I Red Hot Chili Peppers non sono pentiti di aver suonato in play back nell'half time del Super Bowl.

La band è salita sul palco ospite dello show di Bruno Mars per una performance energica e di qualità che ha però sollevato una bufera mediatica dal momento che in molti si sono resi conto che gli strumenti dei musicisti non erano collegati a nessun impianto di amplificazione.

Il bassista Flea del gruppo ha subito pensato di mettere in chiaro la questione, spiegando ai fan di aver dovuto suonare in playback per esigenze tecniche della National Football League.

«Eravamo molto confusi, non sapevamo se farlo o meno, ma poi abbiamo deciso per il sì, perché era una cosa pazzesca, una di quelle storie folli che ti capitano una volta nella vita e volevamo solo divertirci e farla», ha scritto Flea in una nota sul sito ufficiale della band.

«Siamo grati alla National Football League per averci invitati e siamo grati a Bruno Mars che è un grande talento e ci ha voluto sul palco con lui. Io personalmente rifarei lo spettacolo allo stesso modo, altre migliaia di volte».

Secondo il bassista dei Red Hot, il playback è stato necessario per questioni di allestimento di palco e possibili problemi d'audio.

«Quando ci è stato chiesto dalla NFL e da Bruno (Mars) di suonare al Super Bowl il nostro pezzo “Give it away” ci è stato subito detto chiaramente che la voce sarebbe stata live, ma basso, batteria e chitarra sarebbero stati pre-registrati. E capisco la richiesta della NFL, visto che c'è pochissimo tempo per preparare il palco».

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