A scuola la ignoravano e nessuno le prestava attenzione. Il motivo? Troppo secchiona per i coetanei che vedevano in Victoria Beckham una schiappa.

«Ero ambiziosa. Sgobbona. Rispettavo le regole e rispettavo gli insegnanti. Dopo scuola facevo danza classica e poi tip tap, danza moderna, recitazione e canto. Intanto gli altri marinavano le lezioni o si nascondevano a fumare. Erano quelli i ragazzi fughi e io non ero una di loro», spiega la 39enne al magazine Vanity Fair che l’ha intervistata nella sua mansion londinese dove vive con il marito David e i quattro figli: Brooklyn, 15, Romeo, 11, Cruz, 9 e Harper, 2 e mezzo.

Per l’ex popstar delle Spice Girl, ora designer di successo, gli anni trascorsi a scuola sono costellati da episodi di bullismo, ma anche da ricordi più solari.

«Amo la moda da sempre. Ricordo quando stavo a pancia in giù sul letto della mamma, le mani che mi sorreggevano il viso, a guardarla mentre si preparava ad uscire con papà, negli anni Ottanta. Non mi piacevano solo gli abiti: mi affascinavano i capelli, il trucco, il tempo e le cure che ci metteva per essere al suo meglio», racconta la Beckham che ha sempre avuto un debole per la moda.

«Mettevo i libri in una borsa di plastica Gucci che un’amica aveva dato alla mamma. L’ho usata ogni soggolo giorno fino a quando si è sfondata. E anche se in classe dovevamo portare la divisa, io cercavo di personalizzarla più che potevo con un’assurda moda dei calzettoni inventata da me. Ne indossavo un paio e poi, sopra, un altro paio che abbassavo giù. Presto a scuola la imitarono tutte. Ogni mattina con mia sorella facevamo impazzire la mamma perché, se non c’erano i calzettoni giusti, scoppiava il finimondo».

© Cover Media