Sesso rude, sedo duro, sesso brutale, sesso forte, sesso violento: definiscilo come vuoi, ma sta di fatto che il rough sex (ovvero quella pratica CONSENSUALE in cui lui si permette di andare abbastanza libero con lo spanking, lo slapping, il choking, i graffi, i morsi e compagnia bella) è senza dubbio entrato a far parte di prepotenza del nostro dizionario sessuale. Non solo è molto diffuso tra le coppie, ma è anche molto desiderato dalle donne over 30, che spesso si trovano a che fare con uomini che non capiscono, letteralmente, come prenderle (leggi il nostro pezzo). Nel mondo del porno, il rough sex rappresenta un topos quasi irrinunciabile, e non solo nei prodotti destinati a un pubblico maschile, ma anche in quelli creati da e per le donne. E visto che molto spesso il sesso brutale è stato oggetto di controversie e polemiche (l'ultima nasce dal fatto che uno dei re del rough sex, il pornodivo James Deen è stato accusato di stupro da alcune sue ex e colleghe), Cosmo ha intervistato tre delle più famose e produttive registe porno: Erika Lust, Dana Vespoli e Joanna Angel.

Erika Lust

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Svedese, 38 anni, Erika è senza dubbio una delle pioniere del porno femminista: come regista è stata una delle prime a scrivere, dirigere e produrre film hard con un ottica femminile. È una tipa combattiva, sempre molto impegnata a denunciare la misoginia presente nel porno mainstream, ma è anche una che si sa divertire un sacco, e i suoi film parlano da soli. Fondatrice della Lust Films, ha due bambine e vive da anni a Barcellona con il suo compagno Pablo, con il quale lavora.

Dana Vespoli

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Americana, 43 anni, separata con tre figli (il suo ex marito è l'attore porno Manuel Ferrara), Dana nel mondo dell'hard è entrata relativamente tardi, a 31 anni. Una fulgida carriera come attrice, soprattutto di gonzo, qualche anno di break e poi è tornata sulle scene come regista, e lavora soprattutto nella scuderia della Evil Angel di John Stagliano. È molto apprezzata. Si dichiara una femminista che, per caso, è anche regista pornografica.

Joanna Angel

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Newyorkese di Brooklyn, Joanna ha 34 anni ed è semplicemente la regina dell'Alt Porn, quel genere della porn industry che ha inglobato le sottoculture musicali ed estetiche legate al punk e al goths. Per dire: prima che lei fondasse la sua fortunatissima casa di produzione BurningAngel, nel porno non c'era spazio per le donne non aderenti al modello della bellona americana bionda. Così come per le ragazze tatuate. Joanna ha creato un nuovo genere. È imprenditrice, sceneggiatrice, attrice e soprattutto regista. Per 6 anni è stata legata all'attore hard James Deen, recentemente accusato di stupro dalla sua ex fidanzata Stoya e da circa una decina di altre attrici porno. Joanna stessa, in un'intervista recente, l'ha definito come un violento.

Il rough sex è ancora così popolare nell'industria del porno?

Erika Lust

«Sì certo. E sta diventando sempre più forte e violento. Molte delle cose che si vedono nei siti di porno mainstream sono estremamente pericolose e fisicamente molto dolorose per le donne. E non ci vuole un genio a capire che tutto ciò ha a che fare con una misoginia imperante piuttosto che con il desiderio».

Dana Vespoli

«Nel nostro mercato il rough sex ha raggiunto il suo picco qualche anno fa, e poi ancora nel 2011. Non è mai passato di moda nel porno, ma non è più la cosa più importante ora. Come regista, non ho particolari pregiudizi, io voglio solo girare scene in cui gli attori sono coinvolti. Se questo significa che l'attrice desidera essere schiaffeggiata o in qualche modo sopraffatta dalla forza del suo partner, per me va bene. Come donna e come attrice, il rough sex mi piace a seconda dei casi e dei momenti».

Joanna Angel

«Il sesso brutale è sicuramente ancora molto popolare nell'industria del porno, e sta assumendo una piega ancora più psicologica. Come regista io guardo tantissime persone fare sesso, e cerco sempre di seguire le inclinazioni degli attori: se le persone sul set fanno un'esplicita richiesta di un gioco un po' duro, ed entrambi sono d'accordo, per me va benissimo. Certo, lo riconosco: ultimamente sono sempre più numerose le attrici che me lo chiedono».

Il sesso duro piace alle donne?

Erika Lust

«Sicuramente le donne sono sempre più interessate a esplorarlo, e un film come Cinquanta sfumature di grigio, per quanto totalmente irrealistico e contorto, ha contribuito a rendere più popolari queste dinamiche. Comunque il rough sex può essere grandioso se ti piace e se è fatto tra due persone consenzienti (e ti diverti!). Ma è sbagliato pensare che piaccia a tutte. Ci sono donne che a letto vogliono dominare, oppure invece semplicemente condividere».

Dana Vespoli

«Quando si tratta di donne che guardano il porno, non si può mai utilizzare la categoria "una taglia va bene per tutte". Ultimamente penso che le donne vogliano sentirsi sicure e ascoltate. Se il loro compagno è in grado di aprire un canale di comunicazione, allora può essere che la donna si senta più incline a esplorare nuovi territori, come il rough sex. Del resto anche sui set dei film porno succede così: prima di girare una scena, tra il regista e gli attori ci sono un sacco di "comunicazioni di servizio", ognuno stabilisce le sue barriere e le sue preferenze, da "Per favore non tirarmi i capelli" a "Non toccarmi le orecchie". E in genere poi le scene vanno bene, perché se l'attrice si sente ascoltata e compresa, allora si lascia andare più facilmente».

Joanna Angel

«Sicuramente oggi se ne parla di più, e siamo tutti più pronti a sperimentarlo. Alle donne piace molto, ma spiegare perché è difficile. Come si fa a generalizzare? Ciascuna ha le sue ragioni. Da un punto di vista personale, negli anni scorsi ho sperimentato il rough sex a vari livelli di intensità. Oggi preferisco che ci sia più passione che dolore nella mia vita sessuale».

Che barriere bisogna superare per esplorare il sesso brutale?

Dana Vespoli

«Prima di tutto bisogna chiedersi che cosa si vuole esplorare, e se lo si vuole fare davvero. Alcune persone sono "vanilla" sempre e va benissimo così. Altre lo sono per 300 giorni all'anno, salvo poi avere all'improvviso desiderio di provare qualcosa di più hard tipo il sesso anale. Penso che le più grandi barriere siano quelle che ci costruiamo da soli, quindi se una donna ha voglia di provarlo, basta che sia esplicita: "Dammi una sberla, più forte, ok non farlo più, mi hai fatto malissimo". Lo stesso vale per gli uomini, devono imparare a chiedere: "Posso prenderti con forza? Posso sculacciarti? Ti piace così?". Potrà sembrare imbarazzante e asettico, ma la chiave del successo del rough sex sta proprio qui, nella comunicazione. Se si riesce a essere chiari fin dall'inizio, ci si mette al riparo da tante ferite, sia emotive che fisiche».

Joanna Angel

«Io sono convinta che gli uomini siano confusi dall'idea di rough sex. Da sempre si sentono dire che alzare le mani su una donna è una cosa brutta, e quando si trovano davanti una che invece lo richiede, sono disorientati. Anche perché se stanno troppo leggeri con la mano, magari lei è insoddisfatta. Se invece ci vanno giù troppo duro, capita che magari la donna si arrabbi. Insomma, quando fai rough sex devi parlare, comunicare, devi proprio cercare di capire chi hai di fronte. E mica tutti sono disponibili a farlo. Può essere estenuante per alcuni uomini. Che alla fine preferiscono farlo normale, senza troppo impegno, e morta lì».

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