Continua il processo per la responsabilità civile della morte di Michael Jackson, portato avanti dalla famiglia Jackson contro l'agenzia di promoter AEG Live, accusata di aver assunto il medico Conrad Murray, già dichiarato colpevole di “omicidio involontario” (colposo, ndr) in sede penale.

Katherine Jackson, madre del defunto Re del Pop, è stata chiamata ieri a testimoniare, ma quando l'avvocato della controparte le ha domandato di ricordare i dettagli di una conversazione privata avuta col figlio a Las Vegas dove lui negava di prendere droghe, la Jackson ha perso le staffe.

«Non risponderò a questa domanda, non ha senso», ha incalzato.

«State solo cercando di confondermi per avere qualcosa in mano».

La donna ha dichiarato di non aver mai visto Michael prendere droghe, ma ha ammesso che la famiglia aveva organizzato un “intervento” a Neverland nel 2002, per poi rimanere a bocca asciutta, in quanto il cantante era perfettamente sobrio e scioccato da quel gesto.

«Non ci sono state discussioni profonde né niente di simile. Quando siamo arrivati stava bene, era deluso da noi. È stato imbarazzante».

L'avvocato ha poi questionato la Jackson circa una lettera aperta da lei firmata nel 2007 in cui dichiarava che la star avesse effettivamente problemi di droga.

«L'ho firmata perché volevo mettere a tacere le cose che non erano vere», ha sentenziato.

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