«Perché Fabrizio Corona è ancora in prigione? Perché? È puro accanimento». Il fondatore della comunità Exodus, don Antonio Mazzi, interviene sul nuovo numero di Chi a proposito del caso Fabrizio Corona, detenuto nel carcere di Opera dove sta scontando una pena di nove anni e otto mesi.

«Ma di che cosa stiamo parlando? Di un ragazzo che ha fatto qualche fotografia ed è fuggito a bordo di una Fiat 500 in Portogallo? – domanda il sacerdote -. Suvvia. Se non lo liberano, se non gli consentiranno di accedere a misure alternative al carcere, se non avrò la possibilità di ospitarlo nella mia comunità, racconteremo una triste storia della giustizia italiana».

I difensori dell'ex agente dei fotografi hanno intanto presentato l'istanza di detenzione domiciliare al tribunale di sorveglianza di Milano, che la discuterà il prossimo 22 gennaio. «Non voglio nemmeno pensare che la richiesta non venga accettata. Ho visto Fabrizio di recente. Ha attraversato un mare in tempesta. Non sta bene. La magistratura lo ha trasformato in un "caso" chissà per quali motivi. Non è un terrorista, non è un mafioso. Si sta facendo la galera per un reato morale».

«La magistratura è scivolata su una banalità – incalza don Mazzi - Io sono inca**ato. (…) A Natale, dopo aver celebrato la messa in carcere, non l'ho visto bene. (...) Sono pronto da anni ad accogliere Fabrizio qui. I magistrati hanno la documentazione in mano che dimostra come la comunità Exodus sia idonea per recuperare il detenuto Corona. Qui da me lo aspetta la palestra. Il suo ruolo sarà quello di far sudare i miei "ragazzi disperati", che non hanno voglia di faticare. Il suo compito è già pronto. Lo aspetto, anzi lo aspettiamo qui».

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