Yōji Yamamoto ha definito la sua linea Y-3 in collaborazione con Adidas come «un bambino nato da due genitori dal DNA profondamente diverso».

Il designer giapponese ha iniziato a lavorare con il col colosso dello sport nel 2002 allo scopo di creare capi comodi ma allo stesso tempo trendy e, dopo 10 anni di partnership, è profondamente soddisfatto del risultato.

«Il mio desiderio era, ed è tuttora, di rendere eleganti e chic gli indumenti per lo sport. L’alleanza con Adidas non è solo importante per la mia crescita personale, ma anche su larga scala perché ha dato vita ad una concezione totalmente nuova dell'abbigliamento sportivo. È come un bambino nato da due genitori che hanno un DNA profondamente diverso», ha dichiarato lo stilista al giornale inglese The Independent.

«E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non c'è alcuna analogia tra le collezioni del mio brand e quelle di Y-3... sono due processi creativi disgiunti e liberi, due mondi paralleli!».

Raggiungere questo perfetto binomio di praticità e glamour non è stato però facile, a detta dello stesso Yamamoto.

«La linea Y-3 combina l'eleganza tipica dell'alta moda con la comodità funzionale allo sport e rifugge ogni soluzione bizzarra di design. Sono stati necessari diversi incontri con Adidas per sviluppare questa idea di stile totalmente innovativa».

Il designer giapponese sta inoltre lavorando col colosso tedesco a nuove idee e per l'estate lancerà una collezione di occhiali da uomo e una fragranza maschile.

Yamamoto ama collaborare con Adidas perché gli ha permesso di sperimentare a 360 gradi il suo punto di vista creativo.

«Viviamo in un'era votata allo sport e alla cura del nostro corpo e in questo senso Y-3 rappresenta uno sguardo sul futuro. Il brand tedesco è stato di grande ispirazione per me e mi ha dato la possibilità di sperimentare molto, creativamente parlando. Grazie ad Adidas oggi sono più libero: nella mia collezione ho molte più restrizioni dal punto di vista estetico, mentre con il brand tedesco lavoro nella più assoluta libertà di espressione».

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