Sono molte e complesse le ragioni per cui una ragazza su due abbandona lo sport entro l'adolescenza. Hanno quasi sempre a che fare con la salute mentale, i pregiudizi di genere, l'autopercezione, la rappresentazione del corpo femminile a vari livelli, il ruolo dei modelli di riferimento — quasi mai con la pigrizia. Eppure, per quanto serie e problematiche siano le cause dietro l'allontanamento dall'attività fisica, esse vengono spesso minimalizzate, o trascurate, il che risulta in un dato globale piuttosto allarmante: solo il 15% delle giovani donne soddisfa le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla pratica quotidiana di sport.

Parte da qui un nuovo e potente sodalizio, quello fra i colossi Dove e Nike, per mettere in moto una rivoluzione globale. Si chiama "Body Confident Sport" ed è un programma di coaching online creato da alcuni dei più influenti accademici al mondo per aiutare le ragazze e i giovani di tutte le identità di genere a sentirsi a proprio agio con l'attività fisica e la partecipazione allo sport. L’obiettivo è dare agli allenatori e agli atleti di tutto il mondo la possibilità di celebrare le potenzialità straordinarie dei corpi attivi.

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Process Visual//Getty Images

      L'evento a New York è una questione di Body Confidence

      Cosmopolitan è volato con Dove nella Grande Mela per celebrare insieme l'inizio di questo nuovo capitolo. Insieme a noi ci sono le testimoni assolute di come l'attività sportiva possa influire positivamente sulla qualità della propria vita, ma anche delle sfide psicologiche che una donna ancora si trova inevitabilmente ad affrontare ogni volta che scende in campo — e che nella maggior parte dei casi spinge ad abbandonare l'attività fisica: sono la campionessa di tennis Venus Williams e la ginnasta olimpionica e medaglia d’oro Laurie Hernandez.

      «Quando sono entrata nella pubertà il mio corpo è cambiato. Ricordo che passavo ore davanti allo specchio osservando la nuova forma del mio seno, le mie spalle che si irrobustivano, i fianchi che si allargavano. Un giorno sono arrivata in palestra e il mio allenatore mi ha detto che il mio corpo sembrava una scatola, aveva la forma di un box. Quelle parole mi hanno segnato moltissimo, non mi sono mai sentita così inadeguata. Il corpo di una ginnasta non deve sembrare una scatola», racconta Hernadez condividendo con il pubblico internazionale che l'ascolta durante il panel all'evento di lancio di "Body Confident Sport" un'esperienza subita di body shaming purtroppo molto comune nell'ambito sportivo, e in particolare in quello della ginnastica artistica. «Per qualche mese mi sono fermata. Attraverso la terapia e il sostegno di mia madre sono riuscita a riconnettermi con il mio corpo e il suo potenziale. Ho capito che la sua evoluzione lo rendeva più forte, più capace di superare nuovi limiti». Conclude Hernandez: «Allenatori e atlete hanno la responsabilità collettiva di creare spazi inclusivi ed esperienze positive che diano a tutte le ragazze la possibilità di scoprire il potere dello sport».

      In effetti, il programma "Body Confident" non è rivolta solo agli atleti ma anche agli allenatori, i quali sono invitati a seguirne le sessioni con l'obiettivo di una sensibilizzazione a temi riguardanti l’aspetto fisico e gli stereotipi di genere e la performance sportiva che possono avere un impatto negativo sulle esperienze sportive delle ragazze. È importante l'ambiente che ospita l'attività atletica sia libero da conversazioni sull'aspetto fisico, che tra i compagni di squadra e l'allenatore si crei uno spazio che contrasti preoccupazioni su diete, peso corporeo, bellezza estetica e forme tossiche di disagio rispetto al proprio peso e all'alimentazione, che hanno conseguenze sull'autostima, sulla salute mentale e sul benessere fisico. Al contrario riflette Hernadez, « Lo sport può alimentare la fiducia verso se stessi e permettere di condurre una vita sana e felice. Per questo sono così felice di fare parte di questo progetto rivoluzionario, "Body Confident Sport"».

      Anche Venus Williams riflette su questo aspetto: «Nello sport, le ragazze spesso affrontano tantissime pressioni, non solo riguardo a prestazioni e abilità, ma anche a causa di aspettative irrealistiche sul loro aspetto esteriore. Sono entusiasta di lavorare con Dove su questa iniziativa per aiutare a coltivare l'autostima e la fiducia delle ragazze, promuovere un ambiente positivo e spostare la conversazione dall'aspetto alle abilità. Il nostro obiettivo comune è quello di rendere lo sport uno spazio più inclusivo e accogliente per le ragazze, ovunque».

      Autostima e sport, la ricerca di Dove e Nike

      Dove e Nike hanno commissionato un sondaggio per indagare l’esperienza delle ragazze nello sport e l'impatto che ha sulla loro fiducia: durante l'adolescenza infatti si sperimentano cambiamenti significativi nel proprio corpo che possono far sentire esposti e vulnerabili al giudizio altrui. Secondo i nuovi risultati della ricerca di Dove e Nike, l'ambiente sportivo influisce sulla fiducia e sull'autostima delle ragazze poiché solo 4 ragazze su 10 si dichiarano sicure sul proprio aspetto fisico quando praticano sport; quasi 2 ragazze su 3 hanno considerato di smettere di praticare sport a causa di preoccupazioni sul proprio aspetto fisico; le ragazze con una bassa autostima hanno il 60% di probabilità in più di smettere di praticare sport rispetto a quelle con un’autostima più alta.

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      Bradford Gregory//Getty Images

      Sulla missione ventennale di Dove

      Sono quasi vent'anni che Dove ha al centro della sua missione l'autostima. Il marchio nato nel 1957, ha contribuito a creare e ampliare una nuova definizione di bellezza, rendendola un'esperienza e universalmente accessibile a tutti. A oggi, con il Progetto Autostima, Dove ha raggiunto più di 94 milioni di giovani in tutto il mondo e ha l'obiettivo di arrivare a 250 milioni di giovani entro il 2030. Alessandro Manfredi, Chief Marketing Officer di Dove, ci ha svelato quale sia la chiave per cambiare in positivo un sistema e come "Body Confidence" dialoga con i valori del brand.

      Tutto è iniziato 20 anni fa, e il mondo è cambiato tantissimo in questi anni. Cosa è cambiato nella vostra missione e che cosa invece rimasto uguale?

      «La strategia non è mai cambiata, quello che abbiamo fatto è stato di occuparci sempre di autostima. Le problematiche però si sono evolute. Ad esempio, quando abbiamo iniziato non esistevano i social media e quindi chi creava l’immagine della bellezza era la pubblicità. Ai tempi parlavamo di inclusività nella pubblicità ma con il passare del tempo ci siamo resi conto che l’autostima delle ragazze è più impattata dai social. La pressione di essere perfetti è aumentata a causa dei like, perché si desidera creare un mondo perfetto e, a differenza del passato dove i filtri venivano applicati dalla pubblicità, ora chiunque può metterseli da solo».

      Come si sviluppa un prodotto perché sia un booster di autostima?

      «La cosa più importante è come si comunica un prodotto. Già 19 anni fa abbiamo preso due decisioni importanti: lavorare solo con persone vere, reali, e non modelle, in un momento in cui si riteneva che per vendere dovessi essere perfetto e non ritoccare più le nostre immagini. All’inizio è stato difficile, per diversi motivi, ma ci siamo resi conto che era un modo per essere onesti verso il cliente. E questo ha reso la nostra comunicazione più autentica».


      Body Confident Sport è disponibile i 6 paesi, tra cui Francia, India, Giappone, Messico, Regno Unito e Stati Uniti. Include strumenti scientificamente provati in studi clinici con più di 1.200 ragazze con miglioramento dell’autostima dimostrato.

      Potete scoprirlo a questo link.

      Headshot of Cecilia Alba Luè
      Cecilia Alba Luè

      Come Head of Fashion & Beauty, curo e gestisco i contenuti a tema stile, per print e digital, con una dichiarata preferenza per sostenibilità e inclusione. Sono innamorata delle storie di riscatto, delle spiagge di Formentera, di chi protegge gli animali, degli abbinamenti colorati fra diverse stampe floreali.