Ogni volta che sale sul podio scatta una scintilla, e non è solo merito della sua bacchetta "magica". Speranza Scappucci, 42 anni, nata a Roma, ma di casa a Vienna e New York, una cascata di riccioli d'oro e un vulcano di energia, è tra i direttori d'orchestra più talentuosi al mondo. Non solo, è una delle poche donne a fare questo mestiere ai massimi livelli. Il 3 novembre 2016, poi, grazie a lei resterà una giornata storica: Speranza Scappucci, infatti, in questa data ha diretto la Cenerentola di Rossini all'Opera di Vienna, prima italiana a salire sul prestigioso podio, dopo quindici anni. Prima di lei, infatti, il tempio della musica ha accolto solo altri tre direttori d'orchestra donne, Simone Young nel 1993, Keri-Lynn Wilson nel 2000 e Julia Jones nel 2001. E il 18 gennaio sarà all'Opera di Roma con Così fan tutte. Attivissima sui social, solare e vulcanica - oltre a dirigere l'orchestra, nei recitativi lirici suona il piano -, Speranza non è solo brava, è anche carismatica e sexy. Conduce l'orchestra con una grinta straordinaria e un paio di comode calzature, ma a fine spettacolo torna sul palco per accogliere gli applausi indossando sempre un paio di scarpe col tacco alto, preferibilmente rosse. È la sua "firma". Una firma che sembra ricordare che in un mondo tradizionalmente maschile oggi è venuto il momento di dare più spazio anche al talento delle donne. Eppure, Speranza Scappucci si è conquistata il podio quasi per caso. Qui ti rivela le mosse che l'hanno portata dritta al successo.

1. Dirigere non era il mio obiettivo

«In realtà, ho studiato piano da quando avevo 5 anni. È stato un caso, a prendere lezioni era mia sorella, ma la maestra si è accorta che ero portata. Ho fatto il Conservatorio di S. Cecilia e la vita 
mi ha indirizzata verso la musica operistica. 
Per anni sono stata maestro collaboratore 
(il pianista che accompagna 
il cantante lirico nelle esercitazioni), e poi portavoce del direttore d'orchestra, una sorta di suo aiutante (anche per Riccardo Muti)».

2. Avere coraggio 
ti ripaga sempre

«La mia sfida più grande è stata volare a 19 anni a New York per un'audizione alla Juilliard School, quella di Fame. Eravamo in 500 pianisti per 15 posti. Mi hanno preso e la mia vita è cambiata!».

3. Uomo o donna, è il carisma che conta

«Nella musica non c'è differenza tra uomini e donne, ma tra un artista bravo e uno impreparato. Se oggi dirigo grandi orchestre è perché ho studiato tanto e ho trovato chi ha creduto in me. Dirigere non è comandare: è dimostrare di conoscere la musica. È un mix di competenza, carisma, bel gesto, sangue freddo (mai perdere il controllo, nemmeno se ti cade la bacchetta!)».

4. Tutte abbiamo un treno da prendere al volo 

«Il punto di svolta per me è arrivato nel 2012 con la telefonata di una donna, il capo del dipartimento di Musica dell'Università di Yale. Cercava un direttore per Così fan tutte e qualcuno le aveva detto che la conoscevo bene. Mi ha chiesto: "Te la senti?". Mi sono buttata».

5. Ci vuole anche un po' di fortuna

«Sì, sono un pizzico scaramantica: ai concerti ho sempre un rosario in tasca. Del resto, i miei mantra sono: "Talent meets opportunity" e... "Ho Speranza!".

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