Squilla il telefono e una voce ti dice: «Ho un lavoro per lei. Sto parlando di un posto da 100mila euro l'anno!». E poi ti svegli. Già, perché essere contattata da un recruiter o cacciatore di teste (headhunter) che tra tanti ha scelto proprio te per un lavoro da sogno è un... sogno. Ma succede, e più spesso di quanto credi, perché oggi i social hanno reso la ricerca di talenti più facile. Secondo uno studio globale del 2016, il 97% dei selezionatori usa LinkedIn per individuare candidati. I numeri italiani sono più bassi (73%), ma in salita: il network ha appena festeggiato i 10 milioni di iscritti con Milano quinta area più connessa al mondo (non hai ancora un profilo? Aprine subito uno prima di continuare a leggere!). E se sei donna le chance di essere notata aumentano del 10% rispetto agli uomini: lo dicono le statistiche. Cosmo ha chiesto ai migliori recruiter come farti trovare a colpo sicuro.

Cura il tuo network

Il primo modo di attirare l'attenzione di un recruiter è essere segnalata da qualcuno che fa parte della tua rete. «Passo un sacco di tempo con professionisti del settore e quando si parla di addetti ai lavori in gamba sento fare sempre gli stessi nomi: la reputazione precede le persone», dice Mohammed Mirza, ad di Luxury Recruit, società con sede a Londra che scova candidati per marchi come Chanel e Ralph Lauren. A contare, però, non sono solo le referenze del tuo capo. «Per me sono ugualmente importanti le opinioni di chi ha ruoli e responsabilità minori», aggiunge Mirza. Proprio così: lo stagista che porta i caffè potrebbe contare più di quanto pensi...

LA STRATEGIA GIUSTA. Hai cambiato azienda o ufficio? Fai in modo che i tuoi ex colleghi si ricordino di te e conservino un'ottima impressione di come lavori. Gli esperti consigliano di mandare una mail o fare una telefonata ogni 6-12 mesi. «Le segnalazioni spontanee aggiungono credibilità», osserva Neil Smith, founder dell'agenzia di recruiting Uk Robert Lindsay Associates, ed esperto nella ricerca di top manager nel settore dello spettacolo. «Ogni volta che concludo un incarico per un cliente, gli chiedo delle referenze». Fallo anche tu. Puoi inserire le citazioni sul tuo sito o sul profilo LinkedIn (vai sulla pagina di uno dei tuoi contatti, clicca sui puntini vicino alla foto e scegli "Richiedi una segnalazione"). Anche sostenere gli altri può servirti a farti notare. «È come una ragnatela: inizio a guardare il profilo di qualcuno, poi controllo chi ha confermato le sue competenze», dice Smith.

Diventa più visibile

«È importante farsi un nome nel settore. Ma lo è anche farsi trovare dai recruiter su Google», osserva Smith. «Quindi, renditi visibile online, perché se non vai a nessun evento, non mandi tweet, non sei su LinkedIn e non hai un blog, nessuno saprà mai chi sei».

LA STRATEGIA GIUSTA. «Vai dal responsabile comunicazione dell'azienda per cui lavori (o dalla persona che svolge questa funzione) e offriti volontaria per fornire informazioni alla stampa oppure intervenire come oratrice a uno dei prossimi meeting in programma», consiglia il founder. La cosa ti intimidisce? «Non si tratta certo di prendere la parola al G8: ogni anno vengono organizzati diversi eventi aziendali e ci sono tantissime occasioni per parlare e mettere in mostra le proprie qualità». Se la tua azienda non ti offre questo tipo di opportunità, creala tu. «Di recente, ho avuto l'incarico di cercare un global social media director per un brand della cosmesi. Ho dunque contattato alcune persone che si erano fatte notare grazie ai progetti che avevano ideato. Una di loro gestisce un blog e, soprattutto, ha condotto alcune campagne sui social che hanno raggiunto centinaia di migliaia di contatti. Per un ruolo come quello, contare su numeri come questi è indispensabile, e lei è riuscita a farli da sola!», spiega Sophie Bryce, consulente dell'agenzia britannica di selezione del personale Better Placed Ltd (tra i suoi clienti: Samsung Uk, banca HSBC).

Sii specifica

Se ancora non ti fosse abbastanza chiaro quanto sia strategico LinkedIn, sappi che Penny Lawrence, vice ad della sezione Uk di Oxfam, confederazione internazionale di ong, nonché responsabile del programma di recruiting interno "people talent", l'ultima assunzione l'ha fatta tramite il social professionale. «A colpirmi sono gli obiettivi raggiunti misurabili. Leggere che una persona si è occupata di raccolta fondi è interessante, ma il profilo che funziona davvero è quello che fa esempi specifici tipo: "Nel giro di 18 mesi ho triplicato i ricavi della mia azienda".

LA STRATEGIA GIUSTA. «Tutte le persone che vengono contattate dagli headhunter hanno un tratto in comune: dall'iter professionale emerge chiaramente che la loro carriera è in crescita. Alcune aziende, per esempio, hanno idee precise sulla tempistica degli scatti di ruolo e sulla massima permanenza in una determinata posizione», osserva Bryce. «Nella tua presentazione su LinkedIn, fai un elenco dei tuoi successi professionali indicando sempre l'anno. Per esempio: "Promossa da X a Y (gennaio 2016), conseguito profitti per un totale di XX euro (maggio 2016)". In questo modo, anche se finora hai sempre fatto lo stesso lavoro, riesci comunque a dare un'idea di quanto la tua carriera stia progredendo.

Agisci con calma

Spesso gli headhunter ti contattano con una mail o un messaggio su LinkedIn. «Mai rispondere subito», avverte Neil Smith. «Il recruiter si chiederebbe perché hai risposto così in fretta: magari sei in una situazione di bisogno e stazioni alla scrivania senza far niente. E sì, gli daresti l'idea di essere disperata». In pratica, devi seguire le stesse regole del dating.

LA STRATEGIA GIUSTA

Rispondi più o meno 48 ore dopo: così non rischi nemmeno di sembrare disinteressata. «Se non mi arriva una risposta entro due giorni, reputo che la persona non sia in ogni caso abbastanza motivata. E dato che non voglio proporre candidati che potrebbero cambiare idea durante il processo di selezione, la escludo dalla mia lista», spiega Lauren Druce, partner dell'agenzia Uk di selezione Cedar (tra i suoi clienti c'è anche il brand Jimmy Choo).

Fai il coffee test

Se hai mandato il tuo cv e il selezionatore è incuriosito, il prossimo passo sarà una chiacchierata informale davanti a un caffè in modo che l'headhunter possa decidere se proporti al suo cliente. «So già che la persona che ho davanti sa fare il suo lavoro, ora devo capire chi è a livello personale. Per esempio, è in grado di sostenere una conversazione? Per capirlo, la invito a fare due chiacchiere informali, come se fossimo davanti a una birra», dice Smith. Questo non vuol dire che devi ordinare davvero una media al bar quando ti ritroverai faccia a faccia con un headhunter. Meglio un caffè!

LA STRATEGIA GIUSTA. Attenta allo stress: a volte, la preoccupazione di far colpo porta a scordare le regole del proprio settore. «Nel mondo dello spettacolo, di solito ci si veste casual. Perciò, se un candidato arrivasse in giacca e cravatta o, in caso di donne, esibisse un look "ingessato" da cerimonia, mi chiederei il perché», osserva Smith. Viceversa, se lavori nella finanza o in ambito legale, il tailleur è d'obbligo.

Impara a essere sgamata

«Alcuni si definiscono headhunter anche se non hanno ricevuto nessun incarico di selezionare un profilo specifico per una posizione in un'azienda. Magari hanno visto semplicemente un annuncio online e vogliono specularci sopra facendo da intermediari», avvisa Lauren Druce. «Quindi, fai attenzione e informati bene. Ci sono stati casi di persone che hanno mandato il cv a un sedicente headhunter per poi scoprire che l'azienda che cercava era quella dove lavoravano».

LA STRATEGIA GIUSTA. «Chiedi al recruiter che ti ha contattato se ha ricevuto l'incarico direttamente dal cliente e se ha un contratto di collaborazione in esclusiva oppure ci sono altre agenzie di selezione coinvolte», suggerisce Druce. In questo modo, potrai valutare quante reali possibilità ci sono che ti possa procurare davvero un lavoro. Inoltre, sarai anche in grado di capire se è il tipo di persona cui affideresti il tuo cv. «Se il cacciatore di teste ha un rapporto di fiducia con il proprio cliente, non dovrebbe avere alcuna difficoltà a parlarti a lungo dell'azienda in questione e del ruolo per il quale sta cercando un candidato», aggiunge Bryce. Questo non vuol dire che devi per forza escludere chi è alla ricerca di provvigioni. «Ma meglio essere chiari, anche perché c'è il rischio che un recruiter di questo tipo invii il tuo cv ovunque, facendoti apparire alla disperata ricerca di un posto. Per evitarlo, digli che vuoi essere consultata prima di ogni invio di curriculum», conclude l'esperta.