Sara Porro è una che scrive benissimo. Così bene che i suoi post su Dissapore l'hanno resa una delle food writer più corteggiate in Italia e all'estero (è contributor del New York Magazine). Joe Bastianich l'ha scelta per scrivere la sua biografia a cuore aperto: Giuseppino: Da New York all'Italia: storia del mio ritorno a casa (Utet, € 14).

Se non fosse per lei, il libro sarebbe scritto in una lingua pressoché incomprensibile, quella divertentissima e farcita di strafalcioni di Joe: I "lastici", sarai "liminato"... Noi che amiamo il giudice di Masterchef più figo di tutti (ok, se la gioca bene anche Cracco) ci siamo abituati, ma al grande pubblico la sua storia meritava di essere raccontata con le parole giuste.

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Sappiamo che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Quali sono le figure femminili di riferimento di Joe Bastianich (a parte te ovviamente)?

«Nel caso di Joe ce n'è sicuramente più d'una! Joe è molto fiero della sua famiglia e delle loro radici italiane. È per i suoi tre figli che ha voluto comprare dei terreni e creare un'azienda vinicola in Friuli, in un posto che potessero chiamare casa. Joe ha un legame fortissimo sia con sua madre, Lidia, e anche con la nonna materna Erminia, che oggi ha 94 anni – era proprio lei a chiamarlo "Giuseppino", quand'era bambino. Quando si è trattato di scegliere la dedica del libro, Joe non ha avuto dubbi: ha voluto una foto di sé insieme alla nonna, e la scritta: A Erminia, la donna della mia vita.»

Come vi siete conosciuti tu e Joe?

«Erano gli ultimi giorni della produzione della seconda stagione di MasterChef, estate 2012. Io avevo seguito la prima stagione con un liveblog su Dissapore che aveva avuto un certo successo, e Bruno Barbieri mi invitò a una festa a casa di Joe.

La versione ufficiale era che volessero conoscermi di persona, la verità, invece, era che diffidavano profondamente di me – il ragionamento era: meglio tenere gli amici vicini, e i nemici ancor di più. Arrivai a casa di Joe per prima, non c'era ancora nessuno.

Al suo arrivo, l'ascensore si bloccò e Joe rimase intrappolato tra un piano e l'altro. Fu così che ci presentammo: lui – o almeno, la metà di lui che era visibile - disse che era un vero piacere conoscermi finalmente e suggerì che mi facessi servire un bicchiere di vino, scrollando le spalle come a dire "lo farei io stesso, se non fossi momentaneamente impossibilitato".

Io gli chiesi se non fosse il caso di chiamare il numero di emergenza. Lui mi rassicurò. Non avevo mai incontrato un padrone di casa così all'altezza da dentro la tromba di un ascensore.»

Un pregio e un difetto di Joe che non lui non ammetterebbe mai o fa di tutto per nascondere?

«Joe è per me un amico straordinario e una delle mie persone preferite al mondo. Ciò detto, "Joe è un uomo fantastico" non si qualifica decisamente come "cosa che lui non ammetterebbe mai al mondo", quindi mi toccherà fare uno sforzo in più.

Pregio: Joe ha la grande capacità del ristoratore consumato di far sentire il suo interlocutore molto speciale. Lui lo chiama "l'effetto Bill Clinton". Quando parla con te, ti senti come se nessuna conversazione gli fosse mai interessata altrettanto nel corso della sua vita. C'è una parte di verità, ovviamente – è un uomo autenticamente curioso degli altri – ma in parte è mestiere. Adesso il suo segreto è svelato.

Difetto: può essere molto distratto, ma del resto in ogni singolo momento ci sono almeno due dozzine di cose urgentissime che richiedono la sua attenzione. Ho capito tempo fa che c'è una sola ragione per cui ricorda il mio compleanno: a proposito di Bill Clinton, ha uno staff che non sfigurerebbe alla Casa Bianca.»

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