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Kristan Higgins con i suoi libri ha venduto 2 milioni di copie in tutto il mondo. Autrice di 13 romanzi, in Italia è uscita con Troppo bello per essere vero, Un regalo per Miss Grey, Finché non sei arrivato tu..., Se torno, ti sposo e l'ultimo Lo Voglio! tutti pubblicati da Harlequin Mondadori. L'abbiamo incontrata a Milano.

La realtà che lei racconta nei suoi libri è ad alto tasso di identificazione: le famiglie hanno anche dei problemi, le protagoniste non sono tutte bellissime...
«Certo. La vita non è tutta rose e fiori. E noi donne normali non siamo perfette, non somigliamo tutte ad Angelina Jolie e ne siamo consapevoli. L'autostima è un problema per ciascuna di noi, per questo mi sembra importante dare a tutte la possibilità di identificarsi con l'eroina di un romanzo».

Secondo lei le ragazze hanno ancora bisogno di leggere storie d'amore?
«Sì, certo. Ricevo molte lettere da donne single che mi dicono: "I tuoi libri mi danno speranza perché i personaggi non sono perfetti e, nonostante questo, trovano l'amore. E anche se so che si tratta di finzione letteraria, penso che potrebbe succedere anche a me". I miei libri sono pieni di speranza, finiscono bene. E poi le protagoniste sono dei modelli per le lettrici, perché sanno cosa vogliono e hanno una vita piena: con o senza un uomo. Certo, desiderano quella relazione che credo tutte le donne sognino: ma non hanno intenzione di accontentarsi di qualcosa di meno. Sono intenzionate a lottare per la loro felicità e superare gli ostacoli interiori pur di arrivare al traguardo che cercano. Quindi sì credo che questi libri siano ancora importanti. Anche perché nella letteratura rosa di oggi, rispetto a quella di solo 20 anni fa, il focus prima ancora che sulla ricerca dell'uomo perfetto è sulla ricerca della vita perfetta».

Nei suoi libri non si parla mai esplicitamente di sesso, come mai?
«Ho ricevuto un'educazione cattolica, ho studiato dalle suore. La prima volta che ho provato a scrivere di sesso mi sono ritrovata, istintivamente, a girare la testa da una parte per non guardare lo schermo, tanto era l'imbarazzo che provavo davanti a me stessa e tanto mi veniva da ridere! Insomma, visto che ci sono scrittrici che affrontano il sesso molto meglio di me, io lascio perdere. Preferisco parlare di sesso emotivo e non performante, ovvero senza entrare nei dettagli: accompagno i personaggi in camera da letto, ma poi chiudo la porta e li incontro nuovamente l'indomani mattina. Questa mia scelta, tra l'altro, ha ampliato il bacino delle mie lettrici, perché mi leggono anche ragazze adolescenti e cristiane: negli Stati Uniti la comunità cristiana è molto rigida e non legge libri che contengano bestemmie, parolacce o sesso».

Pensa che dopo il successo di Cinquanta sfumature di grigio si pubblichi troppa letteratura erotica?
«Non ho niente contro la letteratura erotica, ma non mi piacciono quei libri in cui l'uomo trova soddisfazione solo nel fare male a una donna. Capisco la fantasia che c'è in Cinquanta sfumature ma non mi piace il messaggio che manda, specie alle ragazze più giovani».

Quale messaggio?
«Che la donna deve essere ciò che l'uomo vuole che lei sia. Christian Grey decide cosa Anastacia deve mangiare, indossare, fare. E poi le fa male. E a lei piace pure. Mi sembra un messaggio pericoloso. Come fantasia va benissimo, ma mi chiedo se tutte le lettrici sappiano distinguere tra realtà e fantasia e se non ve ne siano alcune che finiscano per credere che, per avere un certo tipo di uomo, bisogna essere disposte a fare certe cose».