La vera verità sul fatto che io vada a intervistare Marracash è che mezza redazione di Cosmopolitan (e buona parte delle lettrici) vorrebbe passarci qualche ora in profonda (ehm...) intimità . Quindi la mia missione è andare lì e cercare di tirare fuori un'intervista fatta non solo di robe serie (lo stato del rap oggi, la generazione x e y, la musica contro ecc ecc), ma che parli anche di quelle interessanti futilità che piacciono a noi bionde, tipo amori, fidanzamenti, flirt e così via.

Il problema è che prima dell'intervista ho ascoltato l'album: si chiama Status, esce il 20 gennaio, ed è bellissimo. È complesso, grande, sofferto, ancora combattente. Un album maturo, che dice che sì, il rap è ancora una faccenda per persone serie.

«È il mio disco più solido, più monumentale, più compatto come intenti e argomenti. Mai come in questo disco sento che le mie canzoni parlano per me. Non è facile, lo so, è fluviale, c'è un sacco di roba, è pieno di testo, lo so. Ma volevo farlo così».

Fabio Bartolo Rizzo, 35 anni, aka Marracash ci ha messo circa tre anni a farlo, e ha scritto dei testi lunghissimi, pienissimi. Testi che in genere scrive a ruota libera sul cellulare.

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« Prendo appunti di continuo. E poi a un certo punto le cose vanno insieme. Magari mentre sto facendo altro, tipo guidando. Anche la musica ripetitiva mi aiuta un sacco: qualsiasi cosa ti porti a staccare il cervello, ti fa passare dal pensiero all'intuizione. È allora, in quel momento lì, che nascono le canzoni».

L'album, dicevamo. L'ha registrato tra Los Angeles, Londra e Milano, l'ha mixato con Anthony Kilhoffer (uno che ha vinto 3 Grammy e ha contribuito a creare il successo mondiale di Kanye West) e l'ha cantato insieme a Tiziano Ferro (Un posto nel mondo, struggente e perfetta), a Neffa (Nella macchina, che sarà il prossimo tormentone estivo, sicuro), ma anche a Fibra, Salmo, Gue' Pequeno. C'è anche un featuring con Lasciati dei Subsonica, un pezzo del loro grandioso album Microchip emozionale del 1999. Il singolo di lancio è In radio, che canta assieme una vocalist che ha anche scritto la melodia, Federica Abbate.

Insomma, il problema vero è: come faccio a chiedere di amore a uno che scrive una canzone che è dedicata a Milano e si intitola Sushi & Cocaina? Vabbè, vado e lo faccio. Quindi allora Marra, com'è che in questo album non c'è una canzone d'amore?

«Ma io non posso scrivere un album tutto sull'amore se non sono innamorato. C'è gente che lo fa, tipo Biagio Antonacci. Io no. Credo molto nell'amore: è una roba che esiste in natura, come la paura, i sentimenti sono veri, sono lì, li provi, sono una cosa tangibile. Ho amato molto le mie ex, forse le amerò per sempre. Ma non credo nella coppia: mi guardo in giro, e non è che veda molte persone felici di stare insieme. Magari si tradiscono, oppure hanno paura di stare sole. Io ci ho provato, ogni volta ci provo, come tutti. Ma ora che ho 35 anni forse qualcosa di me l'ho capito: per come sono fatto io, una storia che duri tutta la vita forse non fa per me».

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