Donne ingenue ma adorabili, uomini gretti e bambini saggi sono i personaggi must have di quasi tutti i film di Tim Burton. Big Eyes, dal 1° gennaio 2015 al cinema, non fa eccezione: ti fa guardare il duro mondo degli adulti attraverso gli occhioni sgranati dei bambini.

Big Eyes sono gli occhioni tristi che Margaret Keane (Amy Adams) disegna in tutti i suoi quadri. Margaret ha la passione per la pittura ma è una mamma divorziata con un'unica amica (Krysten Ritter) e tante insicurezze. Come fai a crescere una figlia se sai che il padre non si farà mai più vedere e ai colloqui di lavoro si stupiscono che tu non faccia la casalinga? Margaret ha una grande fonte di ispirazione: sua figlia è il soggetto di praticamente tutti i suoi quadri. Le disegna il corpo, i capelli, il naso e la bocca perfettamente proporzionati e al loro posto, ma gli occhi li fa sempre enormi e tristi. Un giorno la pittrice incontra un pittore: Walter Keane (Christoph Waltz) dipinge per hobby, ha la parlantina sciolta da uomo d'affari ed è uno che si sa vendere bene. In poco tempo seduce Margaret e la fa diventare la signora Keane. L'ingenua artista inizia a firmarsi col nome "Keane" anche sulle tele. Niente di strano se solo non succedesse che, a una mostra, dei possibili compratori credono che i big eyes siano opera di Walter e non di Margaret. I bambini con i grandi occhi piacciono tanto al grande pubblico, quello che non va spesso alle gallerie d'arte. Il furbissimo Walter ha un'idea che rivoluziona il mondo dell'arte: quella di incentrare il proprio business non sui dipinti ma sui poster dei dipinti. Ma chi è il vero autore dei disegni stampati a ripetizione sui poster che riempiono gli scaffali dei supermercati, accanto ai prodotti per la casa?

Che bello il gusto per il kitsch degli Anni 50 e 60. Ricordi la cittadina in cui Edward Mani di Forbice fa il giardiniere e parrucchiere? Ricordi le casette in colori pastello, le macchine bombate appena lucidate, i tailleur rosa con le perle, le permanenti e le stampe a fiori? In Big Eyes, Tim Burton trasporta questa atmosfera nelle grandi città della West Coast: lì ci sono i jazz bar, come quello in cui i coniugi Keane espongono per la prima volta i propri quadri, e lì ci sono i beatnik, cioè gli artisti anticonformisti. Ma ci sono anche i pittori della domenica con i loro agghiaccianti quadri finto impressionisti, i supermercati scintillanti, pieni di poster che sembrano prodotti seriali senza autore, e le ville con piscina dove la ricchezza non dà felicità. A un certo punto ti sembra addirittura di entrare in una cartolina delle Hawaii!

Tim Burton ti insegna che un tocco kitsch di qua e di là, se controbilanciato, può essere una gioia per gli occhi.