Il ruolo di Victoria, vampira dai lunghi capelli rossi, antagonista di Bella ed Edward nella serie Twilight, ha sicuramente rappresentato un trampolino di lancio per la carriera di Rachelle LeFevre, eppure – come lei stessa racconta – è stato soltanto recentemente che ha capito la portata del suo successo. «Ho passato qualche giorno a Roma: stavo a cena in un ristorante in centro. Ero in bagno e una donna si è avvicinata e mi ha riconosciuta. Mi ha detto: 'Tu sei quella di Under the Dome, vero?'. Lì ho avuto una specie di 'Butterfly Effect': lontana da casa mia, ma riconosciuta in un bagno dall'altra parte del mondo».

La serie televisiva Under the Dome è proprio il motivo del nostro incontro con Rachelle, che avviene in occasione del Roma Fiction Fest dove l'attrice trentaquattrenne viene accompagnata dal collega Dean Norris (già cognato di Walter White in Breaking Bad e adesso nemesi nella serie tratta da Stephen King). In realtà poco prima di mettersi seduta per l'intervista, Rachelle arriva mano nella mano con un uomo misterioso, il classico “fusto americano” che vigila su ogni intervista. Un incrocio perfetto tra bodyguard e press agent: si tratta del suo nuovo compagno, Chris Crary uno dei protagonisti di Top Chef USA. 

Il suo ruolo in Under the Dome è quello di una giornalista pronta a tutto pur di scoprire la verità sulla misteriosa cupola che ha intrappolato la sua cittadina. Una donna forte e allo stesso tempo molto dolce. Un personaggio la cui aura riecheggia nel corso del nostro incontro: «Non lascio mai i miei personaggi – confessa – una parte di loro rimane sempre con me».

Rachelle dal sorriso smagliante, ha sempre la battuta pronta. Ama ridere e offrire sempre qualcosa in più rispetto a una classica risposta standard. La simpatia va di pari passo con la sensualità: tra un'intervista televisiva e l'altra, i truccatori non smettono mai di passarle il phard sul viso. Con indosso una camicetta bianca molto elegante e più in basso una gonna di pelle abbastanza corta che grida vendetta. C'è poco da fissare però, dal momento che sia il suo uomo sia il collega (uno dei più duri mai visti sul piccolo schermo) non la abbandonano mai.

Rachelle, raccontami di quella prima volta in cui hai incontrato Stephen King sul set di Under the Dome: è stato disturbante come ci si aspetta dal maestro del brivido?

«Sai cos'era disturbante? Il fatto che fosse un uomo adorabile! Sono rimasta scioccata di questo, almeno per un po'. Mi aspettavo una persona più cupa e silenziosa, invece mi sono dovuta ricredere. Stephen è l'esatto opposto».

Quanto la produzione letteraria di Stephen King ha giocato un ruolo nelle tue paure?

«
Tanto. Leggevo i suoi libri sin da quando ero piccola. Ero solo una ragazzina di undici anni quando ho letto “IT”. Io non me lo ricordo più, ma mia madre mi ha raccontato che una volta mi ha quasi portata all'ospedale, perché ero terrorizzata. Lei dice che guardavo “IT” in TV, e che a un certo punto dalla cucina ha sentito un grido. È venuta da me e mi ha trovata in stato shock. Stavo iper-ventilando, ero in preda a un vero e proprio attacco di panico. Avrei dovuto aspettare. Ancora oggi i clown mi fanno un po' di paura...».

Dunque ricapitoliamo, la piccola Rachelle aveva 11 anni e già leggeva le 1000 pagine di “IT” senza alcun problema?

«Be' lo devo ai miei genitori. Mia madre è una psicologa, mio padre un insegnante di letteratura. Sin dall'inizio mi hanno insegnato a leggere molto. Un'abitudine che non ho mai abbandonato. Detto questo, avrebbero anche dovuto essere più severi e strapparmi dalle mani i libri di King almeno fino alla maggiore età!».

Lavorare a Under the Dome ti ha permesso di conoscere meglio i temi esplorati nella letteratura di King?

«Sì, non solo la serie. Una volta cresciuta mi sono focalizzata sui temi trattati nei romanzi di King, e agli elementi psicologici. E alla paura. La sua letteratura mi affascina e lui ha il talento unico di entrare nella testa del lettore, metterlo in sintonia con tutto quello che scrive e esplorare le paure peggiori».

La prima stagione di Under the Dome è appena stata trasmessa in Italia. A quando la seconda?

«Presto, ma non ne so più di tanto. Quello che so è che mi sento al sicuro. Perché ci sarà anche Stephen King a prepararla. L'orrore della cupola continuerà in maniera interessante a sottolineare l'orrore all'interno dei personaggi. Questo mi piace della serie: uno sfondo fantascientifico che ci permette di raccontare veri elementi e drammi dei personaggi. Ci sono i buoni, ci sono i cattivi, c'è chi si pente, chi invece diventa oscuro. Naturalmente c'è chi fa sesso con le persone sbagliate. Raccontiamo vere dinamiche. E poi si parla anche di ambiente e inquinamento, un tema per il quale sono ossessionata. Sono una vera nerd dell'ambiente e spero che alcune tematiche della serie possano ispirare chi la guarda e sollevare riflessioni sui veri grandi problemi che stiamo passando».

A parte Stephen King, quali erano le tue passioni da ragazzina? Cosa facevi quando non leggevi?

«È imbarazzante. Da una parte mi davo alla letteratura, dall'altra invece attaccavo poster nella mia camera, mi vergogno se ci ripenso. Compravo le riviste, strappavo le pagine e facevo collage sui muri con le foto dei New Kids On the Block... avevo 12 anni non condannatemi!».