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Probabilmente è capitato alla maggior parte di noi di trovarsi al dunque con un ragazzo che non voleva mettersi il preservativo o che ha fatto finta di niente glissando senza batter ciglio sulla questione.

In alcuni casi, anche senza il rifiuto verbale esplicito, la reticenza degli uomini (di alcuni non di tutti, per carità) a fare sesso con il preservativo è così palese da essere palpabile.

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Una ricerca federale americana pubblicata il 10 agosto 2017 ha avvalorato queste impressioni con dei dati attendibili: solo un terzo degli uomini americani usa il preservativo durante un rapporto vaginale.

Secondo un articolo del 2016 di Corriere.it, la situazione in Italia sarebbe ancora più evidente: solo 1 italiano su 5 usa il preservativo e, se mettiamo questo dato insieme al fatto che solo il 16,2 per cento delle donne italiane in età fertile utilizza un contraccettivo ormonale, la cosa è quanto meno strana.

Ma perché gli uomini non vogliono usare il condom? Cos'è che li disturba tanto di quella sottile membrana il lattice?

Le risposte che più o meno tutte ci siamo sempre sorbite sono:

  1. Con il preservativo non è la stessa cosa.
  2. Mi dà fastidio.
  3. Non mi piace.

Ok. Se mettiamo queste motivazioni a confronto con le possibili conseguenze di rapporti sessuali non protetti (gravidanze indesiderate, malattie varie), salta subito all'occhio il loro status di str*****e belle e buone. Quindi mi chiedo, che ci sia dell'altro?

Facendo una ricerca velocissima sulle parole cercate su Google inerenti a "preservativo", vengono fuori frasi del tipo: "perché con il preservativo non vengo", "perché il preservativo si sfila", "perché con il preservativo si ammoscia", "perché con il preservativo si perde l'erezione"...

L'elenco potrebbe continuare.

Che dietro il rifiuto di usare il preservativo si nascondano le ansie da prestazione più recondite del genere maschile?

La conferma dei miei dubbi sembra arrivare da un articolo del New York Times e si tratta di una questione di dimensioni.

Le dimensioni standard dei preservativi per la FDA (Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense per la regolamentazione dei prodotti commestibili e dei farmaci) dovevano essere di almeno 16,9 centimetri di lunghezza.

Come spiega al New York Times Debbie Herbenick, esperta di salute sessuale dell'Università dell'Indiana, «L'idea di base è che [i preservativi] fossero lunghi abbastanza per adattarsi alla maggior parte degli uomini e che la parte in eccesso potesse semplicemente rimanere arrotolata».

La stessa Debbie, insieme ad altri ricercatori, nel 2014 aveva condotto uno studio per indagare la lunghezza media dei peni in erezione su un campione di 1.661 uomini americani.

Risultato? La lunghezza media risultava essere di 14,15 centimetri. Quasi 3 centimetri in meno della lunghezza di un condom standard.

Le conseguenze di questo gap possono spiegare, almeno in parte, il fastidio che i preservativi possono causare agli uomini che hanno un pene "nella media".

La sensazione che il preservativo "si sfili", il senso di costrizione alla base del pene (dovuto al fatto che c'è parte del preservativo arrotolato in quel punto) e, aggiungo io, la conseguente insofferenza generata da questo insieme di fattori, possono essere dei disincentivi all'utilizzo di questo metodo contraccettivo.

Per ovviare al problema, sul mercato americano sono stati lanciati gli ONE Condoms, dei preservativi prodotti da un'azienda di Boston disponibili in 56 misure diverse per lunghezza e diametro.

La domanda comunque rimane, è questo l'arcano svelato che spiegherebbe il rifiuto conscio o inconscio del preservativo?

Si tratta solo di dare agli uomini dei condom che calzino a pennello?

Lo stesso New York Times, sottolinea come gli esperti di salute pubblica non siano sicuri che questa sia la soluzione del problema, anche se bisogna aspettare che i nuovi preservativi prendano piede sul mercato per dirlo.

La risposta non mi soddisfa. Il problema delle dimensioni può essere rilevante, ma forse non centra il punto.

Ritorno a pensare alle ricerche di Google e ci aggiungo la questione lunghezza del pene, che cosa c'è alla base di tutte queste problematiche?

Forse, e dico forse, il punto è che il preservativo fa sentire un uomo meno "uomo".

Nessun maschilismo, sia chiaro, è che a pensarci bene il condom oltre a proteggere dalle malattie, di base impedisce allo sperma di "inseminare" la propria partner sessuale e quindi di portare a termine il più ancestrale e primitivo scopo del sesso: la riproduzione.

Anche i contraccettivi ormonali, mi si dirà, impediscono la riproduzione.

Certo, ma quell'impedimento non si vede, lascia all'uomo la soddisfazione di sentire che il suo sperma esce liberamente senza incontrare ostacoli o costrizioni.

Alla ricerca di una conferma, almeno parziale, di quest'idea, mi sono imbattuta in uno studio sperimentale dell'Università di Southampton, secondo cui gli uomini eterosessuali sono meno inclini ad usare il preservativo con donne che reputano più attraenti.

Una possibile spiegazione di questo risultato arriva da uno degli autori della ricerca, Roger Ingham, che ha detto al Washington Post: «gli uomini vogliono riprodursi con donne che trovano più attraenti» anche se «possono pensare che quelle donne abbiano più probabilità di avere una malattia sessualmente trasmissibile» aggiunge co-autrice dello studio Anastasia Eleftheriou.

Parafrasando, che si tratti di un desiderio consapevole o inconsapevole, non c'è malattia che tenga: quando un uomo va a letto con una donna che gli piace non vuole una barriera tra lui e lei e alla base di questo non volere risiede un istinto legato alla riproduzione.

Che ci piaccia o meno, questa potrebbe essere una risposta possibile per spiegare il rifiuto di molti uomini di usare il preservativo e anche la ragione per cui il contest lanciato nel 2013 dalla Bill e Melinda Gates Foundation per trovare un nuovo tipo di preservativo che potesse essere amato dagli uomini non abbia dato fin'ora nessun risultato eclatante.

Forse arriverà il nuovo preservativo del futuro o la risposta saranno i condom su misura, ma nel frattempo la responsabilità dei rapporti sessuali protetti potrebbe essere ancora (e soprattutto) una questione da donne.