Si fa sempre più chiara la vicenda della morte di Joan Rivers, scomparsa all’età di 81 anni lo scorso 4 settembre in seguito ad un’operazione di routine alla gola.

Un nuovo rapporto del Dipartimento alla Salute di New York ha infatti accusato i medici della clinica Yorkville Endoscopy di non essere intervenuti in tempo per salvare la star.

«I dottori responsabili della paziente non hanno saputo identificare il deterioramento delle funzioni vitali», si legge nel documento ottenuto dalla ABC News.

Come già emerso in passato, il dottor Lawrence Cohen aveva inoltre scattato in modo illecito delle fotografie alla Rivers mentre questa si trovava ancora sotto sedazione. Il medico si era poi giustificato dicendo che la conduttrice TV avrebbe così potuto rivederle una volta ripresa conoscenza.

Infine, si legge nel rapporto che la clinica non riuscì nemmeno ad assicurarsi che soltanto il personale medico autorizzato fosse ammesso in sala operatoria durante la procedura.

La figlia della Rivers, Melissa, ha diffuso un comunicato in seguito alle nuove scoperte in cui si è detta indignata, e ha espresso la volontà di andare a fondo nelle indagini anche per evitare che altri pazienti in futuro possano diventare vittime di simili circostanze.

«Melissa Rivers è addolorata nell’apprendere le molteplici mancanze da parte del personale sanitario della clinica, così come sottolineato nel rapporto del Dipartimento alla Salute», ha scritto il legale della donna.

Joan si era inizialmente rivolta alla struttura per curare un reflusso gastrico, ma in seguito alle complicazioni era stata trasferita presso l’ospedale Mount Sinai, dove i medici l’avevano posta sotto coma farmacologico nel tentativo di salvarla.

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