporzionatamente elevato di persone indigene scomparse o uccise, nonché ad aumentare il coordinamento per indagare e risolvere questi casi e garantire la giustizia alle vittime. Sono inoltre impegnato ad affrontare le cause alla base di questi numeri, tra cui, tra gli altri, la violenza sessuale, la tratta di esseri umani, la violenza domestica, la criminalità violenta, il razzismo sistemico, le disparità economiche e l'uso di sostanze e la dipendenza".

Anche il Canada, nel 2019, ha redatto un rapporto storico nel quale, come detto sopra, ha dichiarato ufficialmente che quello attuato contro le donne indigene, uccise o scomparse, è un genocidio. Intitolato Reclaiming Power and Place, il documento ha segnato il tentativo più significativo del governo di Justin Trudeau di determinare la portata dell'epidemia di violenza che ha causato la morte di migliaia di donne indigene. "La violenza contro le donne, le ragazze e le persone indigene 2SLGBTQQIA [due-spiriti, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, interroganti, intersessuali e asessuali] è una tragedia nazionale di proporzioni epiche", ha scritto il commissario capo, Marion Buller. I membri della Commissione, per azzerare le polemiche sull'uso del termine, hanno affermato di aver esaminato attentamente la definizione data dalle Nazioni Unite di "genocidio", così come il suo intento originale degli anni '40 e hanno concluso che sì, "il genocidio è la somma delle pratiche sociali, dei presupposti e delle azioni dettagliate in questo rapporto". Gli attivisti indigeni avevano salutato il rapporto come un importante punto di svolta, e, come riportato dal The Guardian, avevano speso parole di eolgio: "È potente. È triste. Mi fa arrabbiare. Ma infonde anche fiducia, perché mostra la vera forza, resilienza e determinazione delle donne e delle ragazze indigene ", ha detto ai tempi Pam Palmater, professore di diritto Mi'kmaq alla Ryerson University. “Le nostre comunità delle Prime Nazioni, i nostri leader e i nostri attivisti non si sono mai arresi. Hanno continuato a lottare e lottare".

Il problema è che le politiche che sono seguite al rapporto sono state del tutto insufficienti a cambiare davvero la tragedia delle donne indigene. In Canada così come negli USA poco è cambiato, e lo dicono sempre i numeri, perché oggi "quattro donne indigene su cinque subiscono violenze nel corso della loro vita e sono oggetto di violenza sessuale, fisica a un tasso 2,5 volte superiore a quello del resto del Paese e di qualsiasi altro gruppo demografico", ha detto Amber Morseau, Direttore del NMU del Center for Native American Studies. Vogliamo, per favore, includere anche questa, tra le lotte più urgenti di cui parlare e per la quale spendersi?