Quanti errori ho fatto prima di diventare direttore di Cosmopolitan? Tanti. E molti altri ne farò in futuro. Ma sono convinta che sia meglio agire e sbagliare che temporeggiare nell'indecisione. In un mensile di moda in cui ho lavorato in passato, avevo la totale fiducia sull'ultimo controllo degli strilli e dei contenuti della copertina: la responsabilità finale era mia. 

Verificavo nel dettaglio che non ci fossero ripetizioni nelle parole, che gli elementi fossero in armonia. Un giorno, all'arrivo delle prime copie del numero nuovo in redazione, ho avvertito un disagio organico: perché c'è una chimica dell'errore, qualcosa di inafferrabile che esprime allarme e ti rosicchia dentro come un Pacman. Il giornale sembrava perfetto. Invece eccola, una svista così gigante da risultare invisibile: nella data, l'anno era sbagliato. Ormai era stampato, nessuna opzione di salvezza. Ho respirato a fondo e l'ho detto al boss, iniziando la frase con: «Mi costituisco, è colpa mia». 

Com'è andata a finire? Non ho perso il posto di lavoro né sono stata retrocessa. Anzi. Mi sono sentita dire: «Può succedere. Non se ne accorgerà nessuno, tranquilla». Una grande lezione di stile, non trovi? Se lavori bene e hai già conquistato la stima del capo e dei colleghi, nessuno cambierà idea su di te al primo passo falso. Sii autentica, ammetti di aver preso una cantonata: cadere serve a rialzarsi diversi e migliori. Ed è vero anche che nei processi creativi «ci vogliono almeno 100mila disegni sbagliati prima di farne uno giusto» come diceva Chuck Jones, il mitico animatore di Looney Tunes. 

Ma è importante distinguere le due anime dell'imperfezione. Cadere in fallo quando ci si è già conquistati la fiducia allena a prevenire ulteriori scivolate; commettere un errore quando stai cercando un lavoro può essere un autosabotaggio.

Investi su di te! «Il più grande sbaglio nella vita è quello di avere paura di sbagliare».

Ricevo una media di 70-80 richieste di collaborazione alla settimana. Fino a qualche mese fa, le archiviavo tutte. Ora non più: il server di posta scoppia, quindi dopo averle lette sono costretta a selezionare. E cestino quelle che contengono errori, per me, definitivi. Ti faccio un esempio concreto. La maggior parte inizia con: "Adoro Cosmopolitan, mi piacerebbe tanto lavorare per voi". E a volte continua con: "Ho delle proposte interessanti per il vostro settimanale". Prego? Cosmo è un mensile! O ancora: "Il vostro giornale è bellissimo ma manca una rubrica di ecologia, pensavo di occuparmene io". E poi ci sono mail, rare ma ci sono, che partono con: "Cara Enrica, lei è il mio direttore preferito!". In quei momenti, dato che mi chiamo Francesca, mi sento come se mio marito sbagliasse il mio nome mentre facciamo l'amore.