Tony Bennett decise di dedicarsi al canto a cappella dopo un insolito incontro con un tassista.

«Anni fa un taxi driver mi disse: “Voi cantanti siete tutti dei perdenti, se paragonati a quelli con cui sono cresciuto. Al Jolson ed Ethel Merman e quelli come loro salivano sul palco e spaccavano. Non avevano il micorfono”», ha ricordato su Esquire US l’88enne, tornato di recente alla ribalta grazie a una collaborazione con Lady Gaga nell’album «Cheek to Cheek».

«Mi disse: “Voi altri fate finta di cantare”. Così pensai: “Fammi provare. Quando mi troverò in un salone acustico, proverò a cantare la fine di una canzone a cappella”. All’inizio non avevo idea di come sarebbe andata, ma poi vidi la reazione. Era buona! Così continuai a farlo».

Gaga parla spesso di quanto abbia imparato da Tony, che ringrazia per esserle stato vicino in un momento di difficoltà. Ma quando iniziò la carriera anche lui ebbe bisogno di consigli utili.

«Agli esordi passavo troppo tempo sul palco», ha ammesso.

«Invece di criticarmi, Fred Astair mi disse: “Quello che ho imparato è che quando metti in piedi uno spettacolo assolutamente perfetto, devi tagliarne 15 minuti”. Era il suo modo di dirmi che meno è meglio».

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