Tra le certezze della mia vita ci sono Quentin Tarantino e i Depeche Mode. Ogni volta che esce un film del regista di Knoxville (Tennessee) ho quel misto di curiosità, eccitazione e paura che mi perseguita dai tempi di Pulp Fiction. Riuscirà il buon Quentin a fare un film che non mi piace? Per ora pare impossibile. Lo stesso meccanismo si è instaurato, da ben più tempo, con i signori del syntho-pop-alternative-rock-elettronico. Avevo 13 anni quando mio zio, di soli 5 anni più grande di me, mi iniziò alla musica dei grandi. Traghettandomi dalla sigla finale di Atlas Ufo Robot (la mitica Shooting Star) al pop anni '80. Che fu scosso fin nelle fondamenta dai Depeche Mode di mister Martin L. Gore con il loro primo singolo di successo: Just Can't Get Enough (che, va detto, fu scritto da Vince Clarke, così come tutto il loro primo album Speak & spell, cofondatore del gruppo che lasciò quasi subito per, dapprima, gli Yazhoo e, infine, i mitici Erasure).

Un titolo una splendida maledizione, è da allora che non ne ho mai abbastanza. Da lì in avanti è tutta gioia passando da People Are People, Everything Counts, Master And Servant, Blasphemous Rumours, Stripped, A Question of Lust, Strangelove (solo per citarne alcune), fino al giorno in cui riesco a comprarmi finalmente un album dei DM con i miei risparmi: Violator. Personalmente non lo ritengo il loro migliore, ma dentro ci sono comunque Enjoy The Silence, World In My Eyes e Personal Jesus.

Sembrava che nulla li potesse fermare e, invece, come spesso capita, da lì a poco si è rischiato di chiuder bottega. Anzi peggio. Martin Gore e Andrew Fletcher persi nei loro deliri artistici e depressivi, Dave Gahan nel tunnel dello speedball. Per alcuni minuti lo abbiamo perso davvero con quel cuore fermo un'eternità a causa di un'overdose. Fine della colonna sonora della mia vita? Per fortuna no e, sorprendentemente, il meglio doveva ancora venire. Si rinasce con Ultra e la meravigliosa Home e si consacra il definitivo ritorno a re del syntho-pop-alternative-rock-elettronico (con intrusioni western alquanto tarantiniane da Personal Jesus in poi) grazie a Exciter con i singoli Dream On e, soprattutto, Freelove. Il tour di Exciter è anche il mio primo live dei Depeche.

Non amo per niente andare ai concerti, ma quella sera al Forum è stata davvero magica. Per la prima volta, Dave e Martin mostrano un grande feeling tra loro. La cosa è talmente sospetta che molti pensano sia una specie di addio dato direttamente dal palco. E invece i DM, dopo aver pubblicato un album all'anno (o quasi) per buona parte della loro carriera, passano a uno ogni quattro e, nel 2005, sfornano quello che ritengo il loro lavoro più completo e quello che ho ascoltato di più: Playing the Angel. Dopo il singolo Martyr, davvero molto interessante, si arriva al 2009, anno che vede l'uscita di Sounds of the Universe con la mia canzone preferita di sempre: WRONG. Perfetto riassunto di come io sento la vita.

Con il nuovo album parte il nuovo tour, che questa volta lascia gli spazi di media grandezza e si dirige direttamente a San Siro. Il mio primo concerto live in uno stadio non mi piace. Luce naturale che toglie atmosfera fino dopo le 21, palco troppo distante, gente che vuol vedere il concerto da seduta manco fossimo a teatro. Poi però, parte Enjoy the Silence e tutto si trasforma. Per l'ennesima volta, dal palco, si fanno saluti che sembrano più un addio che un arrivederci.

E invece arriviamo ai nostri giorni con l'uscita del singolo Heaven, tratto dal nuovo album Delta Machine. 13 nuove tracce per le mie orecchie. Così, quando il 1° febbraio, mio zio posta su Facebook: "e quando, dopo 30 anni che li segui, pensavi di conoscerli fino in fondo, ecco che ti stupiscono e fanno innamorare un'altra volta" non mi resta che infilare le cuffiette e affrontare quel misto, già citato, di curiosità, eccitazione e paura. Vado su Youtube e parte il caricamento, salto la pubblicità e via, si parte. Non è proprio quello che mi aspettavo, ma alla fine: cosa mi aspettavo?

Il nuovo singolo mi sembra un ballata syntho-rock con inserti di chitarra un po' blues tendente al western. Non mi piace, ma c'è un punto che, piano piano, mi entra sottopelle. Aspetto un po' e la riascolto. Ecco il momento magico: la chitarra di Martin. Posto la mia prima impressione: "Non è A Pain That I'm Used né tantomeno Wrong, però visto il periodaccio mi faccio portare con facilità e acriticità in... Bentornati DM". Sì, non c'è dubbio, non ha la carica della prima nè la complessa maestosità della seconda (con quel pazzesco video), ma è tanto coinvolgente. E quelle parole: "Endless discussions not leading anywhere, I feel the passion, You live in dispair, Sleeping in daylight, awake in the darkness, I see the glittering", le ho già imparate a memoria.

Ora si attende con impazienza il 26 marzo, giorno di uscita del nuovo album (a luglio, poi, saranno live a San Siro). Non vedo l'ora di avere il cd tra le mani, così come non vedo l'ora che arrivi Kill Bill 3. Ho bisogno di qualcosa di nuovo perché Django Unchained (ultimo film di Tarantino) e Heaven sono già storia. La mia storia.