1. L'accento marchigiano non ti tradisce mai. Sarà difficilissimo per chiunque capire la tua provenienza. Dopotutto sei nata nell'unica regione d'Italia declinata al plurale, nel nome e ancor più nel dialetto e nell'accento. Certo, se declami a tutta la biblioteca la ricetta delle olive all'ascolana sarà molto difficile non identificarti! Infatti i ragazzi ascolani, nelle loro estreme manifestazioni, vengono anche chiamati "live fritte".

2. I marchigiani non si capiscono tra di loro. Ciò significa che pur essendo abile interprete dell'urdu e hindi (dialetti dell'india settentrionale), per te che sei di Pesaro quella parlata maceratese sarà sempre lingua straniera, misteriosa e indecifrabile. Idem il contrario. Questo perché a pochi chilometri di distanza la stessa parola può significare cose diverse, persino opposte. Un esempio su tutti, per Valentino Rossi (tavulliese doc) Cò significa che (cò fai?), per la tennista maceratese Camilla Giorgi, semplicemente niente.

3. Falci le doppie, che spiegato da un anconetano è: "con un colpo seco provochi una moria di tute, ma proprio tute, quele letere che vano in copia". Non è belo, tutto ciò?

4. Un nome proprio di persona lo trasformi in un'arma impropria. La tua amica Luana la chiami Lulli, Lorenzo Lollo, Elisa Lelli, e se disgraziatamente incontri una Penelope? Che problema c'è, amichevolmente la chiami Pene! Con buona pace della mamma che la immaginava "tessitrice di sapéri più nobili".

5. Tesoro, ti si è ristretto lo Zanichelli. Il tuo vocabolario è composto di parole pronunciate fino all'accento: lu vìel càli picciùli contadì, 'l pàlu macellà. Manco ci fosse Carlo Conti con la Ghigliottina a dirti, «Stooop! hai terminato il tempo a tua disposizione».

6. Usi termini che avrebbero effetti lassativi anche per l'Accademia della Crusca, ma nonostante tutto continui a chiederti perché "petaloso" sì e "stroncicato" no? Ad esempio, se quel piccolo Matteo fosse nato a Urbino avrebbe chiesto l'inserimento delle parole bagiòtto, per dire che è stanco e non vede l'ora di badurlarsi un po' andando al mare.

7. La V per i marchigiani è come Bocca di rosa per De Andrè: c'è chi la usa per noia (taolobrao) chi se la sceglie per professione, o chi come i maceratesi, né uno e né l'altro, e la scelgono per passione. Lavori? Sì, faccio la varishta a lu varre di vabbo (faccio la barista al bar di babbo).

8. Sei portatrice sana di S strisciata. Quindi anche se sei una marchigiana ar-fatta (quella che parla un italiano perfetto), sempre ti verrà fuori uno Scì al posto di Sì e un Cuscì al posto di così. Rassegnati.

Nella foto Isabella Ragonese, nel film Il giovane favoloso, interpreta Paolina Leopardi, sorella di Giacomo. Qui è nella biblioteca di famiglia a Recanati.

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