Sei una foodie con il piglio dell'imprenditrice e l'idea di fare un lavoro "nomade", sempre in movimento ti stuzzica? Metterti al volante (o al manubrio) di un food truck potrebbe essere la svolta. Prima però ci sono alcune cose che devi sapere prima di imbarcarti nell'impresa: quanto si guadagna? Che investimento ci vuole? Serve la patente o qualche permesso speciale? 

Abbiamo girato queste domande a Maurizio Cimmino, fondatore e direttore di To Business Agency, che ha portato il format dell'evento street food in Italia.

Che documentazioni servono per aprire e guidare un food truck?

«Per diventare foodtrucker è necessario, innanzitutto, ottenere una licenza di vendita e una per la somministrazione del cibo. Per quanto riguarda il veicolo è necessario ottenere l'agibilità al trasporto a cucina, facendo un cambio di destinazione.» spiega l'esperto.

Bisogna avere la patente di guida?

«Sì, a seconda del mezzo serve la patente: B per i mezzi più piccoli come l'apecar, C per i camion e per i rimorchi. Spesso le api vengono trasportate con un mezzo a rimorchio da un evento all'altro». Ma a guidare non necessariamente devi essere tu.

Esiste un'associazione di categoria che tutela i Food Trucker?

«No, al momento non esistono veri e propri sindacati o associazioni di Food Trucker a cui chiedere un consiglio o un supporto. Molti operatori di street food si mettono insieme creando, per esempio, dei gruppi di acquisto per la merce. Sicuramente parlare con qualcuno di loro può essere utile per avere suggerimenti pratici. Anche noi di To Business, all'occorrenza, possiamo essere da supporto per i giovani che vogliono lanciarsi in questa avventura.»

Quanto può costare la personalizzazione di un'ape o un camioncino?

«È difficile quantificare una spesa, dipende da molte variabili. Diciamo che, compreso l'acquisto del mezzo, devi stimare una spesa tra i 17 mila euro per un'ape e i 50 mila euro per un camioncino. Il prezzo varia in base alle dimensioni del mezzo e alla personalizzazione estetica e tecnica, per aggiungere per esempio piastre, friggitrici, etc. 

Quali sono le prospettive di guadagno? 

«Dipende da molte variabili. Prima di partire è necessario ipotizzare un business plan, cercando di comprendere i proprio obiettivi di medio e lungo periodo, in modo da investire in un modo oculato. Bisogna valutare i possibili costi e i possibili ricavi che possono derivare dall'attività. Se non si è mai affrontata prima un'attività in proprio, potrebbe essere utile affidarsi a un consulente del lavoro o comunque chiedere consiglio a qualcuno già inserito in questo mondo. Meglio procedere un passo alla volta, senza farsi prendere dalla voglia di guadagnare tanto subito, ma neanche dallo sconforto se le cose all'inizio non vanno come si vorrebbe. Bisogna avere pazienza, passione e del sano spirito imprenditoriale.»

Pro e contro di questa attività?

«Personalmente ritengo quello dello street fooder un lavoro magnifico, che permette di esprimere la propria creatività e offre l'occasione di essere in continuo contatto con le persone. Ma è anche un'attività molto impegnativa e stancante, che spesso richiede continui spostamenti, anche da una città all'altra.»

Un consiglio da addetto ai lavori?

«Quello di non fare il passo più lungo della gamba. Il mondo dello street food sta crescendo sempre di più e la concorrenza è sempre più numerosa e agguerrita, quindi la possibilità di emergere inevitabilmente diminuisce. Chi si approccia per la prima volta al mercato deve puntare innanzitutto sulla qualità e sull'originalità nella proposta gastronomica, magari partendo dalle cose che si sanno fare meglio. Ad esempio puntando sulle specialità tradizionali della propria terra. Voler fare tante cose insieme è un errore che si rischia di pagare caro. Bisogna specializzarsi in un preciso prodotto e investire, almeno inizialmente, tutto su quello.»

Leggi anche: