Quelli di Google, mentre noi rintracciamo indirizzi su Google Maps o chiediamo al motore di ricerca quanto deve cuocere un uovo per essere davvero sodo, si fanno venire in mente sempre strane idee. Adesso vogliono sbarazzarsi di tutte quelle password che noi pazientemente dobbiamo digitare ogni volta che accediamo a un servizio o abbiamo intenzione di entrare in "un'area protetta".

Ma cosa ci garantirà la sicurezza come prima, se non più di prima? Perché, diciamolo, inserire la password non era poi un compito così fastidioso dal momento che ti dava maggiori garanzie. 

Grazie al Project Abracus, però, Google sta escogitando un nuovo sistema basato sul riconoscimento vocale, la velocità di scrittura e la geolocalizzazione. Tutti che elementi che dovrebbero concorrere a una corretta autenticazione.

L'operazione dovrebbe essere tanto più facile e meno traumatica dal momento che, come ha spiegato Daniel Kaufman, capo ricerca della divisione Advanced Technology and Projects, «Abbiamo tutti un telefono e ciascun device è dotato di vari sensori».

È possibile che in un futuro non troppo lontano la tecnologia di riconoscimento possa utilizzare anche parametri biologici come il volto, la voce, il comportamento su un touchscreen, il passo, il ritmo cardiaco. 

Già l'iPhone 6 ha lo sblocco con l'impronta e pare che Apple stia studiando un modo per affinare il riconoscimento basandosi sul "trust code", un punteggio che è la somma di diversi parametri e che dà la possibilità di accedere ai servizi. Il "trust code" poi cambierà in base alla sicurezza per l'accesso: maggiore quando si tratta di entrare nell'homebanking, minore quando vuoi avviare Twitter o Facebook.

Quindi significa che tutti gli smartphone potrebbero diventare inespugnabili? Non si possono più fare scherzi o spiare nel telefono del fidanzato (NON FARLO!)? Viene quasi voglia di ritornare al vecchio sistema della password.

Intanto noi ci immaginiamo già così:

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