Siamo agli inizi del '900, la donna non aveva ancora la considerazione e la "libertà" che ha oggi di essere e di esprimersi. Di lavorare e di creare. Di mettere uno smalto rosso Chanel e una minigonna. Di andare ad un concerto e di amare incondizionatamente. Eppure loro, le donne di cui parla questo libro, ce l'hanno fatta persino allora. Si sono fatte largo con le uniche armi che avevano a disposizione: l'eccesso, la fantasia, l'allegria e perché no, la disperazione. Una carrellata di donne, pescate nel mazzo tra quelle con più errori a carico, più stranezze nel curriculum, più bellezza da svelare, più rabbia da smaltire. Donne svelate da un'altra donna, Cristina De Stefano, che si racconta, durante la trentesima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino. Cristina parla seduta su una panchina, a pochi passi dal marasma di colori e libri che di lì a poco L'accoglieranno ancora, anche se per poche ore: "…guarda com'è bello il sole, stiamo qui", mi dice, mentre invano provo a portarla davanti ad una tazza di caffè, della quale probabilmente ho bisogno più io di lei.

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La palla ora passa a Cristina, che personalmente inserirei di diritto nel sequel di questo libro, che ancora non è arrivato sugli scaffali delle librerie, eppure ha già lasciato traccia e aperto una strada su altrettante opportunità. Perché racconta di donne nelle quali ognuna di noi almeno una volta nella vita si è ritrovata e dalla quale può imparare qualcosa.

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Francesco Castaldo

Cristina, quando hai deciso di scrivere di donne?

Da ragazza volevo fare la giornalista, ma di cose serie, un po' alla Oriana (Fallaci, ndr). Ho studiato l'ebraico, volevo fare reportage di guerra. Vinsi una borsa di studio per andare in Israele. Il mio ragazzo di allora arrivò a casa con un ritaglio di giornale in cui si parlava di un'ottima scuola di giornalismo qui in Italia. Mi convinse a restare e con il tempo quel ragazzo divenne prima mio marito e poi il padre dei miei figli. Finita la scuola sognavo di andare a fare pratica al Corriere e invece mi mandarono da Elle, un femminile. Fu come mandarmi alla ghigliottina. Poi ho iniziato a divertirmi, a cercare un approccio tutto mio a quel mondo frivolo che non mi aveva mai del tutto colpito. E il resto è storia.

Quando hai deciso di scrivere?

Da sempre. Da quando ne ho memoria. Da piccola volevo fare il remake di Via col vento, avevo 12 anni, praticamente riscrissi lo stesso libro. Passavo il mio tempo insaccata in una sedia in vimini a leggere, sedia che andando via da casa mi sono portata dietro e conservo ancora. Cadevo letteralmente nei libri, mia mamma alle volte veniva a cercarmi preoccupata di dove fossi finita. Sono un'artigiana delle parole, sono felice quando sento che una frase gira come dico io.

Cosa rende speciali quelle 20 donne?

Non è una galleria esaustiva, ma abbraccia un periodo storico a me particolarmente caro: parliamo del lasso di tempo che va dagli Anni 20 ai 50, quando iniziavano ad aprirsi spazi anche per le donne. Erano impazienti, volevano farsi largo, furono le pionieri di un'epoca che abbiamo avuto la fortuna di vivere, in alcuni casi andando a calpestare solchi aperti da loro.

Hai scelto 20 donne, bene, ora ti chiedo di sceglierne solo una tra di loro.

La scultrice delle donne formose e colorate, Niki de Saint Phalle. E' stata abusata sessualmente dal padre e grazie alla rabbia che aveva dentro è riuscita a fare leva su questo trauma per salvarsi. Ha tratto benzina dall'arte. E' una bellissima storia di rinascita, di resilienza: una bella lezione di vita.

Se non avessi fatto quello che fai?

Sognavo di fare la cantante alla Norah Jones... Però guardando in faccia la realtà (sono stonata), credo che sarei finita comunque ad occuparmi di libri. Avrei fatto la libraia o l'editrice.

Perché ti piace così tanto scrivere della vita degli altri?

Mi stai psicanalizzando, bene. Sono una donna mite, non amo apparire e non sono sempre coraggiosa, non come vorrei, amo la vita degli altri, perché trovo che mi aiuti ad allargare la mia, ed è li che cerco ispirazione e compensazione, come un effetto a specchio. Imparo a non fare errori che altri prima di me hanno fatto.

Da anni vivi a Parigi. Ti manca l'Italia?

Vivo in Francia dal 2003 e da allora amo di più l'Italia, la sua aria, la sua dolcezza di vivere e quel senso del bello che non vediamo perché troppo concentrati sui difetti. Ci torno almeno una volta al mese, non potrei vivere troppo lontano dall'Italia e dai suoi cappuccini. Parigi è bella, ma è una vecchia signora, Londra mi emoziona molto di più.

L'ultimo libro che hai letto?

La vita segreta degli alberi di Peter Wohlleben: in una vita precedente credo di essere stata una druida. E' un bestseller che parla di queste creature, tra le più dolci al mondo, capaci di dare e di non prendere nulla.

Un titolo per le nostre lettrici?

Felici i felici di Yasmina Reza. E' bello il messaggio che troverete in questo romanzo: sono felici quelli che sanno essere felici, perché per essere felice devi saper vedere la felicità. Dentro ci sono 21 personaggi che parlano di amore e non solo, con una meravigliosa ironia.

Cos'è il coraggio? Sopravvivere là fuori?

Avere coraggio non vuol dire non avere paura, per citare ancora Oriana. Il coraggio è non perdere mai la convinzione che le cose possano andare meglio. E' una forma di ottimismo: pensa sempre al sassolino che hai sulla tua strada e non guardare all'insieme della frana, spezzetta le difficoltà, stai nel presente perché la paura maggiore arriva se ti concentri troppo sul futuro. E ricorda che essere coraggiosi non vuol dire essere incoscienti, semmai richiede serietà e un duro lavoro.

Sei felice?

Si, tantissimo. Ho una propensione innata alla felicità, ho un buon carattere e sono amata, da mio marito Claudio, dai miei figli, Lia e Marco, dal mio gatto Strip. So godermi le piccole cose, quelle capaci di renderti felice e ho imparato a non avere aspettative, non voglio mettermi nella situazione di essere delusa… Ragazze, lasciatevi sorprendere dalla vita...