Matthew McConaughey è cambiato molto negli ultimi mesi. Complice la forte perdita di peso (oltre 22 kg) e alcuni viaggi inusuali intrapresi per riscoprire se stesso.

Nel nuovo film «Dallas Buyers Club», in uscita nelle sale italiane il prossimo 30 gennaio, l'attore interpreta infatti Ron Woodroof, un malato di AIDS che cerca di aiutare illegalmente altri malati a procurarsi i farmaci necessari per rimanere in vita.

Un ruolo senz'altro difficile per l'attore e sceneggiatore americano, il quale da un po' di tempo a questa parte ha deciso di riconsiderare la propria carriera da un nuovo punto di vista.

«Sono diventato più egoista, ma in un modo sano, almeno penso. Ho smesso di chiedere permesso agli altri e di guardare la mia carriera dall’esterno: ora quello che importa è come mi sento dentro. Se poi quello che faccio piace anche al pubblico e ai critici, meglio ancora. Ma se i miei film degli ultimi due anni non fossero piaciuti a nessuno sarei comunque qui a parlarne nello stesso modo, perché quello che conta per me è stata l’esperienza», ha dichiarato in un'intervista con Vanity Fair.

«Sono molto più forte perché non dipendo dal giudizio degli altri. Negli ultimi due anni, quando arriva il lunedì e c’è da andare a lavorare, salto giù dal letto felice, non vedo l’ora di arrivare sul set, pregusto la scena che devo girare come un bambino davanti a una torta. E più il personaggio è difficile, più io sono contento. È il senso della sfida che mi motiva».

A spingere il divo a riconsiderare totalmente la propria esistenza è stato il bisogno di imbarcarsi in nuove sfide.

«La decisione consapevole fu quella di cambiare marcia, per riattivare la mia relazione con la carriera. Tutto andava bene, mi divertivo, guadagnavo un sacco di soldi. Eppure mi sentivo troppo a mio agio, la vita era tutta in discesa e invece a me piace quando c’è una leggera salita. Non una scalata, non un precipizio: una dolce salita che ti tiene sotto sforzo, che dà un senso. E allora, a partire più o meno dal 2008, quando è nato il mio primo figlio, ho deciso di smettere di lavorare per un po’. E di vedere cosa succedeva», ha aggiunto.

Infine, il 44enne ha parlato della propria passione per i viaggi, attraverso i quali ricerca un punto di vista diverso da quello della vita di tutti i giorni.

«I viaggi migliori sono quelli che mi portano dove nessuno mi riconosce o parla la mia lingua. Sono stato in Mali, Perú, in Amazzonia. Scelgo posti dove manca l’elettricità e non arrivano i film, al massimo una vecchia T-shirt con la scritta “Terminator”. Vado dove vivere è frustrante, perché solo così sono costretto a riflettere su chi sono e di cosa ho veramente bisogno», ha concluso.

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