«Se non ci fosse stata la pandemia forse non mi sarei neanche mai ammalata» dice Rossana, che è rimasta a casa dal lavoro durante il lockdown. Anche Serena racconta la solitudine di ritrovarsi in Dad in Prima Superiore, la nascita del disturbo alimentare, i ricoveri, il tentativo di ricominciare. Teresa e Luana, invece, sono anni che hanno un Disturbo del Comportamento Alimentare. «Vivere un disturbo alimentare è come chiudersi in un campo di sterminio», dice Teresa. Voci, volti, parole, testimonianze: si chiama Anime Affamate il reportage di Open presentato in anteprima alla Camera dei deputati in occasione della Giornata Nazionale del fiocchetto Lilla dedicata alla sensibilizzazione sui Disturbi del Comportamento Alimentare. In Italia sono almeno 3 milioni i casi di Dca e negli ultimi due anni sono aumentati di oltre il 30%.

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Courtesy Photo - Open
In Italia sono almeno 3 milioni i casi di Dca

Il reportage curato da Giada Giorgi è un viaggio multimediale fatto di foto, video, messaggi audio, dati, pareri degli esperti. È uno strumento in grado di amplificare le voci di chi vive questo disturbo, ma anche di indagare il ruolo delle famiglie, degli operatori sanitari e delle istituzioni. La pandemia ha avuto un impatto impossibile da ignorare in quella che è stata definita dagli esperti «un'epidemia silenziosa», anche se il problema era in crescita tra le giovani generazioni già prima del Covid-19. Oggi in Italia l’età media dei malati si è abbassata ai 13 anni e non si tratta di un problema unicamente femminile: come spiega il documentario, le richieste di aiuto da parte di giovani uomini sono aumentate dal 10% al 20% in 20 mesi.

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«Ho paura che i miei familiari pensino che sia solo un capriccio»

«Per dei compagni è difficile, molto difficile starci vicino», spiega Rossana, «perché noi sembriamo dei pazzi fondamentalmente. Ma non è così. Stiamo soffrendo tantissimo e abbiamo bisogno solo esclusivamente di essere ascoltati, aiutati e capiti». Così Anime Affamate ripercorre gli stereotipi che i Dca si portano dietro e che la Giornata di oggi si propone di smantellare. «Ho paura che i miei familiari pensino che sia solo un capriccio», dice Serena, «che io sia alla ricerca di attenzioni». Quello che emerge è un problema di cui non si parla abbastanza, un disturbo spesso minimizzato davanti a cui ci si trova impreparati e, in certi casi, si fatica a trovare aiuti. «La metà delle regioni italiane non ha una rete completa di assistenza», dice la professoressa Laura Dalla Ragione spiegando che «se non ci sono i servizi ambulatoriali, day hospital e strutture residenziali» il rischio è che la patologia venga intercettata tardi e si aggravi.

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Attraverso il percorso tracciato dal reportage si toccano temi diversi: il ruolo dei social (in negativo, ma anche in positivo), i ricoveri, la difficoltà di trovare degli specialisti, la rabbia, la paura e le emozioni che circondano questo disturbo. Ci sono anche storie di guarigione e racconti di speranza. Il quadro che Anime Affamate restituisce è sfaccettato e complesso come lo sono i Dca. Soprattutto ci parla dell'importanza di sensibilizzare e continuare a parlare del problema perché non rimanga nel silenzio. «Abbiamo diritto a cure che siano accessibili e siano vicino a casa», conclude Teresa, «e soprattutto non ci devono essere tempi di attesa interminabili per potersi curare. Di queste malattie si muore giornalmente, ma di disturbi alimentari si può anche guarire».