Prima di archiviare definitivamente nel file “uomini senza costrutto” l’avvocato/filosofo/botanico, decido saggiamente di usare questo peculiare incontro mancato per esplorare un territorio che, nonostante gli innumerevoli tentativi, risulta ancora in larga parte vergine: il cervello degli uomini.

Scrivo quindi a M. A., il mio guru personale, il più geniale trombamico che abbia mai varcato la soglia di casa mia.

Gli espongo la questione con dovizia di particolari.

Il responso è questo:

«Niente di imprevedibile. Tu non eri più una conquista. Non c'era più il brivido della caccia. La preda era lì, e il fatto che si facesse frugare tra le gambe gli confermava che era figo. Il fatto che non ti abbia richiamata è probabilmente dovuto al fatto che ti abbia "data per scopata". Come se. Ti aveva individuata come one night stand, anche per le premesse, che non sembravano preludere a niente di più impegnativo. E non c'è stato nessuno scambio tra voi che potesse invogliare a repliche e approfondimenti. Ti ha archiviata perché non era più necessario sedurti. E siccome ha giudicato che non ci fosse vero interesse reciproco, togliendo anche quella parte un po' eccitante al vostro incontro, cosa restava?».

Drammaticamente, il ragionamento è inattaccabile.

Useranno anche il pc e lo smartphone, l’iPod e l’iPad, il gps e la Playstation, ma andando al cuore della faccenda, gli uomini sono ancora fermi lì: al gioco della preda e del cacciatore. Come i nostri antenati delle caverne. Né più, né meno.

Inizio a scrivere sms alle amiche per organizzare una serata sufficientemente alcolica da cancellare ogni traccia di questa brutale rivelazione e nel frattempo mi domando: ma se a me di questo tizio non fregava niente (ma niente niente, sia chiaro), perché mi indispettisco?

Mentre, davanti allo specchio del bagno, metto il mascara, la risposta arriva, semplice nella sua evidenza: a me, “data per scopata” non l’aveva mai detto nessuno.

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