Joseph Altuzarra non parla mai di lavoro con l'amico e collega Alexander Wang.

Il designer 29enne ha un piccolo giro di amicizie altolocate a New York con le quali però preferisce evitare argomenti professionali.

«Siamo tutti molto uniti. A New York c'è un po' l'idea di appartenere ad una piccola comunità. Siccome siamo cresciuti tutti insieme, cerchiamo sempre di supportarci a vicenda», ha spiegato Altuzarra alla rivista inglese Grazia.

«Più di tutti gli altri, sono legato ad Alexander (Wang, ndr) ma non parliamo mai di lavoro! Anzi addirittura ci guardiamo bene anche dal discutere sugli ultimi film che abbiamo visto! Così anche quando emergono delle somiglianze nelle nostre creazioni, facciamo finta di niente. A dirla tutta abbiamo la stessa età, viviamo entrambi a New York, ma il modo in cui filtriamo la realtà attraverso la nostra arte è completamente diverso».

Il designer di origine francese è inoltre grato alla comunità della moda di New York per averlo accolto a braccia aperte. Altuzarra non si è mai trovato bene con l'élite del fashion parigino per cui ha deciso di lanciare il suo business nella Grande Mela.

«A Parigi la creazione viene vista come un atto doloroso, quasi di “masochismo”. Una concezione che non mi trova per niente d'accordo», ha spiegato il designer.

«Mentre a New York c'è un forte senso di appartenenza ad una comunità che si è formata intorno alla straordinaria figura di Anna Wintour. Lei mi è stata di grande aiuto: dopo aver commercializzato la mia prima collezione, la Wintour ha chiamato Barneys per suggerirgli di vendere anche le mie opere. Una cosa che non succede tanto facilmente ovunque!».

D'altra parte Altuzarra ha sempre come musa di riferimento l'ex direttore di Vogue Francia, Carine Roitfeld, parigina doc.

«La mia cliente ideale è una donna, non una ragazza. Non ha più 25 anni, ma è comunque sexy e ama giocare con l'idea di seduzione e trasgressione. I miei design rispecchiano la dicotomia esistente tra la moda francese e quella americana. Da una parte infatti c'è un lato più pratico e funzionale, tipicamente newyorchese. Dall'altra però non rinuncio all'allure francese sensuale e sovversiva», ha spiegato raggiante lo stilista.

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