E così The Affair, in colpevole ritardo, è arrivata anche in Italia: il 7 settembre hanno trasmesso le prime due puntate, e le altre andranno in onda tutti i mercoledì su Sky Atlantic. Negli Usa va on air da due anni, ha vinto 3 Golden Globe e ha creato scandalo perché la gente scopa e si fa le corna, e infatti si chiama The Affair mica per niente. In Italia certamente la storia delle corna creerà meno scandalo, perché noi mica siamo un paese di common law che venir meno a un giuramento è come pisciare in chiesa, da noi le corna sono normali, lo diceva anche Simona Ventura che siamo tutti cornuti. 

The Affair racconta della storia clandestina tra un uomo e una donna, entrambi sposati, entrambi belli, entrambi sexy. Il fedifrago si chiama Noah (Dominic West, un attore inglese bello tutto), è uno scrittore radical chic che di lavoro vero fa il povero insegnante, ed è sposato con una donna bella e di famiglia ricca. Si sono conosciuti al college (o all'università, non ricordo), e insieme hanno quattro figli, dai 16 ai 4 anni tipo, la cui unica missione sembra essere quella di impedire a mamma e papà di fare l'amore di notte a causa di sogni brutti. 

immagine non disponibilepinterest
Getty Images
Ruth Wilson e Dominic West in The Affair

La fedifraga si chiama Alison (Ruth Wilson, pure lei inglese, si vede che gli attori americani non sono buoni a fare i cornificatori), fa la cameriera in un diner ed è un'hippie chic: vive in una vecchia casa di pescatori, sgarrupata e grandissima, vende conserve al mercato dei contadini, è sposata con un figo da paura che ha un ranch, e in cuore porta la tragedia di un figlio morto a 4 anni. I due si incontrano per caso, si piacciono, si cercano e insomma, succederà che scoperanno, con tutti i problemi del caso, e inizieranno un affair. 

La cosa bellissima di The Affair è che ogni puntata è divisa in due parti: prima la storia viene narrata dal punto di vista di lui. Nella seconda metà le stesse vicende sono viste dalla parte di lei (e più avanti nelle successive stagioni ci si mettono anche le narrazioni dei rispettivi consorti). Ed è proprio questa doppia prospettiva a tirarti dentro: non è la critica agli stereotipi della società americana (ché la rappresentazione di tali stereotipi è così così stereotipata da essere stucchevole), non è la profondità con cui sono rappresentati i personaggi, perché alcuni sono solo tratteggiati, macchiette utili alla narrazione e assolutamente prevedibili, non è certo la suspance, perché in fondo tutto gira intorno a questa torbida passione e a un omicidio che non verrà svelato per molte puntate. 

No, no. La vera forza è questa: che tu la guardi, segui la storia, ti fai un'idea. E dopo una mezz'ora sei costretta a guardare la stessa storia da un'altra prospettiva. E  scoprirai grandi differenze: a volte sono dettagli (gli abiti di lei inspiegabilmente sono cortissimi quando narra lui, sono castigati quando invece la storia la racconta Alison), a volte sono gesti più sostanziali: chi dà il primo bacio? Chi seduce chi? Chi trascina l'altro giù giù nel peccato impronunciabile dell'affair? Dove sta la verità, dove? In realtà, c'è un tratto comune alla base di ogni alterazione del racconto: il personaggio che narra è sempre quello che ne esce meglio rispetto all'altro. Quando parla Noah, è lui il migliore: meno audace, più tormentato, più dubbioso, e lei invece è la tentatrice pazzerella. Quando è la volta di Alison, è lei a essere sedotta, cercata, manipolata. Ed è lì che scatta la magia che ti tiene incollata a questa serie: ti chiedi quante volte tu, nelle tue relazioni, te la sei raccontata, e quante volte invece aveva ragione lui. Non lo saprai mai. Come in The Affair. 

(Io comunque ho fatto una scelta di campo, e ho deciso di credere a Alison, perché, poverina, è lei è quella che soffre di più). 

Segui Maria Elena su Twitter