La Principessa Diana ha fatto parlare di sé nel mondo come trendsetter reale, ma durante il tempo che ha trascorso sotto i riflettori è anche diventata un'importante potenza filantropica. Diana lavorava senza sosta per conto di associazioni no profit in tutto il mondo, usando la sua fama per sensibilizzare le persone su un certo numero di questioni umanitarie. Venti anni dopo la sua morte, ecco perché Diana verrà sempre ricordata come la "Principessa del popolo".

1. Ha cambiato l'immagine della monarchia britannica.

Attraverso il suo lavoro di charity, Diana ha messo in evidenza come l'appartenenza alla casa reale, che fino a quel momento era rinomata per la sua rigidità, potesse includere anche un contatto con il pubblico. In una sua intervista con la trasmissione Panorama, alla BBC, nel 1995, disse: «Mi piacerebbe che la monarchia fosse più in contatto con il suo popolo». Questa affermazione divenne una specie di missione personale per la principessa. A un certo punto Diana si ritrovò a essere madrina di più di 100 associazioni no profit. Durante le sue numerose visite a ospedali e scuole e durante i gala di raccolta fondi, passava ore a parlare con le persone e ascoltare le loro storie. Anche se riteneva "intollerabile" l'intrusione dei media nella sua vita privata, Diana trovò il modo di utilizzarla al fine di portare attenzione alle persone e alle cause che più ne avevano bisogno.

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Viaggio in Canada, 1986.

2. Ha condotto una battaglia mondiale per bandire l'uso delle mine antiuomo.

Dopo una visita in Angola in 1997, Diana divenne la più importante alleata degli attivisti anti-mine. Durante quella visita, che fu documentata dalla BBC con un documentario (Heart of the Matter), la principessa venne fotografata mentre metteva la propria vita a rischio, attraversando un campo minato bonificato di recente. «Avevo letto le statistiche secondo le quali l'Angola ha la più alta percentuale di amputazioni al mondo», disse alle telecamere. «Che una persona su 333 ha perso un arto, nella maggior parte dei casi per colpa dell'esplosione di una mina. Ma non ero preparata alla realtà dei fatti». L'impegno di Diana per l'attività di sminamento catturò l'attenzione del pubblico e, anni dopo l'inizio della campagna da lei sponsorizzata, il sostegno alla causa continua. Suo figlio, il principe Harry, padrino della più importante associazione no profit contro le mine antiuomo, la HALO Trust, di recente ha lanciato un appello affinché il mondo possa liberarsi delle armi entro il 2025.

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La principessa Diana durante una visita a un campo minato in Angola, nel 1997.
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Diana fa visita a un ragazzino ferito in Angola, 1997.

3. Ha cambiato l'atteggiamento del mondo nei confronti dell'HIV e dell'AIDS.

Nell'aprile del 1987, quando le congetture sul virus erano all'apice, Diana fu invitata a inaugurare il primo reparto per la cura dell'AIDS all'ospedale di Middlesex. Una foto, che finì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, la immortalava mentre stringeva le mani dei pazienti sieropositivi senza indossare i guanti. Fu una sfida pubblica all'idea che l'HIV/AIDS si trasmettesse con il contatto e mise in evidenza l'affetto e la compassione che Diana provava per le persone che soffrivano della malattia. Negli anni successivi continuò a fare visita a diversi pazienti in un certo numero di ospedali, inclusi un orfanotrofio di Rio de Janeiro e un istituto per malati terminali di Toronto. Al momento della morte di Diana, Gavin Hart del National AIDS Trust, dichiarò alla BBC: «È nostra opinione che Diana sia stata la più importante ambasciatrice della sensibilizzazione sull'AIDS del Pianeta e, in termini di lavoro svolto, nessuno può sostituirla».

"In termini di lavoro svolto, nessuno può sostituirla."
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Una visita a un centro per l\'HIV e l\'AIDS a Londra, 1996.

4. Ha fatto opera di sensibilizzazione sulla lebbra.

Esattamente come si è impegnata per l'AIDS, Diana ha viaggiato in molti Paesi con un alto tasso di lebbra per eliminare lo stigma associato a questa malattia. Come madrina della Leprosy Mission, ha visitato ospedali in India, Nepal e Zimbabwe e ha trascorso del tempo con i pazienti, dissolvendo uno dei miti che circonda la malattia, ovvero che possa essere trasmessa attraverso il contatto. «È sempre stato importante per me toccare le persone con la lebbra, per dimostrare con una semplice azione che non sono persone da tenere alla larga né che si debba provare repulsione per loro», affermò a proposito della malattia.

"È sempre stato importante per me toccare i lebbrosi, per dimostrare con una semplice azione che non sono persone da tenere alla larga né che si debba provare repulsione per loro."
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La principessa stringe le mani a un ammalato di lebbra in un ospedale in Indonesia, 1989.


5. Visitava regolarmente i centri londinesi per i senza tetto.

Sebbene avesse deciso di rinunciare alla maggior parte dei suoi impegni di beneficienza dopo il divorzio da Carlo nel 1996, Diana divenne madrina del Centrepoint nel 1992 e ricoprì questo ruolo fino alla sua morte nel 1997. Sia William sia Harry furono portati dalla principessa a conoscere quale tipo di aiuto venisse offerto ai senza tetto nei rifugi e, all'età di 23 anni, William seguì le orme della madre, prendendo il suo posto. Parlandone all'epoca disse al The Telegraph: «Mia madre mi fece conoscere quell'ambiente molto tempo fa. Quell'esperienza mi aprì gli occhi e sono felice che lei volle offrirmela. È qualcosa che ho tenuto dentro di me molto a lungo».

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Al Centrepoint di Londra, 1997.


6. Si è sempre interessata ai bambini.

Diana ha sempre mostrato di avere grande affinità con i giovani ed è diventata un'eroina per molti dei più vulnerabili di loro. Come madrina del Royal Marsden Hospital, rinomato per la cura dei tumori infantili, e del Great Ormand Street Hospital for Children, era spesso ritratta mentre portava conforto ai bambini e creava un contatto diretto con molti di loro. Parlando del proprio lavoro con il Royal Brompton Hospital di Londra, affermò: «Ci vado almeno tre volte la settimana e trascorro fino a quattro ore alla volta con i pazienti, tenendoli per mano e parlando con loro. Alcuni di loro vivranno, altri moriranno, ma mentre sono qui hanno tutti bisogno di essere amati. Io cerco di esserci per loro».

"Alcuni di loro vivranno, altri moriranno, ma mentre sono qui hanno tutti bisogno di essere amati. Io cerco di esserci per loro."
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La Principessa Diana incontra un bambino in un ospedale londinese, 1997.


7. Era un'accanita sostenitrice delle arti.

Diana amava il balletto e dopo il suo divorzio, l'English National Ballet fu l'unica organizzazione non umanitaria alla quale scelse di dedicare il proprio tempo. Spesso veniva vista agli spettacoli e era risaputo che portasse con sé i figli William e Harry. Il suo sostegno e la sua presenza alle feste di raccolta fondi hanno aiutato a raccogliere migliaia di sterline per la compagnia di danza.

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La principessa incontra i ballerini del Lago dei Cigni presso l\'English National Ballet, 1997.

8. Era una madre devota.

Che li accompagnasse a scuola o che li portasse in gita a un parco a tema, Diana faceva il possibile per garantire ai propri figli un'infanzia "normale". Aiutava gli altri con passione, ma gli esperti di faccende reali assicuravano che, chiaramente, era fare la madre l'attività che amava di più. Dava l'esempio e spesso portava William e Harry con sé durante le visite negli ospedali. Oggi i principi continuano a onorare l'eredità della madre nel ruolo di sponsor delle organizzazioni no profit che lei sosteneva con vigore.

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Con William e Harry al parco a tema di Alton Towers, 1994.


9. Ispirò altri a occuparsi di attività di beneficienza.

Secondo il Princess Diana Memorial Fund, creato come risposta al gran numero di donazioni arrivate all'epoca della sua morte, gruppi pubblici e territoriali hanno donato qualcosa come 44 milioni di sterline. Al momento della sua chiusura, nel 2012, il Fund aveva erogato 727 sovvenzioni a 471 organizzazionie speso oltre 145 milioni di sterline in beneficienza. Nel marzo del 2013, the Royal Foundation of the Duke and Duchess of Cambridge and Prince Harry ha preso in mano la gestione legale del Fund, assicurando che ogni futuro introito venga destinato in beneficienza.

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Tributi floreali a Kensington Palace, 1997.

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