Quando sentiamo parlare di sessismo ci viene in mente una concezione antiquata della società, ben lontana da quello che succede oggi. Giusto? Purtroppo no: di sessismo non se ne parla mai abbastanza, ma ne abbiamo chiari esempi in ogni ambito della nostra vita. Dal lavoro ai social media, dalla TV al cinema, il sessismo pare essere ovunque. E spesso non ce ne accorgiamo nemmeno, e questo può spaventare: che si tratti ormai di un dato di fatto, di un meccanismo intrinseco di cui nemmeno ci rendiamo conto la maggior parte del tempo?

Con la speranza di riuscire a sovvertire questa tendenza anche grazie all’informazione, siamo qui per parlare del suo significato e come gestirlo al giorno d’oggi.

Sessismo: significato del termine

Secondo il dizionario della lingua Treccani, il sessismo è “un termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale”.

Ad oggi il sessismo si estende a tutte le identità di genere, e la sua definizione più accurata è la “tendenza a discriminare qualcuno in base al sesso di appartenenza”.

Che cos’è il sessismo?

Abbiamo visto il suo significato letterale, ma cosa si intende esattamente con questo termine? Questo fenomeno è alla base degli stereotipi maschili e femminili, e prevede un odio e un’avversione verso un determinato sesso. Il sessismo può essere rivolto contro le donne ovviamente, maggiori vittime di questa “pratica”, ma anche contro gli uomini. Alla base di questo c’è sempre un atteggiamento discriminatorio, che mira a svalutare, incolpare e sminuire una determinata categoria di persone.

Quindi, sebbene questo termine sia nato proprio per indicare la disparità di genere tra uomini e donne (e i conseguenti soprusi impuniti che queste ricevevano) all’interno del movimento femminista, oggi si può considerare sessismo anche quello rivolto agli uomini.

Discriminazione sessuale sul lavoro

Il sessismo vige ancora nel mondo del lavoro. Ne sentiamo parlare per esempio nel caso del gender gap, ossia quel fenomeno che vede sempre meno donne a ricoprire posizioni rilevanti o di potere, o che implica che le donne (a parità di posizione) percepiscano uno stipendio inferiore rispetto a un uomo. Ma non è solo questo. Per esempio, anche rivolgere un annuncio di lavoro a un solo sesso, maschile o femminile che sia, è discriminatorio.

Così come il fatto che ad alcune donne venga chiesto se vogliono avere figli, perché pensano che questo possa minare alla loro carriera (che infatti non procede se la risposta è affermativa). Fare commenti fisici sull’abbigliamento o sull’aspetto fisico sul luogo di lavoro è da considerarsi sessista, così come trovarsi in ambienti dove predomina un genere e l’altro è nettamente in minoranza.

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Marko Geber//Getty Images

Sessismo e media

Anche il mondo dei media e comunicazione è alquanto sessista. Non ci credete? Beh, quando in una qualsiasi pubblicità la donna viene relegata al ruolo di madre o casalinga, ogni volta che ci sono scene di nudo femminile ingiustificate, quello è sessismo. Anche quando i giornalisti si riferiscono a qualcuno come il suo ruolo nella società e non per i meriti o qualifiche della persona stessa (“il marito di”, “la moglie di”, eccetera).

Persino quando vediamo dei personaggi pubblici vestire in maniera esageratamente provocante in trasmissioni o film ci appare sessista, come a voler dimostrare che l’attrice o la showgirl è solo un bel corpo privo di contenuti. Insomma, le pubblicità e il mondo dei media ci bombardano di lampanti esempi di discriminazione legata al sesso, che noi assorbiamo giorno dopo giorno.

Discriminazione sessuale in famiglia e nella società

Infine, l’ambito più critico e problematico dove si palesa il sessismo è proprio la famiglia e più in generale la società. Qui diamo per scontato per esempio che sia la donna ad occuparsi della casa e dei figli: lo vediamo con le istituzioni (il congedo di maternità e paternità che non è uguale per esempio) ma anche all’interno della famiglia stessa (molti partner non sono disposti a collaborare in casa perché compito della donna).

Questa discriminazione sessuale la trasmettiamo anche ai più piccoli, indicandoli verso la preferenza di un determinato colore piuttosto che un altro (il rosa è da femmina e il blu da maschio), un certo sport (calcio da maschietti mentre la danza è roba da femminucce), persino costringendoli a occupare il tempo con determinati giocattoli, come le Barbie per le ragazzine e le macchinine o i robot per i ragazzini.

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Sessismo oggi: è ancora così persistente?

Quando chiamiamo Fedez un “mammo” perché si prende cura dei suoi figli mentre sua moglie è a lavoro, quando viene giustificata una violenza sessuale perché la vittima è vestita in un certo modo o ha avuto un determinato atteggiamento, ogni volta che un uomo fa catcalling a una donna solo perché si sente in diritto di farlo: in tutti questi casi sì, il sessismo è ancora presente nella società odierna.

Nonostante tutte le lotte e i nostri sforzi di abolirlo del tutto, ci sarà sempre qualcuno pronto a portare il progresso indietro di 100 anni. E fa strano pensare che una concezione così arcaica e antiquata del mondo sia, ancora oggi nel secondo millennio, ben radicata in noi. Per fortuna non si tratta di una cosa che non possiamo cambiare, anzi pensare “è così e basta” significa giustificare e dare adito alle discriminazioni legate al sesso.

Ovviamente non possiamo cambiare il mondo in un giorno, ma possiamo gettare le basi per costruire una società più equa e inclusiva. Dovremmo ricordarcene la prossima volta che ci capita l’occasione di essere sessisti: potremmo riuscire a non coglierla.