Disturbi alimentari, anoressia, bulimia, binge-eating, ortoressia, vigoressia, drunkoressia. Stiamo parlando di un fenomeno sempre più diffuso: quello dei "rapporti problematici con il cibo". Come tutte le disfunzioni legate all'alimentazione, possono causare conseguenze gravi per la salute fisica di chi ne soffre e peggiorare equilibri psicologici e sociali spesso già in bilico.

Quali sono le tipologie di disturbo?

Possiamo classificare questi disturbi in "vecchi" e "nuovi". I "vecchi" disturbi, come l’anoressia, la bulimia e il binge-eating, sono conosciuti e studiati da decine di anni, e riguardano una profonda insoddisfazione per la forma del proprio corpo che viene percepito come deforme o comunque più grasso, più brutto, più sgradevole di quanto non sia realmente. Di conseguenza, chi ne soffre tende a rimediare mettendo in atto strategie in eccesso (eccesso di dieta, eccesso di attività fisica, eccesso di preoccupazione anche se si è normopeso).

E i nuovi disturbi?

Sono altrettanto pericolosi, ma non ancora riconosciuti come patologie vere e proprie: l’ortoressia, caratterizzata dalla maniacale ossessione per una scelta alimentare sana e "pura" (che costringe a dedicare la maggior parte della giornata a studiare le proprietà degli alimenti e alla ricerca del cibo "giusto"); la vigoressia, in cui si abusa di esercizio fisico, di diete iperproteiche e prodotti anabolizzanti, per correggere un corpo percepito come troppo debole o esile; la drunkoressia (dall’inglese drunk e anorexia, ubriaco e anoressia), emergente tra le adolescenti, in cui la persona sceglie di digiunare durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all'ora dell'aperitivo.

Quanto sono frequenti in termini statistici?

Secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, i disturbi alimentari riguardano più di 3 milioni gli italiani, ai quali dobbiamo aggiungere circa 500mila ortoressici. E i dati sono in crescita. In generale potremmo dire che alcuni di questi disturbi "colpiscono" con maggiore frequenza le donne (anoressia e bulimia), spesso più esposte ai rischi delle pressioni sociali verso la magrezza. Diversamente, l’ortoressia e la vigoressia sembrerebbero distribuirsi maggiormente nel genere maschile.

Quali sono le cause?

Sicuramente l’attenzione che negli ultimi decenni è stata data al cibo ha provocato un "effetto boomerang", programmi televisivi dedicati, dibattiti continui sulla dieta del momento, esaltazione dell’attività fisica finalizzata all'estetica più che al benessere. Ma anche i fattori ambientali, psicologici e familiari, concorrono alla maggiore vulnerabilità. Pensiamo alle difficoltà nelle fasi di passaggio dall'infanzia alla vita adulta o a sistemi di risposta allo stress inadeguati, o a relazioni conflittuali tra i genitori e tra genitori e figli. Alcune caratteristiche della personalità come tendenza al perfezionismo, l’impulsività, il bisogno di controllo sugli altri e sulla propria vita emotiva, costituiscono altri elementi predisponenti.

Cosa fare se ci si trova a farci i conti?

Spesso le persone che sono affette da queste alterazioni non sono consapevoli del problema e si servono del controllo sul cibo per controllare altri aspetti della vita (ad esempio il lavoro, la scuola, lo sport e gli affetti) o per migliorare alcuni aspetti personali e incrementare la propria autostima, ottenendo il risultato contrario. Compito dei familiari e degli amici è quello di indirizzare la persona verso una consulenza specialistica di tipo psicologico che evidenzi le conseguenze negative dei disturbi alimentari e insegni a trovare delle alternative più funzionali, in modo da restituire al cibo il giusto valore.

Paola Medde, coordinatrice del gruppo Psicologia e Alimentazione dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.