Partire per il Salone Internazionale del Libro di Torino significa prepararsi non solo a una scarpinata infinita, su e giù per i 5 padiglioni e i settori del Lingotto, tanti quante le lettere dell'alfabeto. Ma soprattutto esporsi a una quantità di stimoli (intellettuali, visivi, uditivi) che ti faranno tornare a casa stanca morta... ma felice!

Io ho scelto di partire presto: alle 8 il treno lascia Milano, alle 9 è già alla stazione di Porta Nuova e, grazie alla metropolitana, alle 9.20 sono già all'ingresso del Lingotto, ancora non troppo affollato.

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Ritiro il mio accredito stampa e inizio con un giro di saluti: anche se gli addetti ai lavori in giro a quest'ora non sono moltissimi, visto che ieri sera si è tenuta l'ormai leggendaria festa dell'editore romano Minimum Fax e, come da tradizione, saranno andati tutti a letto
non prima delle tre!

Il salone dà forti emozioni

Alle 11 faccio un salto a un incontro presentato da Marco Peano, editor e anche scrittore (è da poco uscito, per Minimum Fax, il suo primo romanzo L'invenzione della madre): con lui Vanni Santoni, responsabile della collana di narrativa di Tunuè (casa editrice più conosciuta per le graphic novel) e l'autore di un libro di cui ho sentito molto parlare: L'appartamento di Mario Capello. Si discute del lavoro dell'editor, ovvero la persona che "segue" l'autore passo passo prima che un libro vada in stampa. Capello è un forte fumatore oppure è molto nervoso: durante l'incontro tiene tra le dita una sigaretta... come se fosse accesa! Una presentazione al Salone può dare forti emozioni...

Premio Strega... presente!

Dai giovani scrittori a quelli più affermati: ascolto per un po' Marco Santagata, candidato al premio Strega di quest'anno con Come donna innamorata (Guanda), presentato da Walter Siti che lo Strega lo ha vinto nel 2013 con Resistere non serve a niente (Rizzoli). Siti è un eccellente oratore, e sceglie di partire con quello che del romanzo dell'amico Santagata meno gli è piaciuto. Per poi arrivare ai passi più belli. Il libro racconta, ovviamente romanzandola, la vita di Dante. Beatrice inclusa.

Quest'anno al Salone si parla tedesco

Ogni anno al Salone del libro c'è un Paese ospite: quest'anno è la Germania. In un corner gremito di gente, affiancato da una caffetteria che vende, tra l'altro, anche dolcetti tedeschi, si parla di Berlino. Mario Fortunato, autore di Le voci di Berlino (Bompiani) presenta David Wagner, che ha scritto molto sulla città tedesca e ha pubblicato in Italia solo uno dei suoi romanzi: Il corpo della vita, edito da Fazi. David parla in tedesco: alcune persone tra il pubblico hanno le cuffie per la traduzione simultanea, altre no... ma sono tutte molto attente. Si rivela ai miei occhi un insospettabile pubblico di germanofili!

Social network e letteratura: si può fare?

Il bello del Salone è che letteratura antica e moderna, alta e leggera, italiana e straniera, si mescolano continuamente quindi, dopo Dante e dopo Berlino, mi fiondo a un incontro che mi interessa molto: si discute infatti di come parlare di libri sui social network. Lo coordina Barbara Bottazzi, direttore del webmagazine Gli amanti dei libri e sono presenti gli scrittori Massimo Polidoro, Giuseppe Culicchia e Stefano Piedimonte, oltre alla giornalista esperta di new media Barbara Sgarzi.

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Piedimonte, che sull'argomento ha di recente scritto un articolo per un quotidiano, non ha dubbi:

«Per uno scrittore oggi è obbligatorio essere sui social, perché i canali per arrivare ai lettori sono cambiati. Certo, esserci è anche rischioso perché ti esponi, è come entrare in una piazza, sei obbligato a salutare chi c'è e a rispondere ai saluti di tutti. Però oltre a parecchi doveri, lo scrittore ha anche dei diritti: primo tra tutti quello di mandare al diavolo i lettori troppo maleducati!».

Culicchia ha un'opinione differente:

«Sono un dinosauro da questo punto di vista: non ho quella brillantezza che serve per scrivere su twitter, per esempio. E poi stare sui social è un lavoro. Seguo un po' una pagina facebook che ha aperto una mia fan romana, ma mi limito a postare le date dei miei eventi... anche se sono così distratto che spesso i lettori mi fanno notare che sono sbagliate! Mi sono un po' appassionato a twitter quando lo scrittore Bret Easton Ellis vi ha annunciato che avrebbe scritto il seguito del suo American Psycho... ma poi è venuto fuori che non era vero!».

Parliamo di donne

L'incontro successivo è tutto al femminile: Alessia Gazzola, autrice della serie di thriller (editi da Longanesi) che hanno per protagonista la specializzanda in medicina legale Alice Allevi, presenta Vanessa Diffenbaugh, che dopo il supersuccesso di Il linguaggio segreto dei fiori, è uscita da poco con Le ali della vita (Garzanti).

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Alessia, mooolto incinta, parte subito con una domanda sulla maternità, che è uno dei temi del libro di Vanessa. E le chiede se anche lei pensi che ci sia qualcosa di instintivo nel ruolo di madre.

«Sì, ma non credo sia legato alla biologia», risponde lei. «Io ho due figlie biologiche, ancora piccole, e due ragazzi in affido che oggi hanno più di 20 anni. Quando erano più giovani e uscivano la sera, io mi svegliavo istintivamente all'orario esatto in cui sarebbero dovuti tornare: e se non erano in casa, uscivo a cercarli!».

Poi racconta un episodio molto strano legato a questo libro:

«Dovevo trovare una fidanzata per il personaggio di Alex, e l'avevo immaginata sudamericana, piccola di statura, con un problema di scoliosi che la costringeva a portare scarpe ortopediche. Be', durante un evento... ho visto una ragazza esattamente così! Ho pensato che fosse un segno, che il romanzo fosse sulla strada giusta. L'ho avvicinata e le ho chiesto di raccontarmi la sua storia: l'ha fatto ed è stato molto bello».

Giallo Svezia

Nella stessa sala, un po' dopo, sono sedute la giornalista Maria Latella e la scrittrice svedese di gialli Camilla Läckberg, edita da Marsilio, che inizia l'incontro scattando foto con il suo telefonino alla (tantissima) gente presente in sala. Alla domanda su quando abbia iniziato a scrivere, Camilla risponde:

«Già da bambina inventavo storie. Ne ricordo una, iniziava con Santa Claus e sua moglie, felici durante una giornata di sole. Ma dopo poche pagine, ecco che la moglie era stesa per terra, morta. Insomma, non avevo molta scelta su cosa fare nella vita: o scrivevo gialli o... facevo il serial killer!».

Una Londra da favola

L'evento che si rivela il più divertente del pomriggio è quello in cui Luca Bianchini presenta il suo Dimmi che credi al destino (Mondadori) e per farlo ha scelto di farsi accompagnare da... Mara Venier! Luca racconta che al suo invito, Mara ha risposto con questo sms: «Accetto perché ti amo». E in effetti il feeling si sente.

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Luca è adorato dal pubblico: moltissimi qui hanno letto il suo Io che amo solo te, che diventerà presto un film. Con questo nuovo romanzo ha scelto di abbandonare l'ambientazione pugliese e spostarsi a Londra, il cui cielo, dice:

«È una metafora di come nella vita ci sia sempre una possibilità. Ogni giornata, anche la più piovosa, regala sempre uno sprazzo di sole. Perché le nuvole, in Inghilterra, corrono veloci».

La protagonista del libro non è un personaggio di fantasia, ma la proprietaria del The Italian Bookshop di Londra, Ornella. È lei che ha dato gli spunti a Luca per questa storia.

«Quando Ornella, che ha avuto una vita molto intensa, mi ha detto: "La libreria mi ha salvato la vita, io voglio salvare la libreria", perché è a rischio chiusura, ho deciso che volevo scriverne. Ornella è una persona strordinaria. Alla mia domanda "Qual è la differenza tra la vita e i libri?", sapete cosa mi ha risposto? "Nessuna: i libri sono la vita, raccontata meglio". Una frase bellissima!».

E così Luca invita la "vera" Ornella a salire sul palco. E lei, quando lo scrittore la definisce "un sole che splende" si commuove. E chi non l'avrebbe fatto, al posto suo?

Il tempo di assistere all'assalto, da parte di nugoli di ragazzine adolescenti, alla sala nella quale parla Jamie McGuire, acclamata come una rockstar per la sua serie dei "disastri" (editi da Garzanti, il primo si intitola Uno splendido disastro) e di fare un salto velocissimo all'incontro tra lo scrittore Sandro Veronesi e Jhumpa Lahiri, scrittrice indiana pubblicata da Guanda che ha scelto di strasferirsi in Italia con la famiglia, ed è un'appassionata studiosa della nostra lingua e... ooops, è già ora di tornare in stazione.

Bye Bye, Salone. Ci vediamo nel 2016!

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