Una voce stupenda unita a un impegno per i diritti umani che le hanno fatto guadagnare il soprannome di "sacerdotessa del soul". Nina Simone è una meravigliosa interprete del jazz che ha saputo lasciare il segno anche nel blues, nel folk e nel gospel. Ma anche una cara amica di icone della gente di colore statunitense come Malcolm X e Martin Luther King.

Nina Simone, la biografia

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Nata a Tyron, nella Carolina del Nord, con il nome di Eunice Kathleen Waymon nel 1933, è stata la sesta di una famiglia di otto fratelli, che discendeva soprattutto da schiavi africani, anche se tra i suoi antenati c'è sangue irlandese e indiano. Nina Simone crebbe circondata dalla musica. A casa, tutti i fratelli cantavano e suonavano uno strumento, senza prendere lezioni. Nella sua autobiografia, Nina Simone racconta che il suo primo ricordo d'infanzia è sua madre che canta gospel.

Nina iniziò a suonare l'organo che arricchiva il salotto di casa non appena fu abbastanza grande per sedersi e arrivare alla tastiera. Nel 1939 un episodio che segnò la sua vita: i suoi genitori, che erano andati ad assistere a una sua esibizione, furono fatti spostare dalle prime file, riservate ai bianchi.

I testi di Nina Simone contro il razzismo

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Il suo album di debutto, datato 1958, comprende I Loves You, Porgy e My Baby Just Cares for Me. Nel 1960 il singolo Ain't Got No, I Got Life raggiunse la seconda posizione nel Regno Unito, la prima in Olanda per sei settimane e la decima in Belgio. Lavorò per parecchie case discografiche mentre, a partire dal 1963, iniziò a incidere stabilmente con la Philips. È in questo periodo che registra alcune delle sue canzoni più incisive, come Old Jim Crow e Mississippi Goddam, che diventano inni politici visto che Nina Simone i diritti civili li aveva fortemente a cuore ed ebbe anche problemi con la Fbi per il suo impegno.

Nina Simone e My Baby Just Cares for Me

Quando sembrava destinata a diventare una cantante della quale si ricordavano solo i nostalgici, una rinascita spettacolare di fama arrivò inaspettatamente nel 1987. La canzone My Baby Just Cares for Me, un vecchio pezzo pubblicato nel suo primo album oltre trent'anni prima, diventò il tema scelto per una campagna pubblicitaria per la televisione britannica per il profumo Chanel No. 5. Il brano raggiunse subito il quinto posto nelle classifiche del Regno Unito. Il successo in tutta Europa la riportò alla ribalta, e lei intraprese collaborazioni con artisti del calibro di Pete Townsend, Maria Bethânia e Miriam Makeba. Nel 1992 la sua musica divenne colonna sonora del film di John Badham Point of no return, remake del celebre Nikita. Nello stesso anno Nina Simone pubblicò la sua autobiografia, dal titolo I put a spell on you, che venne subito tradotta in francese, tedesco e olandese. Nel 1993, quando si stabilì nel sud della Francia, pubblicò il suo ultimo album in studio: A single woman.

Nina Simone, il ricordo indelebile

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Non si ritirò mai del tutto: nel 1998 fu uno degli ospiti d'onore per l'80° anniversario del partito di Nelson Mandela. Nel 1999, dopo aver ricevuto un premio per tutta la sua carriera, cantò un duetto con la figlia Lisa Celeste nel Guinness Blues Festival a Dublino. Le sue ultime date in tour risalgono al 2000, l'anno in cui ricevette numerosi premi per la sua carriera. Nina Simone morì il 21 aprile 2003 nella sua casa di Carry-le-Rouet, nel sud della Francia.

Caratterizzata dal suo impegno contro il razzismo, sotto la bandiera del pezzo Black is the color, la sua tematica resta pienamente radicata nella tradizione afro-americana. Come la definì un critico musicale, lei era «uno spirito indipendente e di temperamento, unico e incomparabile».