Tutti contro Melania Trump. Certo, è surreale ad oggi pensare che la prossima first lady americana, che s'insedierà alla Casa Bianca venerdì prossimo, riesca a sfiorare la popolarità e l'apprezzamento gigantesco ottenuto da Michelle Obama.

Barack Obama nel suo discorso finale di commiato ha dedicato a Michelle parole toccanti: «Hai ricoperto un ruolo cui non aspiravi e lo hai fatto a modo tuo, con grazia, grinta, stile e buon umore. Hai reso la Casa Bianca un posto che appartiene a tutti e la nuova generazione ora guarda più in alto, perché ti ha preso a modello». Come non essere d'accordo con lui.

Di certo il mondo della moda era — ed è tuttora — schierato per Hillary Clinton, e i detrattori di Melania sono parecchi.

Il primo a mettere in chiaro di non aver alcuna intenzione di vestire la signora Trump è stato Tom Ford, diretto e schietto, l'ha definita "troppo lontana dal suo gusto estetico" aggiungendo che, a suo parere, la first lady degli USA dovrebbe rappresentare la nazione e dunque non indossare abiti troppo costosi, come quelli della sua linea.

Da lì, altri si sono uniti al coro: da Humberto Leon, direttore creativo di Kenzo, alla stilista francese Sophie Theallet che con il suo invito ai colleghi a boicottare "la nuova @flotus" ha alzato l'asticella della polemica. Tutti contro Melania, ma perché:

1) È rea di aver difeso un marito sessista.

2) Apparentemente è fredda e distaccata come un cyborg.

3) Ha copiato spudoratamente alcuni memorabili discorsi di Michelle, ma senza nemmeno un decimo della sua empatia.

Ma questa è moda o politica? Non ci piace il marito e quindi non vestiamo la moglie? Ecco una voce fashion — anzi due: Dolce & Gabbana e Giorgio Armani — dalla parte di Melania.

A stimolare le chiacchiere è stato Stefano Gabbana, anima più "social" del duo made in Italy. Stefano ha postato sul suo profilo Instagram la foto di Melania con addosso un tubino nero firmato D&G, ringraziandola.

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I social si sono surriscaldati: commenti indignati, utenti scandalizzati. Ma nessuna marcia indietro da parte dello stilista. C'è da dire che l'apprezzamento di Gabbana riguardava una scelta fatta da Melania in totale autonomia (l'abito sfoggiato al gala di Palm Beach se l'era comprato da sola: in effetti è pur sempre moglie di un miliardario).

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Più di recente Giorgio Armani si è reso disponibile a vestire Melania Trump, affermando: «Di mestiere cerco di vestire le belle donne e lei lo è.»

La scarsa simpatia del mondo della moda per Melania ha radici lontane: quando, poco dopo l'elezione del marito a Presidente degli Stati Uniti, Melania aveva dichiarato di voler essere "la First Lady più glamour dai tempi di Jackie Kennedy".

Ops, mia cara Melania… il mito non si tocca. E a renderla tale non sono stati gli abiti che ha indossato. Certo, hanno contribuito a costruire un'immagine sofisticata e a fare di lei un'icona di stile. Ma è stata la spontanea eleganza di Jacqueline, quel suo disarmante modo sorridere, la sua naturalezza innata a renderla un'icona. Al punto che John Kennedy disse: «Sì, sono il signore che ha accompagnato Jacqueline Kennedy a Parigi». Merito di uno stile e un'eleganza di altri tempi!