Non voglio certo offendere Gloria né Loredana, due ragazze che vivono nel mio stesso condominio, quando dico che non vorrei essere loro amica: sono sicura che sono adorabili. È solo che mi sentirei sempre un Calimero, un brutto anatroccolo rispetto a loro. Sono alte, snelle, le it girl del quartiere.

Come posso avere a che fare con loro, io che sono piccola, grassottella e anche un po' imbranata? Le ricerche mi danno ragione. Secondo uno studio pubblicato su Human Nature, se si chiede a una donna che cosa cerca in una nuova amica, risponderà che la vorrebbe alla mano, simpatica, una con cui essere se stessa. Tutto questo consapevolmente. Ma, inconsapevolmente, cercherà una donna "similmente attraente".

Perché, spiega April Bleske-Recheck, docente di Psicologia all'Università del Wisconsin di Eau Claire, e principale autrice dello studio in questione, «questo può aiutare ad attrarre dei potenziali partner». Per esempio, tu e le tue amiche vi vedete per un drink? Essere in gruppo aumenta il vostro fascino e, di conseguenza, aumentano anche le vostre possibilità di farvi notare da quei tipi che stanno dall'altra parte del bancone. Occhio però, è un terreno molto rischioso: le stesse amiche che possano aiutarti ad attirare l'attenzione potrebbero anche rubarti la scena. E trasformarsi nelle tue avversarie più toste, soprattutto se ti consideri la meno attraente di tutte.

Gli americani hanno creato addirittura un acronimo per definire la ragazza che si sente il brutto anatroccolo: DUFF, ossia "designated ugly fat friend" (amica brutta e grassoccia), quella che si sente inadeguata a fianco di un'amica più bella, o più ricca, o che ha il fidanzato più figo, o che ha il guardaroba più strepitoso. Quando siamo vicino a una ragazza così non ci ricordiamo più che anche noi valiamo, e il rapporto può diventare fonte di disagio.

Io ho avuto il mio momento DUFF l'ultimo anno in cui abitavo a New York. Fu in quel periodo che conobbi Kate (il nome è di fantasia, ovviamente). Kate, ex modella, assomigliava ad Adriana Lima: carnagione olivastra, capelli scuri, occhi blu-verdi. Alla fine Kate e io diventammo amiche: organizzavamo cene e aperitivi tra ragazze e ci raccontavamo le storie dei nostri ex fidanzati (e dei potenziali nuovi amori).


Quando uscivamo insieme, io facevo uno sforzo per stare al passo con lei: mi mettevo in tiro e camminavo in bilico sugli stiletto più alti che avevo. Tra noi c'era un tacito accordo di non parlare del nostro aspetto così potevamo fingere che la cosa non avesse importanza. Io però notavo benissimo che quando andavamo in un locale il barista si rivolgeva solo a Kate, e io mi sentivo sempre la seconda classificata... tra due!

Forse se la nostra amicizia fosse durata (io sono tornata a Los Angeles proprio quando stavamo legando di più), quei sentimenti si sarebbero affievoliti e forse sarei riuscita a ritrovare fiducia in me stessa. Un recente studio, infatti, svela che avere un'amica che consideriamo più cool di noi nel lungo periodo può accrescere la nostra autostima.

Il motivo? Quando vogliamo bene a una persona non pensiamo, per esempio, "lei è più snella di me", ma ci percepiamo simili a lei. «Ci vediamo in forma come lei per associazione», spiega Ariana Young, ricercatrice di Psicologia alla California Lutheran University. Kate è attraente, certo, ma anche io ho i miei punti di forza.

In quel periodo stava per uscire il mio libro, e la cosa fece colpo su Kate, che iniziò a buttarmi lì nomi di personaggi famosi che conosceva (o fingeva di conoscere) e di autori contemporanei che "erano davvero incredibilmente interessanti". E poi parlava tantissimo di lavoro! Era ovvio che stava cercando di dimostrare che aveva molto da offrire oltre alla sua sexytudine.

Insomma, mentre io ero indaffarata a provare a tutti che ero abbastanza carina per uscire con Kate, lei stava cercando di dimostrare che era abbastanza intelligente da uscire con me. Ed è allora che mi sono resa conto che in realtà eravamo l'una la DUFF dell'altra.

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