Julie Delpy attrice e regista francese ha una fobia che ci confida quando la incontriamo ad Atene per parlare del ritorno di Jesse e Céline sul grande schermo: «Sono terrorizzata dalla fine. So bene che non mi crederai, ma quella che segue è la verità: non ho mai letto l'ultima pagina di qualsiasi libro in tutta la mia vita!». La parola “fine” le provoca ansia «La cosa bella dei film che ho fatto con Ethan Hawke è che non hanno una fine». La cosa vale anche per Before Midnight (al cinema dal 31 ottobre), terzo capitolo di quella serie tanto amata da uno zoccolo duro di romantici incurabili, spettatori che sono cresciuti rispecchiandosi nei tre film realizzati a distanza di nove anni l'uno dall'altro, Prima dell'alba e Prima del tramonto.

Seriamente Julie, non hai mai letto davvero l'ultima pagina di un libro? Non ci sono eccezioni? Che mi dici invece dei film, riesci a guardarli fino alla fine?
«Sì con i film non ho problemi. I libri, invece, sono una fobia. L'unica ultima pagina che io abbia mai letto in vita mia è quella di Alice nel paese delle meraviglie. Lo leggo a mio figlio (Leo, nato nel gennaio 2009 dalla relazione con il compositore tedesco Marc Streitenfeld). 

Guardando Before Midnight è inevitabile ricordare anche il primo film che avete girato venti anni fa.

Cosa ricordi di quell'epoca e cosa provi quando ti riguardi?
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Li riguardo soltanto per motivi di lavoro, prima di tornare a scrivere la sceneggiatura insieme a Richard Linklater (il regista) ed Ethan. Mi ricordo solo di quanto a venti anni fossi depressa. Ero proprio in una condizione di animo miserabile e soffrivo!

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A cosa era legato questo stato d'anim?
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Forse al fatto che la nostra società è pericolosa. Ci insegna a venerare questa cosa che i vent'anni sono i migliori della tua vita. È una cosa molto pericolosa, perché poi ti ritrovi a vent'anni e hai delle aspettative che magari non si avverano».

E adesso com'è invece?
«Molto più divertente. Quando ho compiuto quaranta anni non ci ho pensato. Non è stato uno di quegli eventi a cui pensi ogni istante prima fino al giorno in cui arriva. So bene che molte delle mie colleghe sono ossessionate dalla cosa. Per quanto mi riguarda fin che vivrò tutto andrà come deve andare. Andrà bene. Il problema come dicevo prima è la fine!».

A proposito di “Before Midnight”, come mai realizzarlo proprio adesso? Perché avete atteso tanti anni per riprendere la storia di Jesse e Céline?
«Perché devono andare avanti. Sinceramente prima d'ora non era il momento di fare il film. Nella prima sequenza della pellicola li ritroviamo in una nuova situazione di vita, scoprendo quello che è accaduto alla fine di Before Sunset. Mostrarli nuovamente alle prese con un flirt sarebbe stato come mentire. Penso che finalmente abbiamo rotto il tabù delle commedie romantiche. Non raccontiamo né l'inizio né la fine della storia questa volta. Ma un momento all'interno della loro vita. Mi capita di guardare le altre commedie romantiche interpretate da protagonisti quarantenni. Finisco sempre per notare che quei personaggi hanno gli stessi problemi dei ventenni. Hollywood detta queste regole, ma gli americani sono così in realtà. Quindi direi che noi proviamo ad esplorare questa cosa rimanendo veritieri. Un po' di verità in più non fa di certo male».

Tu scrivi film, li dirigi e li interpreti. In passato hai anche inciso un album. Quanto la maternità ha sconvolto i tuoi equilibri artistici?
«Parecchio. Non mi ha fermata, però. Al momento sto lavorando a cinque sceneggiature, ma non so quale farò per prima. Sono molto confusa. Spero di tornare alla musica, ma devo prendermi cura di mio figlio prima di tutto».

A quando dunque il quarto film con Ethan?
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Chissà. Richiedimelo tra qualche anno. Questi film sono così intensi che ci vogliono nove anni per riprendersi!».