Non c'è dubbio: per la vita sociale il periodo natalizio è il più straordinario dell'anno. Un lungo party che inizia a metà dicembre e termina all'Epifania. Quest'epoca festaiola ha, però, una controindicazione: insieme alle persone interessanti che incontrerai, ce ne saranno altre che non avresti voluto vedere.

«Può capitare sempre, ma in questi giorni è ancora più probabile. Abbiamo l'idea che a Natale occorra essere più disponibili verso gli altri: non ci sogneremmo mai di rifiutare un invito a una festa, anche se sappiamo già che faremo incontri "pericolosi"», spiega la psicoterapeuta Ivana Castoldi. Ma chi sono questi guastafeste e come gestirli? Vediamo.

Gli ex fidanzati

Nella classifica degli incontri scomodi stanno al primo posto. C'è quello che ti auguravi di non trovare mai più sulla tua strada (se non, magari, per metterlo sotto con l'auto!). E quello con cui sei rimasta blandamente in contatto e che, appena ti vede, riattiva la fotocellula da fidanzato geloso, scansionando ogni tuo movimento.

«Incontrare un uomo con cui abbiamo chiuso un rapporto può essere spiacevole perché risveglia in noi emozioni antiche. E ci ricorda periodi della vita che, giustamente, consideriamo parte del passato», dice la psicoterapeuta Ivana Castoldi.

«Quando l'ex fidanzato è invadente, poi, scatta un'altra emozione: la rabbia. Troviamo intollerabile che una persona insista a stare nella nostra vita contro la nostra volontà. Nessuno può arrogarsi questo diritto».

STRATEGIA DIFENSIVA

Se l'ex ti tampina chiedendoti conto della tua vita, affronta la questione di petto dicendogli, anche bruscamente, che non intendi passare la serata a discutere con lui. Poi rifugiati tra un gruppo di amici: difficilmente avrà voglia di infrangere la tua rete di protezione.

Se, invece, il tizio in questione è di quelli che non avresti voluto mai rivedere, salutalo civilmente, poi continua la tua serata. Potrebbe non essere facile, e proprio per questo ti diamo un suggerimento: se la presenza di un ex costituisce un ostacolo insormontabile alla tua serenità, prendi in considerazione la possibilità di andartene.

«Quando il disagio è forte, non c'è motivo che tu ti costringa a restare in un posto», consiglia Ludovica Scarpa, docente di Teorie e tecniche di comunicazione e trattativa all'Università di Venezia e autrice di La capra canta. Per vivere sempre sopra la panca (Ponte alle Grazie, € 15). «Inventa una scusa e vai via. La fuga non è sempre negativa, anzi a volte è l'unica soluzione. Non devi sentirti in colpa o debole per questa scelta, né farne una questione di orgoglio: non devi dimostrare niente a nessuno e l'unica cosa che conta è il tuo benessere».

I soliti redivivi

Sono quelli riapparsi nella tua vita grazie a Facebook: fidanzatini delle medie, compagni del liceo. Gente che, se era scomparsa, un motivo c' era... Ma loro non lo vedono. Così ti coinvolgono nell'operazione nostalgia (dal tuo punto di vista una terribile perdita di tempo). Oppure ti tempestano di domande personali (un'ingiustificata invasione della privacy).

STRATEGIA DIFENSIVA

«A volte è fondamentale cambiare la prospettiva dalla quale si guardano le cose. Se parti con un'idea negativa su una persona o una situazione, è ovvio che ne sarai infastidita», afferma Scarpa. «Per esempio: ti irrita il fatto che una vecchia conoscenza ti si appiccichi e inizi a parlarti del passato? Prova a pensare che, forse, sta semplicemente cercando di vincere il disagio di non conoscere nessun'altro alla festa. Oppure vuole mostrarsi socievole con te e con gli altri e si appiglia all'unico argomento che avete in comune: il passato. Riguardo alle domande personali, poi, potrebbero non avere lo scopo pettegolo che credi. Anzi: potrebbero essere il modo per darti spazio, piuttosto che sommergerti di notizie e informazioni sulla propria vita».

Cambiare punto di vista ti aiuterà non solo ad alleggerire la situazione, ma anche ad adottare il comportamento più adeguato. Tanto per cominciare, se dedichi qualche minuto ad ascoltare con un sorriso il tuo interlocutore (che forse sta facendo di tutto per mostrarsi socievole!) è probabile che questo lo soddisfi e tu possa sgattaiolare via senza temere di sembrare maleducata.

Un'altra mossa astuta è quella di presentarlo a qualcun'altro: lui sarà contento di conoscere una persona in più, tu sarai libera di salutarlo. Infine... potresti scoprire che ha delle cose interessanti da dire. Per verificarlo ti servono pochi minuti. Può valerne la pena, no?

L'amica in crisi

Nella migliore delle ipotesi ti assale mentre ti stai ancora sfilando il cappotto: vuole trascinarti verso il divano per raccontarti in dettaglio le sue ultime disavventure. Nella peggiore, esagera con i cocktail e ti tocca passare il resto della serata a controllare che non importuni gli ospiti e sia in grado di tornare a casa sulle proprie gambe... «Quando le persone che amiamo ci chiedono aiuto, anche se in maniera prepotente come in questo caso, ci sentiamo sottoposte a un ricatto morale: se ci sottraiamo, scattano i sensi di colpa», spiega Castoldi. «Se si è coinvolti emotivamente con qualcuno è difficile non tener conto delle loro aspettative».

STRATEGIA DIFENSIVA

Sottrarsi alla richiesta di aiuto costa fatica anche per un altro motivo: sapere di essere considerate delle "salvatrici" in fondo ci fa piacere. «Ma è una trappola nella quale è meglio non cadere, anche perché ha una controindicazione: se ci sentiamo costrette a fare qualcosa, oltre a rovinarci la serata, accumuliamo aggressività nei confronti della persona che ci costringe.

Aggressività che, prima o poi, viene fuori», sottolinea Castoldi. «Non è un caso che, spesso, a periodi di grande vicinanza tra due amiche ne seguano altri di allontanamento: a volte, senza rendercene conto usiamo una richiesta o un'offerta di aiuto come strumenti per manipolare l'altro. Il quale lo sente e si allontana».

Il modo migliore per non negarsi, alleggerendo però il proprio compito di salvatrice, è condividerlo con qualcuno. In questo modo, il messaggio che manderai sarà: "Non mi sottraggo al ruolo di amica, ma non mi occuperò di te da sola".

L'ideale è agire tempestivamente: appena ti accorgi che stai per essere monopolizzata (e, se l'amica in questione la conosci bene, ti ci vorrà un attimo!), coinvolgi nella conversazione, o chiama esplicitamente in aiuto, un'altra amica di entrambe. Come si dice: mal comune...

I colleghi curiosi

Non li frequenti mai fuori dall' ufficio: un po' perché non capita, un po' perché mescolare vita personale e professionale non ti sembra una grande idea. Per questo, quando incontri dei colleghi a una festa sei convinta che passeranno la serata a osservare le tue mosse per poi commentarle, lunedì mattina, con gli altri. E con il capo. «Ognuno di noi ha diversi "petali" di identità e, a seconda delle circostanze, sceglie quale far vedere. Sul lavoro mostriamo quello professionale, a una festa quello sociale. È naturale che tu sia un po' in ansia se incontri dei colleghi: vuoi proteggere la tua identità sociale perché hai paura che venga giudicata con i parametri di quella professionale. Ogni contesto, infatti, ha regole diverse», chiarisce la psicologa del lavoro Consuelo Casula.

STRATEGIA DIFENSIVA

Se in ufficio ci si aspetta da te un certo comportamento, lo stesso vale per le situazioni sociali. Portare un abito scollato, bere champagne ed essere un po' sopra le righe è normale a una festa. Forte di questa consapevolezza, non farti inibire dalla presenza dei colleghi.

«Se ti senti inadeguata e lo farai vedere, per loro sarà facile prenderti di mira con i pettegolezzi», specifica Casula. «Ma se ti farai vedere sicura e parlerai con loro di argomenti "da festa", senza allusioni all'ufficio (in modo da ribadire la separazione dei due contesti), probabilmente non ti dedicheranno più di una battuta.

Anche perché tu, il lunedì mattina sarai alla tua scrivania con il tuo impeccabile aplomb. Non lasciando alcun dubbio sul fatto che sei una donna molto social e molto professionale. Forse più di loro.

Bonus track: i parenti

Oltre a colleghi curiosi ed ex fidanzati, esiste un'altra categoria di persone che ti può rovinare le feste: i parenti. E covi il sogno di sparire dal 24 dicembre al 6 gennaio, ma non hai il coraggio di farlo. «Invece può essere un modo per riaffermare il controllo sulla tua vita», dice la psicoterapeuta Ivana Castoldi. «È come dire: "Non accetto la retorica del Natale per cui devo essere per forza disponibili". È facile essere vittima di manipolazioni, specie da parte della famiglia che organizza cene con tutto l'albero genealogico. Se il desiderio di andar via nasce dal voler riaffermare le tue decisioni, e non dal voler dimostrare qualcosa o ferire qualcuno, parti senza sensi di colpa».