1. Ma come hai iniziato? Un classico. Sono in tanti ad aspettarsi che un signor X (agente, fotografo, o il nipote della cugina del portinaio di quel famoso stilista), mentre facevi shopping al mercatino delle pulci, ti abbia fermato per proporti di fare da testimonial alla prossima esclusivissima campagna Y a New York. Ecco, questo è successo a Kate Moss, e a poche, pochissime altre. Alla maggior parte di noi mortali è toccato scarpinare per mezza Milano, con al seguito il pesantissimo kit della modella (tacchi, book, ammesso che agli esordi quelle quattro foto striminzite possano farsi chiamare tali, e tanti buoni propositi) nella speranza che, dopo una buona quantità di porte bussate, una qualche agenzia seria decidesse che non eravamo né troppo basse, né troppo bionde o troppo more, ma esattamente quello che stavano cercando. E via al tour de force di casting per ottenere il primo lavoro, che potrebbe non essere il servizio per la prossima copertina di una rivista patinata, ma bensì un catalogo di pigiamoni in pile dalle fantasie discutibili.

2. Ma per i servizi fotografici ti trucchi tu? Premessa: la maggior parte di noi non saprebbe andare oltre uno smokey eyes di mediocre realizzazione. Per il trucco ci sono i make-up artist: quelle persone fantastiche che con il giusto materiale hanno la capacità di trasformarti da panda cinese a primula in fiore. PS: se davvero fossimo noi a truccarci per gli editoriali, ci faremo sempre belle. Invece a volte, per esigenze artistiche, ci troviamo dipinte da capo a piedi, al punto che la protagonista di avatar a nostro fianco risulterebbe sobria. E poi, verniciate così, prendiamo pure la metro, tra gli sguardi sbigottiti degli altri passeggeri.

3. Ma ti ritoccano? Va da sé che se abbiamo un brufolo sulla fronte che vive di vita propria, in postproduzione scomparirà. Questo non significa che in palestra non ci andiamo "perché tanto c'é Photoshop", o che il rasoio diventi un optional. Sappi che con grande probabilità i fotografi, quando si trovano seduti a ritoccare foto nelle quali in controluce si percepisce l'aurea dorata da pelo in ricrescita, in concomitanza hanno già provveduto a commissionare su internet una bambolina woodoo ad immagine e somiglianza della modella in questione. O magari organizzano una partita a freccette con gli amici usando come bersaglio il suo composit (ovvero il collage cartaceo delle migliori foto della modella, puntualmente rilasciato al cliente al termine di ogni casting). Se centro il naso 100 punti! Ok, sono esagerazioni, ma ti assicuro che se la modella non ha fatto e la ceretta, il fotografo non sarà per niente contento.

4. Ma quanti soldi fai? A meno che tu non sia la top in voga al momento (di norma fai una stagione col botto e poi è possibile che non ti si fili più nessuno) diciamo che i milioni non li fatturi. Se lavori abbastanza spesso, guadagni quanto un buon ingegnere a medio regime. E una volta aperta la Partita IVA, incassi quanto un tirocinante in uno studio grafico di provincia. Old story, true story.

5. Ma è vero che nella moda sono tutti gay? La leggenda che tutti gli hair stylist, make-up artist o stylist siano omosessuali è piuttosto diffusa, ma non si può certo generalizzare. Posso garantire che spesso l'assistente fotografo, mentre sostiene il pannello riflettente durante lo shooting di un catalogo moda mare, uno sguardo lesto alla natica oliata della modella lo getta con piacere.

6. Ma mangi? No, non mangiamo. Viviamo come cetacei nutrendoci di solo plancton. Ovviamente mangiamo. Magari al menu del fast food si sostituisce l'insalatona, e la pastasciutta la mangiamo solo a pranzo. Quello che farebbe un qualunque atleta attento alla linea, che però, chissà per quale mistica ragione, non fa tanto scalpore. Senz'altro tra noi ci sono casi di ragazze che, durante la fashion week, pasteggiano con un mandarino, ma questo non significa che tutte le modelle siano perennemente a dieta stretta. Ho visto con i miei occhi girare pizze nei backstage delle sfilate. O meglio, i cartoni delle pizze: quando arrivo io in genere trovo soltanto il "trancio della vergogna", l'ultima fetta che nessuno osa mangiare, fredda e gommosa. Diciamo che alcune più che modelle sono locuste graziate dal metabolismo, che ci si voglia credere o no.

7. Ma la cellulite viene anche a te? Escluse le asiatiche (beate loro!) tutte noi caucasiche siamo condannate come qualunque altra donna alla famigerata buccia d'arancia. Ma cerchiamo di prendere provvedimenti prima di trasformaci in un groviera con le gambe. Quindi sì, la cellulite ci viene eccome.

8. Ma è vero che per avere successo devi "avere conoscenze"? È probabile che se stai simpatica a qualcuno ben inserito nell'ambiente della moda, per una qualsivoglia ragione (stessa luogo di provenienza, ad esempio) magari la tua carriera riceverà una spinta, come poi in fin dei conti succede in un qualsiasi altro settore. Ma di norma a nessuno importa un granché se tu sei amica, o figlia, o nipote di qualcuno: se hai i requisiti vai avanti, se li hai e non li giochi bene, o se addirittura non li hai proprio, no. Di norma, l'ascesa avviene quando uno dei big ti nota e sceglie il tuo viso come immagine di un importante campagna, o decide che sarai tu ad aprire il suo show. E lì, come per magia, tutti ti vorranno. Magari il giorno prima per arrotondare facevi la baby sitter nei week end, e poi improvvisamente vieni contesa come neanche una it-bag al 70% l'ultimo giorno di saldi.

9. Ma i vestiti te li regalano? In linea di massima no. A meno che tu non abbia un milione di follower sui social e quindi una visibilità tale da incrementare le vendite, non ti verrà donato neppure un laccio delle scarpe che hai indossato per sfilare. Tutte noi ci siamo sempre domandate dove finiscano quei meravigliosi capi che indossiamo in passerella, ma l'unica (sconsolante) risposta certa al momento è solo una: non nei nostri armadi.

10. Ma sei mai apparsa su un cartellone pubblicitario? È un tasto dolente: per quanto ci si sforzi, per quanto il nostro book col passare degli anni abbia quasi più pagine del Decamerone, per quanto ci si siano stropicciati gli alluci a furia di infilarci in scarpe di 2 numeri più strette, non sempre si arriva a quell'agognato momento in cui ci si può ammirare in dimensione cubitale, sulla facciata di un palazzo di via Monte Napoleone. Poi, magari, avviene il miracolo: il tuo booker ti comunica che il giorno dopo scatterai la campagna per un marchio ultramegafamosissimo. Hanno scelto te. Tra mille agguerritissime concorrenti. Fai il servizio, scatti milioni di foto. Chissà quale sceglieranno, speriamo la tua preferita. Attendi che quel cartellone venga incollato per strada con un'apprensione che nemmeno tua nonna ha per l'angelus papale il giorno di Pasqua. Dopo mille sospiri e sogni di gloria, ti si palesa davanti l'inesorabile verità: tu ci sei, ma sei di spalle. Irriconoscibile. Torni a casa a testa bassa. Tua madre ti telefonerà tutta orgogliosa per dirti «Amore, hai una bellissima schiena!». Grazie mamma.

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