Natalie Portman mi ha sempre fatto paura. Di solito la gente perfetta a me sta simpaticissima: la mia Desperate Housewife preferita, per esempio, è Bree Van De Kamp. E la mia Sex and The City girl del cuore è sempre stata Charlotte. Tendo a identificarmi con i personaggi perfetti e perfettini, con manie ossessivo-compulsive e leggermente isterici. Forse perché io perfetta non lo sono per niente (ma di manie di perfezione ne ho eccome), però, in compenso, ossessivo-compulsiva e isterica lo sono tantissimo.

Ma non divaghiamo. Natalie Portman, contrariamente a quello che ci si aspetterebbe, anziché ispirarmi genuina simpatia come tutta la gente perfettina, mi terrorizza. Il perché non l'ho mai capito. Sul fatto che sia perfetta non ci sono dubbi. È nata a Gerusalemme da padre ebreo (il suo vero cognome è Hershlag) e medico. Ha doppia cittadinanza, americana e israeliana. Considerando che l'America e Israele sono i due paesi che più voglio vedere al mondo, e che ho una passione immensa per tutto ciò che ha a che fare con l'ebraicità, dovrebbe starmi simpatica, no?

Perché non mi sta simpatica? Comunque. Parla l'ebraico. L'ebraico. Fluentemente. È bellissima. È piena di classe innata. Si è laureata a Harvard (in psicologia) quando era già un'attrice famosissima. E per questo è stata citata in quel film perfetto e meraviglioso che è The Social Network, regia di David Fincher e sceneggiatura di Aaron semi-dio Sorkin: c'è un momento in cui uno dei due gemelli Winklevoss (o forse era il loro amico Divya Narendra, o qualcun altro? Non ricordo più, spero mi si perdonerà), dice che lì a Harvard studia anche una stella del cinema (siamo nel 2003, e lei si laureerà in psicologia proprio quell'anno).

Che altro? Ah, certo, ha vinto un Oscar per Il cigno nero di Darren Aronofsky, che tra parentesi è l'ex marito di una delle mie donne preferite al mondo: Rachel Weisz, ora moglie di Daniel Craig. Ed è proprio sul set di Il cigno nero che Natalie ha conosciuto l'amore della sua vita, cioè il ballerino francese Benjamin Millepied (non è un cognome bellissimo, per un ballerino?). Si sono sposati a Big Sur, in California, nell'agosto del 2012, già genitori del piccolo Aleph, nato un anno prima. La cosa che mi ha sempre colpita molto è come, in qualsiasi foto che li ritragga insieme, lei abbia un'aria adorante e follemente innamorata. Lui anche, certo, ma lei di più.

Lei è adorante. Non ci sono altre parole per dirlo. Tira fuori un'espressione che non avrei mai immaginato potesse possedere, visto che me la sono sempre figurata cattiva, cinica, stregonesca e malefica (non ho idea del perché e anzi, scusa, Natalie Portman). Tira fuori un'espressione che ha dentro tutto l'amore e tutti gli «Oddio, sta davvero succedendo a me, quest'amore meraviglioso qua?» del mondo. Fa tenerezza. Continua a starmi antipatica senza che io riesca a spiegarmene i motivi, ma, se non altro, da quando c'è Benjamin Millepied nella sua vita vedo in lei un lato umano che non avrei mai pensato avesse.

In questo periodo si sta parlando moltissimo del loro prossimo trasferimento a Parigi. Andranno a vivere lì a fine anno perché lui ha appena ottenuto la direzione del corpo di ballo dell'Opéra. Natalie, nel numero di novembre di Marie Claire USA, racconta di essere elettrizzata, contentissima, e che «chiunque sogna di vivere a Parigi, no?»

Questo ci riporta all'inizio, cioè a Sex and the City. La cui sesta e ultima serie, per chi non lo sapesse (ma non svelo niente, non è uno spoiler), finisce proprio a Parigi. E finisce bene. Non come ci si immaginerebbe, ma come forse, da sempre, avremmo voluto. Speriamo vada così anche per la nostra cattivissima Natalie Portman. Che possa vivere felice a Parigi e avere sempre quella luce negli occhi quando guarda il suo marito ballerino. É probabile che a Parigi essere per sempre innamorati e avere per tutta la vita quello sguardo adorante sia anche più facile.

Dopotutto, è la City of blinding lights, sì o no?