Per Ivanka Trump non è sicuramente facile essere la first daughter di un presidente come suo padre. Sulla fatica di avere un padre imbarazzante ne abbiamo già scritto, e restiamo fermamente convinti che lei debba andare per la sua strada di imprenditrice, mettere a frutto la sua laurea in economia e il suo talento per la moda, immischiandosi il meno possibile nelle faccende paterne. E viceversa.

Ma a quanto pare The Donald non ne ha nessuna intenzione. Pochi giorni fa Nordstrom, un colosso del fashion molto famoso in USA, che vendeva alcuni capi e accessori del brand di moda di Ivanka Trump, ha deciso di sospendere la collezione.

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La giustificazione del brand è stata puramente di marketing: la collezione non vendeva abbastanza ed è stata tolta dal commercio, come succede con altre griffe che non raggiungono i livelli di fatturato previsti. Un portavoce di Nordstrom ha chiarito che Ivanka è stata personalmente informata della decisione mesi fa, quindi ne era al corrente e per lei nei giorni scorsi non c'è stata nessuna sorpresa.

Tuttavia dietro questa decisione potrebbe esserci una mossa per boicottare papà Trump. Che indignato dall'accaduto ha twittato: «Mia figlia Ivanka è stata trattata in maniera molto scorretta da Nordstrom. Lei è una persona fantastica, mi spinge sempre a fare la cosa giusta! È terribile!»

Fin qui tutto bene: Donald ha usato il suo canale personale @realDonaldTrump. Peccato che poche ore dopo è stato ritwittato dall'account presidenziale, ovvero @POTUS. Insomma Donald in quanto Presidente degli Stati Uniti ha condiviso con milioni di cittadini una questione che riguarda i suoi affetti, ma anche gli affari di famiglia. Che dovrebbero restare ben divisi dai suoi incarichi istituzionali.

Donald ha tutto il diritto di difendere sua figlia, in quanto padre, non in quanto Presidente.

Il risultato? Le quotazioni di Nordstrom in borsa sono salite, facendo guadagnare al brand molti più soldi di quanti ne avrebbe fatti vendendo i blazer e le it-bag firmate Ivanka Trump.