Laura Boldrini ha scritto a Zuckerberg denunciando il troppo odio che dilaga su Facebook. Quello che però non dice in modo esplicito, sebbene lo lasci intendere, è che le prime vittime sono le donne. In una lettera ospitata dal quotidiano La Repubblica, infatti, la Presidente della Camera, che per diversi anni ha lavorato come portavoce dell'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu, si è rivolta al guru di Facebook a proposito dell'uso sempre più diffuso dei social come strumento di campagne denigratorie, offensive e lesive dei diritti delle persone.

Laura Boldrini nella sua lettera esordisce così:

"Signor Zuckerberg, come molti sono preoccupata per il dilagare dell'odio nel discorso pubblico. Fenomeno non generato certo dai social network, ma che in essi ha un veicolo di diffusione potenzialmente universale. Questo dev'essere quindi per tutti il tempo della responsabilità: tanto maggiore quanto più grande è il potere di cui si dispone. E il suo è notevole".

Quindi, passa a citare alcuni esempi di come in Italia l'odio e la discriminazione prolifichino sui social, Fb per primo, ai danni di vittime indifese, in assenza di un adeguato sistema di controllo. Anzi, Boldrini cita il caso di Arianna Drago, la ragazza che dopo aver denunciato l'esistenza di gruppi chiusi su Facebook che umiliano le donne, per tutta risposta si è vista oscurare il proprio profilo. La stessa Bordini era intervenuta in sua difesa e Fb aveva poi ammesso di aver agito "per errore".

Le conseguenze della diffusione virale di un contenuto sensibile, per giunta con chiare intenzioni denigratorie, possono essere devastanti. Come lo sono state per Tiziana Cantone: la gogna sociale cui è stata sottoposta a causa di un video privato divenuto pubblico contro la sua volontà, l'ha portata addirittura a togliersi la vita, e la Presidente della Camera nella sua lettera giustamente la ricorda.

All'uso improprio di foto e video, si aggiungono gli insulti veri e propri e le notizie fake costruite ad arte e condivise per fomentare l'odio. La stessa Laura Boldrini è spesso obiettivo di campagne diffamatorie sessiste sui social. E non è certo la sola politica. Quasi sempre nascosti dietro a un profilo fake, gli haters del web si scatenano impunemente riempiendo di ingiurie i profili social di sindache, deputate, senatrici, sindacaliste, ma anche imprenditrici, giornaliste, attrici…

Non è un caso che tutti questi esempi abbiano come vittime delle donne. Soprattutto figure vincenti: belle ragazze indipendenti, donne in carriera, politiche coraggiose, professioniste che amano il proprio lavoro. È come se nel nostro Paese esistessero due distinte realtà, una alla luce del sole e l'altra sotterranea, una reale, l'altra virtuale, ma non meno incisiva. Mentre in superficie il talento delle donne sembra guadagnare sempre più spazio e riconoscimento, sotto sotto cova un maschilismo arcaico, che proprio nel web ha trovato rifugio e nei social la valvola di sfogo ideale per esternare il proprio odio. Un odio che nasconde la paura di perdere la propria supremazia? Sembra incredibile, ma per qualcuno è così. Umiliare le donne, per costoro significa riportarle a una condizione di inferiorità.

Laura Boldrini nella sua lettera aperta a Mark Zuckerberg parla poi di ben 300 pagine Fb dai contenuti politici violenti, tuttora in funzione. E ricorda l'esistenza di un preciso codice di condotta istituito dalla commissione Ue contro "la diffusione dell'illecito incitamento all'odio in Europa", sottoscritto anche da Facebook nel maggio 2016:

"La prima verifica semestrale dice che risulta cancellato appena il 28% dei contenuti segnalati come discriminatori o razzisti. Una media che si ricava dal 50% di Germania e Francia e dal misero 4% italiano. Mi domando se questo dato allarmante lo dobbiamo anche all'assenza di un ufficio operativo di Facebook in Italia".

Ma è davvero "colpa" di Facebook e, dunque, di Mark Zuckerberg, se nel nostro Paese i social, invece di aiutarci a trovare nuovi "amici", rischiano di diventare il regno degli haters e, in particolare, degli uomini che odiano le donne? O non sarà, piuttosto, il riflesso della nostra società un po' ipocrita? In altre parole, forse Facebook non è altro che lo specchio virtuale che ci permette di vedere atteggiamenti mentali che avremmo preferito credere superati da tempo, e che invece purtroppo sono tuttora diffusi.

Nel frattempo, cosa dice Facebook Italia di tutto questo? Noi glielo abbiamo chiesto. Ed ecco cosa ci ha risposto un suo portavoce:

"La sicurezza della nostra community è per noi una massima priorità. Facebook non è un posto per la diffusione di discorsi di odio, di razzismo o di appelli alla violenza. Tutti i contenuti che ci vengono segnalati vengono rivisti accuratamente da un team di esperti 24 h su 24 in tutto il mondo. Imparando dagli esperti, continuiamo a perfezionare il modo in cui implementiamo le nostre policy per far sì che la nostra community possa essere al sicuro, soprattutto per le persone che sono più vulnerabili o sotto attacco".

Facebook dichiara poi di collaborare attivamente con diversi organi di controllo italiani:

"Lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner come UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ndr) e le autorità locali come la Polizia Postale italiana, per continuare a migliorare il nostro modo di lavorare.
La collaborazione con le istituzioni, come ad esempio il Ministero dell'Istruzione e il Ministero della Giustizia, è per noi fondamentale nel contrasto al cyberbullismo, fronte sul quale lavoriamo a stretto contatto anche con autorità e associazioni come Telefono Azzurro e Save the Children. Aziende, politici, o società civile non possono ottenere risultati se non attraverso una continua collaborazione".

Quanto all'appello della Presidente Boldrini, il portavoce di Facebook sembra averlo accolto:

"Siamo soddisfatti del nostro continuo dialogo con la Presidente Boldrini. Tutte le sue proposte ono per noi meritevoli della massima attenzione e, per questo, non solo prese in considerazione, ma trasmesse ai massimi livelli aziendali".

In attesa di un intervento di Mark Zuckerberg in persona, però, forse sarebbe meglio risponderci da sole. Dando il nostro appoggio a Laura Boldrini, una politica sempre in prima linea contro le discriminazioni. Bloccando gli odiatori sui social e nella vita vera, con ogni mezzo a disposizione. Denunciando alla Polizia Postale. Facendo network tra di noi. Solidarizzando con le vittime di cyberbullismo e facendo il vuoto intorno ai cyberbulli. Ma anche rifiutando apertamente tutti quei preconcetti contro le donne di successo («Chissà a chi l'ha data…»), che emergono come battute innocenti, mentre invece non fanno altro che dare credibilità a chi continua a denigrare le donne.

Segui Adelaide su Twitter