Hai mai pensato al "carattere" dei tuoi abiti? Hai mai provato a classificarli non solo in base al colore o alla lunghezza ma in maniera più creativa, riflettendo su ciò che significano, sul loro ruolo nella tua vita? La scrittrice Elvira Seminara lo ha fatto, rendendoli protagonisti di un romanzo che, non a caso, si intitola Atlante degli abiti smessi (Einaudi, € 17) che ha presentato ieri sera al Punto Einaudi di Milano.

È la storia di Eleonora, una donna italiana che in un momento di grande confusione esistenziale, decide di partire per Parigi e da qui cerca di "ricucire" (verbo scelto non a caso!) il rapporto con la figlia, scrivendole delle lettere (siamo nel 1992, in pochissimi hanno il cellulare e internet non esiste). Prima di partire Eleonora ha lasciato, sul tavolo di casa, un lungo elenco di abiti: sono per la figlia Corinne, se tornerà mai a casa.

Ci sono vestiti elfi "che non trovi in nessun posto quando li cerchi. Ma poi rispuntano beffardi come se niente fosse", vestiti innamorati, vestiti "chiassosi, petulanti, che scodinzolano appena", vestiti animati, vestiti che ti saltano addosso...

«Mi piacciono gli abiti che si trovano nei mercatini, immaginare che storia abbiano avuto prima di finire lì. Mi definisco una "cantascorie" perché sono attratta dalle cose dismesse, che chiedono di essere recuperate», ha detto l'autrice. «E anche dalle cose rotte, che si possono riparare. In Giappone esiste la pratica del Kuntsukuroi, che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido per riparare oggetti in ceramica, dando loro un nuovo valore. Ecco: se una crepa in una tazza può essere trasformata in un fiore, un abbellimento, mi piace pensare che si possa fare lo stesso con le relazione. Non esiste dolore, ferita, che non si possa trasformare in bellezza».

Un bel messaggio, no?

Elvira Seminara sarà a Milano il 9 marzo alle 18 alla libreria Il mio libro, l'11 marzo a Romapresso la biblioteca Mandela alle ore 17.30 e il 12 a Monterotondo (Rm) presso la libreria Ubik alle 17.30.