E come ogni anno, anche quest'anno a Milano, il 24 giugno, ci sarà il Milano Pride: sfilate, striscioni, ragazzi, coppie, etero, omosessuali, trans ecc ecc, tutti lì che sfiliamo per sostenere i diritti delle persone LGBT, love is love e compagnia bella. Ora, io sarei anche un po' stanca: è dal 2000, l'anno del World Gay Pride, quello che portò quasi mezzo milione di persone da tutto il mondo a Roma nell'anno del Giubileo, che sfilo per sostenere i diritti, la dignità eccetera eccetera. Tanta fatica, tanto sbattimento, anni e anni di lotta per difendere che cosa, in fondo? Il fatto che una persona vuole fare l'amore con una del suo stesso sesso.

Non ho mai capito le motivazioni alla base dell'omofobia

Cosa te ne frega a te di come scopano gli altri, dico sempre a chi sento spregiare le persone omosessuali. Allo stesso modo, ti dovrebbe dare fastidio sapere, chessò, che i tuoi vicini di casa, coppia eterosessuale, magari si sculacciano a vicenda, fanno sesso duro, o sono dediti al pissing. Insomma, quel che mi chiedo sempre è: perché mai tra le pratiche sessuali non delinquenziali, l'unica che suscita odio e spesso disgusto nelle persone terze è quella che prevede l'incontro tra due individui dello stesso sesso?

La prima spiegazione è che l'omofobo è gay

Epperò non si accetta, quindi odia ogni rappresentazione di tale orientamento sessuale. Molti studi lo hanno dimostrato. Uno dei più celebri, realizzato dall'Università di Rochester e pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology ha messo a confronto diversi studi eseguiti su una comunità di ragazzi provenienti da vari paesi per provare che l'omofobia in realtà è l'odio verso una parte misconosciuta di se stessi, l'omosessualità appunto, e che questo tipo di atteggiamento è più probabile in chi viene da famiglie che hanno represso questi desideri. Un altro studio, pubblicato sul The Journal of Sexual Medicine ha provato anche che spesso gli omofobi non sono personcine ammodo: hanno atteggiamenti psicotici, rabbia repressa e sono più esposti alle psicosi. Come a dire: l'omofobia è un disturbo serio che va curato.

È sbagliato però dire che tutti gli omofobi sono gay

«Ovviamente, quando si parla di un fenomeno così diffuso come l'omofobia, mica si può ipotizzare che siano tutti latenti omosessuali. Bisogna anche prendere in considerazione scenari più vasti», spiega Marco Brambilla, ricercatore di psicologia sociale dell'Università Bicocca. «Le persone omosessuali con il loro comportamento violano le norme sociali e questo minaccia, secondo gli omofobi, la famiglia, i valori religiosi e le regole di genere. Tutto questo si traduce in una forte repulsione e in un disgusto sociale, che porta a due atteggiamenti: isolare per evitare il contagio e attaccare». Del tipo: i gay vanno contro il Vangelo (che gli vuoi dire?), non vogliamo che gli omosessuali siano insegnanti, perché altrimenti insegnano ai bambini a essere gay. Non vogliamo che due uomini adottino un bambino, perché altrimenti quello poi cresce gay.

La paura del contagio omosessuale

A parte che male ci sarebbe nel "crescere" gay, ma secondo gli omofobi, davvero, uno può "diventare" gay, cioè scegliere se preferire pene o vagina, solo perché davanti ha un esempio in tal senso? Se così fosse, allora non esisterebbero gli omosessuali, visto che crescono quasi tutti in famiglie eterosessuali. Chi invece cresce con genitori omosessuali, non ha maggiori probabilità di esserlo a sua volta. Perché ricordiamolo: si stima che gli omosessuali siano dall'8 al 12 per cento della popolazione, siano sempre esistiti, e che ci sia una componente genetica alla base, sicuramente favorita da influenze culturali.

La crisi economica crea omofobia

Resta da capire perché in questi ultimi anni la componente omofobica della società sta diventando sempre più evidente: la strage nel club gay di Orlando, il bullismo nelle scuole, le torture nelle carceri cecene, l'atteggiamento della Russia che vorrebbe vietare la "propaganda gay"... «Gli atteggiamenti omofobici si sono molto più esacerbati in questi ultimi anni, rispetto agli anni "euforici" novanta, l'epoca della Terza via, in cui la globalizzazione pacifica sembrava il sol dell'avvenir», sostiene Nello Barile, docente di Sociologia dei Media dello Iulm. «Allora c'era un atteggiamento più tollerante nei confronti delle tematiche omosessuali, dovuto a una sintonia tra la dimensione politica, culturale e il quotidiano delle persone. Ma in periodi di crisi economica si produce una distonia tra politica, cultura e quotidiano che determina la reazione conservatrice nella politica e nel quotidiano. In questa implosione post-democratica, le persone si tengono stretto ciò che hanno, ovvero puntellano il proprio senso d'identità. E ovviamente un'identità sessuale fluida viene percepita come destabilizzante». Il paradosso è che questa rinnovata omofobia imperante nei Paesi occidentali è alimentata dal processo di normalizzazione del fenomeno nei mass media. Così programmi come America's Next Drag Queen (una competition tra Drag Queen condotta da RuPaul, una celebrity en travestì) o Uomini e donne con la coppia gay, fanno un grande successo forse anche tra i membri di un ceto medio impoverito che, alla prova dei fatti, magari si dichiarano contrari alle adozioni per le coppie gay o che covano qualche sorta di risentimento nei confronti del mondo omosessuale e della queer culture.

Il tabù dell'ano maschile

Nella questione dell'omofobia, sono convinta che c'entri ance quello che io chiamo l'ultimo tabu: l'ano maschile. Quando si parla di gay, siccome siamo pur sempre una società maschilista in cui l'uomo è il primo attore, si pensa subito a una coppia fatta da due uomini: la più diffusa rappresentazione sociale dell'omosessualità è una coppia fatta di maschi. E uno dei due, nell'inconscio collettivo, subirà l'onta della penetrazione, diventando così un mezzo uomo, un quasi donna, ché l'uomo non è fatto per accogliere ma per penetrare, agire, uccidere. Ed è questo il punto: la società può ammettere che due donne facciano sesso, le loro azioni non pervertono l'intima natura del loro genere, non fanno una cosa "contro genere" . Due uomini no. Uno dei due, orrore, diventa ciò che non è, perverte la sua identità. Ecco, secondo me è questo il punto. Se non fossimo tutti figli del maschilismo più feroce, forse chi ama persone del proprio stesso sesso avrebbe vita più facile.

Come sarebbe il mondo se l'omosessualità fosse la norma?

E se l'eterosessualità fosse l'eccezione? Le cose andrebbero più o meno come le descrive il comico americano Louis C. K. quando parla delle sue figlie: «Le mie figlie hanno 9 e 12 anni. Sono entrambe gay. Le sto crescendo così: la maggior parte delle persone cresce i propri figli straight. Io le cresco gay. Finché stanno a casa mia, saranno gay, quando saranno fuori di casa mia, faranno quel che vogliono». Io veramente dico anche che spero che mio figlio sia gay. Così sarò l'unica donna della sua vita e lui sarà sempre il piccolo della sua mamma. Love is love.

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