Re Giorgio VII nacque il 22 luglio 2013, nella giornata più calda che il Regno Unito ricordasse da sette anni a quella parte, figlio di Re Guglielmo (William) V, e di Sua Maestà la Regina Catherine, nata Chatherine Elizabeth Middleton. Noi saremo già vecchie, quando del Royal Baby si scriveranno cose di questo tipo. Quando di quel frugolino che abbiamo intravisto in televisione il giorno dopo la sua nascita si dirà 'Re Giorgio', anziché "bebè reale".

Se ha senso immaginarsi un mondo che preveda, tra cinquant'anni, un'Inghilterra ancora monarchica, allora è anche ragionevole dire che George Alexander Louis è appena un neonato, ma un domani sarà Re. Non fraintendermi: io sono una grandissima appassionata di famiglie reali (naturalmente di quella inglese in particolare), e non mi sognerei mai di sperare o anche solo pensare che la Royal Family britannica non abbia motivo d'esistere. Mi limito a chiedermi: esisterà/resisterà per sempre? Esisterà/resisterà così a lungo da permettere a un bambino nato nel 2013 di salire sul trono e diventare il suo Re? Sono certa che se Antonio Caprarica, mio nume tutelare e spirito guida, potesse leggere queste righe inorridirebbe, e che gli inglesi veri (cosa che ho sempre sognato di essere, rassegnandomi purtroppo molto preso al fatto di potermi dire solo un'inglese di cuore) mi sparerebbero in fronte, dicendomi cose tipo: ma chi ti credi di essere, ma come ti permetti, l'Inghilterra evidentemente non la conosci abbastanza bene, se pensi che una cosa del genere, cioè che diventi una Repubblica, possa davvero succedere.

E infatti non lo credo, anzi: spero il contrario. Io amo tutto ciò che ha a che fare con la Royal Family: ne seguo le vicende da quand'ero piccola, a undici anni ho visto per la prima volta una foto di William su un giornale e me ne sono innamorata pazzamente, decidendo in quel momento che avrei imparato bene l'inglese per poterlo sposare, e, quando poi non è successo (la cosa del matrimonio, perché l'inglese invece non solo l'ho imparato, ma è diventato uno degli amori più grandi della mia vita), anziché detestare sua moglie mi sono innamorata molto anche di lei. Mi chiedo solo se sarà così per sempre, se davvero siano destinati a sopravvivere solo i Re delle carte da gioco e quello d'Inghilterra, o se invece, piuttosto, il nuovo millennio non si porterà via anche quest'ultimo baluardo delle antiche tradizioni. Speriamo di no, però. Speriamo che George, e magari una sua eventuale sorella, ci regalino grandi amori da applaudire e da sognare. Kate e William sono bellissimi e giustissimi: lui principe, lei commoner, la perfetta storia d'amore royal del nuovo millennio (talmente giusta che sarebbe stato strano il contrario, ovvero che lui, al giorno d'oggi, sposasse una donna nobile).

Eppure non fanno sognare. Sono meravigliosi (lei, poi, stupenda) ed è bello seguirli, vedere che fanno, dove vanno, quanto sorridono, di quanti altri principini diventeranno genitori. Ma gli amori che scuotono i cuori e le viscere dei sudditi e degli spettatori sono altri. Qui abbiamo una lei troppo ricca per essere la moderna Cenerentola (meglio così, sennò poi sai le recriminazioni e tutti i "se non era per me, staresti ancora servendo birre in qualche pub del Berkshire" che si sarebbe sentita dire se non fosse stata miliardaria già di suo), e soprattutto troppo sgamata. Anche essendole affezionati, come lo siamo io e vari altri miliardi di persone in tutto il mondo, anche trovandola adorabile, anche seguendone estatici ogni cenno del capo, ogni sorriso, si deve davvero essere degli stolti per non cogliere in lei la sua qualità preponderante: la determinazione. Non dico che non sia amore, il loro, anzi: sono certa che lo sia. Perché, appena ne intravedi la portata, sotto a tutto lo scintillio, non la accetti una vita del genere, se non sei veramente innamorata. Non la vuoi, se non ami pazzamente, una vita che non ti renderà mai più libera di niente. E lei ama, e lui pure, ne sono convinta. È anche evidente, però, che lei sia nell'esatto posto in cui voleva essere da sempre: accanto a un Re.

Tornando poi a Cenerentola: è meglio, dicevo, che Kate fosse già ricca, piuttosto che una povera sguattera riscattata, perché nessuna donna sana di mente si sognerebbe mai di commuoversi per una storia così. Le vere donne sognano se stesse già principesse, e al massimo immaginano di poter essere loro a riscattare, se lo vorranno, uno stalliere o un maniscalco. Non si sognano Cenerentole perché non vogliono essere salvate, ma al massimo salvarsi da sole e poi salvare qualcun altro. Dentro ad ognuna, anche alla più ritrosa e apparentemente meno predisposta, se ne sta nascosta una regina guerriera, salvatrice e redentrice di se stessa. E poi sì, un giorno, si spera, enormemente innamorata. Ma non di un uomo per partorire i figli del quale sta lavorando -pur rimanendo adorabile- da tutta la vita, bensì di qualcuno capitato per caso, caduto da un albero come un fulmine a ciel sereno mentre lei cacciava nel bosco, che l'abbia fatta fermare e poi pensare: ma allora, forse, era destino se passavo di qua.

Chissà che cosa riserverà il destino a Re Giorgio VII. Speriamo una meravigliosa Lady Marian tiratrice di frecce. O magari (sarebbe bello) anche un bel Robin Hood.