Beirut, nell'immaginario comune, non è certo nella top 10 delle città da visitare per turismo al mondo. Ma forse neanche restringendo il campo a quelle asiatiche. 

Il medio oriente, si sa, non è che tiri molto in generale. Invece la capitale del Libano ha un fascino particolare e una tranquillità che ha lasciato molte delle persone, che mi hanno fatto domande post visita, decisamente basite. Direi meglio: incredule.

Ma non è tanto di questo che vorrei mettervi al corrente, quanto della vitalità (in generale) e del food (uh, come tira questo argomento nel Belpaese!…) nello specifico. Grazie a un conoscente comune, prima di partire alla volta della ridente cittadina per un weekend lungo, contatto Kamal Mouzawak (Souk el Tayeb Founder).

L'ho definito, agli amici nei racconti post viaggio, un Bastianich locale. Cosa intendevo con ciò, che Kamal non è uno chef! Ma possiede un ristorante. E soprattutto una bellissima idea che ha sviluppato negli ultimi anni: aiutare le mogli a uscire "dal guscio". 

Sì, perché oltre a organizzare un bel farmers market con tutti i crismi, un po all'americana per capirsi (che già in sé e per sé sarebbe cosa da applausi) ha coinvolto in questa esperienza madri di famiglia che, una volta a settimana (il sabato) partecipano in prima persona con il proprio stand cucinando per i beiruttesi che passeggiano nei vicinissimi Beirut Soukhs

E ha esteso questa idea anche al suo ristorante dove si alternano tutti i giorni cuoche diverse che propongono piatti della tradizione in un bellissimo, coloratissimo e gustosissimo buffet. All'interno del Tawlet sembra di stare in uno di quei ristoranti newyorchesi dell'upper east, fighetto il giusto, recuperato il giusto, di design il giusto. Intrigante insomma. 

Una bella idea per rendere un weekend alternativo particolare il giusto. E in qualche modo sostenere l'indipendenza delle donne nelle retrograde province libanesi (non sono le uniche nel mondo, eh!) e mantenere vivo il folklore popolare che vive di cibo ma non solo!