«Sette anni sono troppi. Non ho più speranze di recuperare il rapporto con mio fratello. In ogni caso, mi dispiace di aver reso pubblica una situazione che doveva restare personale». È questo il pensiero che Gabriele Muccino dedica a suo fratello Silvio durante la sua intervista a Le Invasioni Barbariche di Daria Bignardi, provando a ricostruire gli avvenimenti che possono averli improvvisamente allontanati. «A un certo punto ha smesso di parlarmi, è scomparso. Senza che ci sia una stata una lite né niente. In un'intervista lui si chiese che fine avessi fatto e io risposi goffamente. Non vedo mio fratello da sette anni, è il viaggio di Ulisse. E un giorno ho cercato di comunicare con lui su Twitter per tutto il dolore che provavo. Lui ha cambiato numero di cellulare e mail per non farsi rintracciare».

«È stato un grosso errore – ha ammesso - voglio fare un mea culpa ma anche mettere un punto. Le disfunzioni famigliari purtroppo sono molto comuni. Lui faceva l'attore, un giorno ha deciso di fare il regista e si è messo in competizione con me. Ma non voglio parlare di questo. Come dicevo, voglio mettere un punto». «Non c'è nulla da perdonare – ha poi precisato - perché non conosco le ragioni nel caso specifico. Non sono mai riuscito a odiare nemmeno chi mi ha odiato nei modi peggiori possibili, figuriamoci mio fratello».

Il prossimo autunno Gabriele sarà al cinema con «Fathers and daughters», il quarto film americano che vede protagonista Russell Crowe: «C'è un po' da aspettare ma abbiate pazienza – assicura - perché è il film migliore che io abbia mai fatto». Nel frattempo continua a lavorare: «Sto sviluppando la sceneggiatura di un film sul libro "Paura di volare". Il plot è molto leggero quindi non è facile trarne un film. Trovo molto interessante tutta la parte sui complessi infantili, il relazionarsi con la paura e le fobie dell'autrice. È un libro che mai nessuno è riuscito a portare sullo schermo».

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