Qualche giorno fa ho fatto una lavatrice pensando alla valigia che avrei dovuto preparare per il weekend. Avevo fretta, molta fretta. Mi servivano un cardigan di lana leggero e un golfino di cotone: vorrai mica perdere tempo ad attendere due lavaggi? Li ho messi insieme. Programma “cotone freddo”. Tanto senza acqua calda si lavano bene entrambi, ho pensato spavalda. All’apertura del fatidico oblò entrambe le maglie erano da buttare. Una era ridotta a un capo lillipuziano per bambole (ma come, a freddo? Non era il caldo a infeltrire i capi?), l’altra, accartocciata in un processo metamorfico e materico, zigrinata e rugosa.

Mentre constatavo l’errore, zac, mi è venuta in mente Elena David, a.d. di UNA Hotels & Resorts, la businesswoman che abbiamo intervistato a Cosmo insieme ad altre due donne guru in un talkshow sul tema del lavoro al femminile (leggi il servizio da pag. 68). Alla domanda: «Cosa consiglia a una giovane donna per fare carriera?», la prima risposta è stata: «Competenza. Per affrontare qualsiasi sfida si parte da lì». Ok, lei parlava di conquista della leadership, ma non vale lo stesso principio anche per fare il bucato?

Condivido questa teoria e ti dirò la mia formula personale: il sapere ha a che fare con il piacere, talvolta più che con il dovere. Quando ti documenti su un luogo che vai a visitare, su un artista da vedere in mostra, ma anche sul programma della lavatrice (!), attraversi poi l’esperienza immaginata con un benessere voluttuoso, un godimento cerebrale e sensuale. Più sai, più accresci l’autostima (e il sex appeal). I grandi ristoratori confermano: per bere un vino ci si può accontentare del piacere fisico, ma per “degustarlo” servono competenza e sensibilità. Solo dopo aver acquisito questi strumenti puoi ambire ad avere il coraggio delle tue idee (e decidere anche di usare la centrifuga per trasfomare una maglia che non usi più in crop top!). Non credo nelle teorie sul successo legate alla fortuna.

Per diventare leader nel proprio campo, ci vuole ben altro: ossatura, preparazione, resistenza alla fatica, talento. E un grande entusiasmo, sempre. Ti anticipo un ultimo consiglio: «Fai sempre più di quello che ti viene chiesto, mettici del tuo, aggiungi un ingrediente creativo e risolutivo al compito che ti viene assegnato. Diventerai indispensabile». Io l’ho fatto. Durante il mio primo stage come giornalista, portavo il caffè alle riunioni con i caporedattori e il direttore. Una chance meravigliosa di acchiappare, per qualche secondo, stralci di conversazione: ne facevo tesoro, e al momento opportuno li rielaboravo, rendendomi utile in modo mirato. Così, tra un macchiato e un cappuccino, ho ottenuto fiducia: mi sono “meritata” il primo pezzo firmato sul giornale. E da lì è iniziato tutto.

A proposito di competenze da acquisire, stanno per iniziare i Mondiali di Calcio: non vorrai mica farti cogliere impreparata, vero? La prima volta che sono stata allo stadio, con il mio futuro marito, sono rimasta sbalordita: come mai non c’era la telecronaca come durante le partite in tv? E perché al secondo tempo la porta della sua squadra del cuore era dall’altra parte? Ebbene sì: non avevo nessuna informazione di base e ho rischiato il linciaggio da parte dei tifosi e la rottura del fidanzamento. Ora sono sul pezzo, so anche riconoscere un fuorigioco! E tu come sei messa in materia? A pag. 52 il nostro esperto ti spiegherà come guardare le partite insieme al tuo boyfriend facendo vedere che ne sai, eccome: troverai “sentenze da esperta”, frasi d’effetto da dire e quelle da non dire (non chiedere MAI dov’è Ibraimovich, scoprirai perché!). Che vinca il migliore (ovvero l’Italia).

Enjoy!

Francesca Delogu

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