Luca Argentero torna in tv con un ruolo delicato e impegnativo. L'attore va in onda in prima serata stasera su Rai 1 interpretando un agente segreto inviato in Afghanistan nella fiction «Ragion di Stato».

La miniserie scritta da Andrea Purgatori affronta il tema scottante - specie dopo gli ultimi attentati terroristici alla testata parigina di Charlie Hebdo - della lotta contro l'integralismo islamico e di come il sentimento possa vincere su ogni barriera razziale o religiosa.

Nella fiction infatti Argentero si innamora di Rania, moglie di un «signore della guerra" libanese.

«Il loro è un sentimento senza confini di credo o di razza. Mi piace che proprio ora si parli di amore come soluzione al conflitto», ha dichiarato Luca intervistato dall'Ansa.it.

Interrogato sui recenti avvenimenti in Francia, l'attore si schiera contro ogni forma di razzismo.

«Chi nel 2015 inneggia alla Guerra Santa, da una parte o dall'altra, mi fa orrore. Sento gente di 60-70 anni condannare i musulmani tutti: gente così dovrebbe essere messa al rogo, sono loro a istigare la violenza facendo discorsi da Medioevo. La mia è una generazione webnativa, che percepisce le differenze come un arricchimento. Per noi la questione integrazione è superata, così come per i bambini che non hanno idea del perché si debba discriminare qualcuno di una razza o di un orientamento sessuale diversi. Tutte le ca*ate che si sentono adesso fanno male. È arrivato il momento della pace, non c'è Gesù, Allah o Buddha che voglia vedere la gente morire».

Già il titolo della fiction «Ragion di Stato» tocca un tema delicato, specie per l'Italia, ma Argentero non condanna in toto la classe dirigente italiana.

«Sono parole che spesso hanno un'accezione negativa. Ma è sbagliato. La ragion di Stato è quella per cui in tanti rischiano la vita per risolvere i conflitti prima che accadano. Nel film parliamo di loro, eroici agenti dei servizi segreti che restano nell'ombra. È chiaro poi che tutti rendono conto a un sistema di comando fatto di persone: alcune sono giuste, altre fanno soltanto i propri interessi. Ma sono sicuro che i cosiddetti "buoni" ancora esistano».

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