Cosa significa transgender è una domanda a cui, spesso, nell’immaginario collettivo, si attribuisce una risposta generica e, a volte, inesatta, poiché capita di fare confusione con altri termini, simili, ma che, in realtà, presentano differenze significative.

Occorre, quindi, fare chiarezza in modo che si capisca cosa vuol dire essere transgender, anche in relazione ai concetti di identità di genere e orientamento sessuale, prima di scoprire il percorso del movimento transgender, che, nel corso della storia, ha portato avanti i propri principi, affrontato sfide complesse e raggiunto alcuni obiettivi a cui consegue la speranza per un futuro sempre più basato su informazione, rispetto, educazione e uguaglianza che ci consentirebbe di vivere in una società libera e inclusiva.

Simbolo del movimento è la bandiera ideata da Monica Helms, una ragazza transgender attivista, nel 1999, composta da cinque strisce: due azzurre e due rosa, che rappresentano i colori identificativi, rispettivamente, di maschi e femmine; una bianca per coloro che sentono di avere un genere neutro, non binario.

Cosa significa Transgender

Cosa significa il termine transgender? Nella sua corretta accezione, deve essere utilizzato in riferimento a una variazione dell’identità di genere rispetto al sesso di nascita. Le persone transgender sono, quindi, quelle che non si riconoscono nell’identità di genere che, secondo le aspettative sociali e culturali, corrisponde al loro sesso biologico. Al contrario, si definiscono cisgender gli individui che si trovano a proprio agio con il sesso assegnatogli alla nascita. La parola transgender viene utilizzata, per la prima volta, nel 1965, in campo medico; è stata, infatti, coniata da John F. Oliven, psichiatra della Columbia University.

Ad oggi, viene preferito il termine transgender (con i relativi transgenderismo o transgenerità) rispetto a transessuale, sebbene il significato sia pressocché lo stesso, in quanto maggiormente inclusivo, poiché contiene la parola genere al suo interno e identifica non solo coloro che, come si vedrà, intendono intraprendere un percorso di transizione, ma chiunque non si ritrovi nel sistema binario dei generi, maschile e femminile (si parla, infatti, di termine ombrello).

Da ciò si deduce, quindi, che identità di genere e sesso sono fattispecie separate; la prima espressione si riferisce all’aspetto soggettivo, a come ognuno di noi si sente e si definisce (qualora intenda farlo) e ciò può non corrispondere alle caratteristiche fisiche e agli attributi sessuali che, alla nascita, ci identificano come maschi o femmine. Ancora diverso è il concetto di orientamento sessuale e il fatto di essere transgender non significa essere, necessariamente, omosessuali; al contrario, le persone transgender possono essere attratte dal sesso opposto, da entrambi, da nessuno ecc.

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La storia della comunità transgender: gli inizi

Nonostante già nell’antichità, ad esempio nella mitologia greca si possano ritrovare delle testimonianze che dimostrino l’esistenza del concetto in questione, che, quindi, ha radici profonde, la nascita del vero e proprio movimento transgender si fa comunemente risalire alla seconda metà del Novecento. È in tale periodo che la comunità inizia ad avere visibilità e rilevanza mediatica e, parallelamente, il termine transgender diviene, sempre più, di uso comune; in particolare, la pioniera, crossdresser e attivista Virginia Prince lo utilizza nella sua rivista specializzata sul teme, intitolata Transvestia, nel 1969.

Allo stesso anno risale un momento cruciale nella storia dei diritti LGBTQ+, ossia gli scontri di Stonewall; da quel momento in poi, migliaia di persone nel mondo iniziano a sfidare gli stereotipi radicati nella società, creando organizzazioni in cui gli attivisti operano al fine di combattere la discriminazione, ottenere riconoscimento legale e promuovere l'educazione sulla diversità di genere.

La storia della comunità transgender: il continuo

Il primo transgender della storia è considerato Einar Wegener, pittore danese nato il 28 dicembre 1882 e morto l’1 maggio 1931 (a cui è ispirato il noto romanzo The Danish Girl), sottopostosi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale e divenuto, quindi, famoso come Lili Elbe.

Infine, per quanto concerne l’Italia, il movimento, supportato da numerosi gruppi e organizzazioni, ha vinto diverse battaglie ma, ancora, lotta per eliminare definitivamente ogni forma di discriminazione che comporta disuguaglianze ma, anche, inaccettabili episodi di violenza.

Una conquista importante, oltre alla possibilità di celebrare matrimoni fra transgender, è l’approvazione, nel 2015, della legge che gli riconosce il diritto a cambiare legalmente il proprio genere e nome nei documenti ufficiali senza dover sottoporsi a interventi chirurgici o terapie ormonali.

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Transgender: cosa significa fare la transizione

Si tratta di un processo medico complesso e prevede un lungo e consapevole percorso personale che le persone transgender possono scegliere o meno di intraprendere e ciò, chiaramente, non incide sull’identità di genere a cui sentono di appartenere. Qualora gli individui transgender desiderino allineare la loro identità al loro corpo e, quindi, alle caratteristiche estetiche in modo da potersi esprimere più liberamente, si affideranno a professionisti che li accompagneranno nella transizione.

A questo punto, occorre ricordare che si tratta di un processo che include non solo l’aspetto medico, ma anche l’ambito sociale e il risvolto legale; peraltro, il processo può variare in base a diversi fattori e può includere terapie ormonali e/o interventi chirurgici.